Campi di concentramento e di sterminio: storia e caratteristiche
Indice
- Campi di concentramento e sterminio: cosa sono
- I campi di concentramento, strutture fuori dalle autorità
- Chi erano i prigionieri dei campi di sterminio?
- Campi di concentramento e lavori forzati
- Campi di sterminio
- Dalla deportazione alla soluzione finale
- Gli esperimenti di Josef Mengele
- Il pugile che sopravvisse ad Auschwitz
- I sopravvissuti dei campi di sterminio
- Concetti chiave
1Campi di concentramento e sterminio: cosa sono
Durante la Seconda guerra mondiale le autorità della Germania nazista diedero vita a una serie di strutture, i campi di concentramento, dedicate alla detenzione e al confinamento di tutti coloro che il regime considerava nemici razziali, ideologici o politici del popolo tedesco. I campi di concentramento - anche conosciuti come campi di sterminio o di deportazione - erano luoghi in cui le persone venivano incarcerate senza il bisogno di osservare le consuete norme di arresto e di custodia. Poteva trattarsi di campi di lavoro, campi per prigionieri di guerra, campi di transito dove venivano raccolti prigionieri in attesa di essere spostati. Alcuni di questi campi di concentramento, o alcune parti, vennero convertiti in campi di sterminio, cioè dotati delle strutture necessarie per uccidere i prigionieri in modo sistematico e massificato.
Già dal 1934 Heinrich Himmler, capo delle SS, istituisce l’Ispettorato Campi di Concentramento (IKL), un’entità amministrativa incaricata di gestire i campi dove erano detenuti prigionieri soggetti alla ‘custodia protettiva’, o Schutzhaft: in pratica un fermo di polizia privo di limiti di tempo, e non soggetto al controllo della legge. A capo dell’IKL viene nominato Theodor Eicke, già comandante del campo di concentramento Dachau: sotto di lui, e sotto il suo successore Richard Glücks (1939-1945), la rete dei lager sarà razionalizzata e centralizzata. L’IKL si evolve con le stesse SS, ed il progetto di Himmler punta a rendere il lavoro dei prigionieri dei lager un supporto sempre più efficace e funzionale per i pesanti sforzi bellici del governo tedesco. L’IKL era l’unico responsabile dei prigionieri dei campi di concentramento dal momento in cui venivano internati fino alla loro morte o al loro rilascio.
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I campi di concentramento erano gestiti e sorvegliati da alcuni reparti speciali delle SS, le cosiddette “Unità testa di morto” (SS-Totenkopfverbände, abbreviato in SS-TV), il cui tetro simbolo corrispondeva in pieno alla spietatezza che li avrebbe resi famosi. La responsabilità degli arresti, dei rilasci, delle esecuzioni e di altri provvedimenti disciplinari era invece della SIPO, la polizia di sicurezza che aveva lo scopo di garantire la sicurezza politica e criminale del reich, e che rispondeva direttamente ad Heinrich Himmler. La SIPO era una direzione centralizzata delle tre principali forze di polizia del Reich:
- la Gestapo, polizia segreta di stato che si occupava di ‘crimini politici’
- Il Servizio di Sicurezza delle SS (SD), che dal 1938 diventa il principale servizio segreto di stato
- la normale polizia criminale del Reich (Kripo), che si occupava dei crimini non politici.
2I campi di concentramento, strutture fuori dalle autorità
La responsabilità della vita dei prigionieri nei campi di sterminio era interamente nelle mani dell’IKL, o ispettorato dei campi di concentramento. I comandanti dei campi ed i reparti speciali delle SS gestivano i campi in modo tale da provocare la morte ‘non ufficiale’ dei prigionieri, spesso puramente intenzionale. Queste morti venivano comunicate alla SIPO, che generalmente le classificava come suicidi, morti accidentali, o omicidi giustificati di prigionieri che avevano tentato la fuga, aggredito le guardie, incitato rivolte o sabotato i lager. Altre volte questi omicidi venivano classificati come morti per malattia.
Tutto questo era possibile anche perché, sin dal 1933, il sistema dei campi di concentramento, la loro sorveglianze ed i loro prigionieri, non erano soggetti a nessun tipo di autorità amministrativa e legale al di fuori delle SS e della polizia di regime. In altre parole, i campi di prigionia tedeschi erano sotto una giurisdizione extra-legale autorizzata dallo stesso Hitler, e quindi erano al di fuori delle leggi dello stato tedesco. Questo perché i detenuti erano considerati un pericolo per lo stato tedesco e per la razza germanica (che per i nazisti erano più o meno la stessa cosa).
