Candido di Voltaire: analisi
Candido di Voltaire: analisi dell'opera in cui il filosofo critica la società del XVIII secolo, degli stili e delle tecniche utilizzate dal grande filosofo francese
Indice
Candido di Voltaire
Candido, uno dei capolavori più noti e apprezzati di Voltaire, rappresenta un'opera che ha attraversato i secoli mantenendo intatta la sua forza e la sua attualità. Pubblicato per la prima volta nel 1759, questo romanzo filosofico offre una critica acuta e pungente alla società e al pensiero dell'epoca, attraverso la storia del giovane Candido che, ingenuo e ottimista, si trova a vivere avventure straordinarie e dolorose in un mondo pieno di ingiustizie, violenza e intolleranza. In questo articolo, approfondiremo i temi principali di Candido, la sua importanza nella letteratura e nella storia della filosofia e la sua attualità per la nostra società contemporanea.
Riassunto
Candido è un giovane dal carattere mite e semplice, che trascorre la sua vita nel castello di Thunder-ten-tronckl, in una provincia tedesca. Qui, sotto la guida del suo precettore Pangloss, Candido si dedica allo studio e all'apprendimento, finché non si innamora della figlia del barone. Questo amore proibito segna l'inizio della sua avventura, che lo porterà a vivere un'esperienza di vita totalmente diversa da quella tranquilla che aveva conosciuto fino a quel momento. Dopo essere stato scoperto a baciare Cunegonda, Candido viene cacciato dal castello e arruolato nell'esercito dei bulgari, impegnati in una guerra contro gli Avari. In seguito a una serie di avvenimenti, Candido si ritrova a fuggire in Olanda, dove incontra un gentile anabattista che gli offre lavoro e ospitalità. Tuttavia, la sua vita continuerà ad essere segnata da eventi tragici e imprevedibili, come la tempesta che colpisce il vascello su cui sta viaggiando in compagnia del buon anabattista.
Candido e Pangloss sopravvivono al naufragio e raggiungono la terraferma, ma vengono subito colpiti da un altro disastro naturale: un terremoto distrugge tutto ciò che li circonda. Nonostante la situazione disperata, Pangloss continua a sostenere che questo è il miglior mondo possibile, ma viene interrotto da un ufficiale dell'Inquisizione che non è d'accordo con la sua visione del mondo, poiché essa non contempla il peccato originale. Pangloss viene quindi impiccato e Candido frustato. Successivamente, Candido incontra una vecchia che lo conduce in una casa di campagna dove ritrova Cunegonda, la figlia del barone di cui era innamorato, ma che era stata vittima di violenza e venduta a un banchiere ebreo di nome Don Isaccar. Candido e Cunegonda sono finalmente riuniti, ma il loro felice momento viene interrotto dall'arrivo di Don Isaccar, che assale Candido.
Tuttavia, Candido riesce a ucciderlo e poi fa lo stesso con l'Inquisitore che lo raggiunge poco dopo. Candido, Cunegonda e la vecchia fuggono a cavallo, ma vengono derubati lungo la strada. In seguito, Candido viene arruolato come capitano nell'esercito che si sta preparando ad affrontare i Gesuiti del Paraguay, e insieme a Cacambo, il suo nuovo compagno di avventura, giunge a Buenos Aires. Qui, Candido cerca di riunirsi con Cunegonda, ma viene costretto a fuggire quando arriva una nave dell'Inquisizione. Candido e Cacambo si dirigono quindi verso i Gesuiti del Paraguay, dove Candido scopre che il padre comandante è in realtà il fratello di Cunegonda.
Tuttavia, quando Candido annuncia la sua intenzione di sposare la sorella, il fratello lo attacca e viene ucciso da Candido. Cacambo e Candido continuano a fuggire, ma vengono catturati dagli Orecchioni, una tribù che li vuole mangiare perché li crede Gesuiti.
Tuttavia, Cacambo riesce a convincerli del contrario e i due vengono liberati. Dopo molte avventure, Candido e Cacambo giungono in un paese circondato da montagne inaccessibili, El Dorado, dove tutto è perfetto. Ma Candido decide di partire per tornare nel suo mondo e ritrovare Cunegonda. Una volta raggiunta Venezia, Candido parte alla ricerca della sua amata, ma lungo il percorso incontra molti ostacoli e inganni. Alla fine Candido capisce che la felicità non consiste nel cercare disperatamente cose che non può avere, ma nel fare del proprio meglio e coltivare il proprio orto, come fa un buon vecchio che incontra lungo il percorso.
Analisi
Candido ha una struttura semplice. Nel primo capitolo vengono presentati i personaggi principali: Candido, Pangloss e Cunegonda; sono annunciati anche i due temi del racconto: il tema filosofico e quello amoroso. C’è una situazione iniziale di felicità e innocenza, dove il mediocre castello della provincia tedesca viene visto come il migliore dei mondi possibile. Poi subentra la colpa e quindi la cacciata. Il viaggio si divide in tre parti: la fuga, l’intermezzo felice nella città perfetta (Eldorado) e la ricerca della donna amata, con acquisto di esperienza e saggezza. La fine del racconto si può dire lieta: vi è la riunificazione dei due amanti e, anche se inizialmente mancano amore e serenità, finalmente, grazie ad un aiuto esterno, vengono ottenute anche queste. Per quanto riguarda il tema amoroso vi sono elementi di originalità: l’amante, separato dall’oggetto del desiderio, supera mille ostacoli e alla fine si ricongiunge con la donna, ma in questo racconto la riunificazione non procura la gioia che ci si aspetta, costituisce invece una sorta di obbligo da parte di Candido di sposare Cunegonda, pur controvoglia.
Il viaggio di Candido, oltre ad essere un susseguirsi di avventure è anche un cammino filosofico. Il protagonista inizialmente, seguendo il pensiero di Pangloss, aveva una visione ottimistica del mondo, ma le situazioni negative che gli si presentano lo inducono ad avere qualche perplessità. Alla fine della vicenda ha conclusione anche la sua maturazione, in quanto finalmente Candido capisce qual è la sua strada. Con questo racconto Voltaire vuole mettere in luce la comicità che può suscitare l’ottimismo metafisico se posto accanto alle disavventure, a volte terribili, che possono capitare; la conclusione a cui arriva Candido è anche il pensiero che l’autore vuole esprimere con la sua opera. Questo mondo non è né il triste esilio dei pessimisti, né il “migliore dei mondi possibile”: è semplicemente un mondo che può essere migliorato, se l’uomo decide di usare la ragione e le mani. E’ inutile quindi, sia maledire la vita che tendere ad un paradiso ultraterreno: bisogna “coltivare il proprio orto”, cioè accettare il proprio destino e i propri limiti e darsi da fare senza ricercare risposte che non si possono trovare.
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