Cantari cavallereschi: significato e caratteristiche

Cosa sono i cantari cavallereschi e quali sono le loro caratteristiche: riassunto e spiegazione breve dei cantori e del poema cavalleresco

Cantari cavallereschi: significato e caratteristiche
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CANTARI CAVALLERESCHI

Cosa sono e come si riconoscono i cantari cavallereschi?
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Nei primi decenni de Quattrocento, quando la letteratura colta in volgare tace, nelle piazze prosegue l’attività dei canterini.

Con il termine cantari si indicano quei componimenti in rima prodotti dai giullari, o canterini, e diffusi essenzialmente tramite recite nelle piazze e quindi per via orale talora con accompagnamento musicale. I canterini sono per lo più personaggi di modesta cultura e i loro prodotti sono quasi sempre di modesta elaborazione formale, mentre il destinatario è un pubblico popolare che si doveva avvincere, sorprendere, divertire. Si privilegiavano, pertanto, l’intreccio e le peripezie sulla caratterizzazione dei personaggi, le avventure eccezionali, le atmosfere meravigliose e fiabesche, il gusto dell’iperbole.

CANTARI CAVALLERESCHI: TEMI

Gli argomenti sono i più svariati: in particolare la ripresa delle materie carolingia e bretone e la loro contaminazione, già avviata nel corso del Trecento e del primo Quattrocento, quando nelle vicende dei paladini di re Carlo si innestano i temi del viaggio in terre esotiche, dell’avventura ricercata per se stesso, dell’innamoramento, quando cioè nella tradizione essenzialmente epico-religiosa della materia carolingia si innestano gli argomenti, le atmosfere e lo spirito avventuroso e profano del ciclo bretone.

Questi cantari, coordinati spesso in cicli, venivano recitati in giornate successive al pubblico che si ripresentava al banco dei canterini in ore stabilite. Si venivano così ad intessere avventure più articolate e complesse, più ricche di peripezie e colpi di scena.

Questa produzione semipopolare non mancò di far sentire il proprio influsso sulla nascita del poema cavalleresco colto e con intenti d’arte che si registra nella seconda metà del Quattrocento: le opere del Pulci e del Boiardo prima e dell’Ariosto poi. Ma quali elementi caratterizzano il poema cavalleresco rispetto ai cantari cavallereschi?

Innanzitutto il mutamento di produttori, di destinatari, e di forme: è indubbio che i produttori abbiano maggiore cultura; l’ambiente socialmente elevato, borghese e più ancora cortigiano, fornisce poi i destinatari principali; l’opera infine è composta subito per iscritto ed è destinata alla stampa. C’è dunque un salto di qualità dovuto soprattutto ad una maggiore cura e controllo formale.

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CANTARI: PROTAGONISTI

Scendendo ora ad esaminare più in dettaglio le due maggiori opere quattrocentesche che seguono la nascita del poema cavalleresco, bisogna fare delle distinzioni perché il Morgante del Pulci e l’Orlando innamorato del Boiardo costituiscono due esiti diversi di un medesimo processo.

A dirla sinteticamente,l’Orlando innamorato è l’esito scritto del processo di assunzione dell’epica medievale e della tradizione canterina nella cultura umanistico-rinascimentale, mentre il Morgante ne rappresenta l’esito comico. L’Orlando innamorato nasce in un contesto cortigiano e marcatamente signorile (la corte degli Estensi a Ferrara), il Morgante nella città che più manteneva desta la tradizione comunale,pur nell’egemonia medicea (Firenze); il primo è caratterizzato da una sia pur volga  nostalgia del mondo cavalleresco medievale idealizzato alla luce delle aspettative e dei valori dei destinatari Estensi (il Boiardo stesso è un feudatario) e privilegia i sentimenti e le passioni nobilmente intese, i tradizionali valori di gentilezza, coraggio, cortesia e lealtà; il secondo è invece  la parodia  di quel mondo e di quei valori, accentua il gesto e l’azione nei loro aspetti materiali (lo schiaffo, il pugno, il cibo, il bere, ecc.

); il primo affonda le radici nell’epica francese e nella tradizione canterina depurata e nobilitata, il secondo innesta nella tradizione canterina l’esperienza comico-gioiosa principalmente toscana.

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