«È più facile ingannare le masse con una fandonia esagerata che con una piccola bugia». Hitler
Generalmente non si finiva in un campo di concentramento per via di qualche crimine specifico o di una vera e propria attività sovversiva: bastava infatti essere considerati persone potenzialmente capaci di compiere attività sovversive in futuro dalle SS o dalla SIPO per essere internati. Questo significava che:
- si poteva essere incarcerati senza ricevere nessuna condanna;
- anche chi veniva assolto poteva essere incarcerato (in quanto ‘sospetto’);
- una volta usciti di prigione, si poteva finire in un campo di concentramento (sempre in quanto potenzialmente sospetti).
3Chi erano i prigionieri dei campi di sterminio?
Essenzialmente, per finire in un campo di concentramento era necessario essere considerati dalle SS o dalla polizia tedesca un pericolo per la società tedesca. E per essere considerati un pericolo per la società tedesca bastava ad esempio essere considerati razzialmente inferiori, o appartenenti ad una ‘razza’ per natura ‘ostile alla Germania’. Dall’inizio del regime nazista fino al 1936, il compito di determinare chi fosse un pericolo per la Germania era esclusivamente delle SS e delle autorità di polizia. Era la Gestapo a rilasciare ordini di Custodia Protettiva (Schutzhaft) che consentivano l’internamento nei lager di ebrei, socialdemocratici, comunisti, liberali, massoni, Testimoni di Geova, clero ostile al nazismo, oppositori al regime di qualsiasi genere, ed in generale persone considerate non-tedesche, dopo che la Germania aveva iniziato ad occupare l’Europa. A queste categorie si univano poi tutte quelle persone che per un qualunque motivo (reale o meno) venivano considerate capaci di opporsi politicamente al regime.
C’erano poi quelle persone che venivano considerate criminali non politici, o in generale deviate e pericolose per la società tedesca. Nei confronti di queste persone la polizia criminale (Cripo) poteva rilasciare ordini di ‘arresto preventivo’. Anche qui, più che vere e proprie attività criminali, era sufficiente essere soggetti ad un qualche tipo di pregiudizio sociale e razziale. Così avveniva per i Romanì ed i Sinti (zingari), per i cosiddetti ‘asociali’, per i piccoli criminali, ma anche per gli omosessuali, i vagabondi, le persone con scarsa voglia di lavorare. Gli arresti preventivi generalmente erano soggetti in teoria a dei precisi limiti di tempo, ma in pratica venivano spesso e volentieri estesi per un tempo indefinito, poiché dopo l’inizio della Seconda Guerra Mondiale Himmler proibì la liberazione dei prigionieri dei campi di concentramento.
Dopo la ‘Notte dei cristalli’ (Kristallnacht), alla fine del 1938, iniziano gli arresti di massa di ebrei da parte delle SS e della polizia. Questi prigionieri vengono portati in prevalenza nei campi di concentramento di Dachau, Buchenwald e Sachsenhausen. Con la guerra mondiale, la popolazione dei campi di concentramento inizia ad aumentare in modo sostanziale con l’arrivo di prigionieri stranieri condannati ai lavori forzati, oppositori politici stranieri, partigiani e prigionieri di guerra.
3.1Suddivisione nei lager
All’interno dei lager, i Nazisti suddividevano i prigionieri secondo:
- genere;
- razza;
- religione;
- idee politiche.
Per farlo utilizzavano dei simboli appuntati sui vestiti in corrispondenza della parte sinistra del torace. Per gli internati di tipo politico veniva usato il triangolo rosso, per gli "anti-sociali" quindi anarchici, senzatetto, malati mentali e prostitute il triangolo nero, per gli omosessuali il triangolo rosa, per i renitenti alla leva tra cui i Testimoni di Geova il triangolo viola, per Rom e Sinti il triangolo marrone, per gli immigrati il triangolo blu, e per i criminali comuni il triangolo verde. Gli ebrei invece erano identificati con una stella di Davide di colore giallo-oro e con la scritta jude. Inoltre dal 22 febbraio 1943 venne dato avvio alla pratica di un tatuaggio sistematico sull’avambraccio sinistro dei deportati nei campi. I prigionieri venivano così schedati con un numero e con questi triangoli di stoffa colorata sulla giubba e nei pantaloni.
4Campi di concentramento e lavori forzati
I campi di prigionia non erano soltanto un luogo di detenzione per chi veniva considerato un pericolo per il Reich, ma svolgevano almeno due altre funzioni di primaria importanza per la Germania nazista:
- l’IKL (Ispettorato Campi di Concentramento) lavorava a stretto contatto con gli uffici amministrativi delle SS per la fornitura di forza lavoro ad aziende gestite dalle SS, o a progetti di costruzione gestiti dalle SS, in particolare la costruzione di nuovi campi di concentramento o l’ingrandimento di lager già esistenti;
- i prigionieri dei campi di concentramento potevano anche essere ‘prestati’ ad aziende private, come avveniva ad esempio per la I.G. Farben, un’industria chimica che costruì a Monowitz, vicinissimo ad Auschwitz, un gigantesco impianto per la produzione di gomma e di petrolio sintetico dove lavoravano migliaia di detenuti di Auschwitz. Queste aziende, a cui presto si aggiunsero produttori di armi di proprietà dello stato tedesco, pagavano le SS per questa forza lavoro decisamente a buon mercato.
I campi di concentramento erano insomma istituzioni di fondamentale importanza per il regime nazista, organizzate in un sistema in rapida espansione sin da prima dell’inizio della guerra (tra il 1936 ed il 1939 vengono costruiti lager di grandi dimensioni a Sachsenhausen, Buchenwald, Mauthausen, Ravensbrück). Con l’incrementare del bisogno di lavoratori forzati, dopo l’inizio della Seconda Guerra Mondiale, le SS iniziano a fornire i lager di campi satelliti: Buchenwald ne aveva ad esempio 88 alla fine della guerra.
4.1Campi di concentramento in Italia
l'Italia non fu immune dalla creazione di campi di concentramento sul suo territorio. Alcuni di questi oggi sono stati trasformati in museo per preservare la memoria storica del periodo. Tra i più importanti si ricordano sicuramente:
- Campo di concentramento di Fossoli
Allestito dagli italiani nel '42, fu utilizzato come principale campo di concentramento dalle SS sul suolo italiano per la deportazione di ebrei e prigionieri politici in transito verso la Germania. - Risiera di San Sabba, Trieste
Fu l'unico vero campo di sterminio in Italia: utilizzato dapprima unicamente per la detenzione dei prigionieri destinati a Germania e Polonia, oltre che al deposito dei beni confiscati, presto divenne anche luogo di uccisione di ostaggi: ebrei, partigiani, prigionieri politici. - Campo di concentramento di Bolzano
Altro campo di concentramento per prigionieri in transito, vide passare tra i 9000 e i 9500 prigionieri, diretti verso i campi di sterminio tedeschi. - Campo di concentramento di Bagno a Ripoli, Firenze
Tra i principali campi di concentramento per prigionieri in transito, fu costituito dal regime fascista per l'internamento di civili, per poi passare al regime nazista per la detenzione degli ebrei in attesa di deportazione.
5Campi di sterminio
I campi di concentramento, che come abbiamo visto si trovavano al di fuori della legge tedesca, erano stati sin dall’inizio un luogo dove le SS potevano eliminare fisicamente i prigionieri con relativa tranquillità. Dallo scoppio della guerra (1939), gli omicidi iniziano a diventare un fatto sempre più sistematico, massificato, ed organizzato razionalmente. I principali gruppi di persone uccisi nei campi di concentramento erano all’inizio prigionieri di guerra sovietici che la Gestapo reputava particolarmente pericolosi, ma anche membri di gruppi di resistenze nazionali, criminali considerati pericolosi, partigiani, prigionieri politici di paesi occidentali, lavoratori non tedeschi che avevano relazioni sessuali con donne tedesche, ma anche ufficiali inglesi o britannici che venivano ricatturati dopo aver tentato la fuga dai campi di prigionia.
Tutti questi gruppi di persone, esattamente come quegli ebrei che, giudicati non adatti al lavoro, venivano giustiziati appena arrivavano nei campi, non venivano registrati come prigionieri, e venivano uccisi entro un giorno dall’arrivo. Con l’aumentare di queste uccisioni su piccola scala, e con la necessità di uccidere in modo efficiente i prigionieri che non potevano più lavorare, le SS fornirono numerosi campi di concentramento di camere a gas tra il 1941 ed il 1942.
6Dalla deportazione alla soluzione finale
Per ‘Soluzione finale’ si intendeva l’eliminazione fisica degli ebrei europei: questo progetto di sterminio sistematico di massa, e la conseguente deportazione di milioni di persone, comporterà importanti cambiamenti nel funzionamento dei campi di concentramento. Le SS e la polizia di sicurezza istituiscono nella Polonia occupata dei campi di sterminio finalizzati all’esecuzione di massa di prigionieri: Treblinka, Chelmno, Belzec e Sobibor. Inizialmente, per eliminare grandi quantità di ebrei polacchi in modo efficiente, viene utilizzato il monossido di carbonio.
Altri centri dedicati all’uccisione di prigionieri vengono istituiti all’interno del sistema dei campi di concentramento - uno dei più importanti è Auschwitz II, meglio conosciuto come Auschwitz-Birkenau, dove le operazioni di uccisione di massa iniziano nella primavera del 1942 in un centro appositamente costruito, dotato di quattro camere a gas in grado di uccidere fino a 6.000 ebrei in un solo giorno. A partire dal 1941 vengono costruite camere a gas di piccole dimensioni per uccisioni di routine in campi di sterminio come Auschwitz I, Mauthausen e Sachsenhausen.
Allo scopo di facilitare un afflusso efficiente di ebrei dai paesi occupati, vengono istituiti appositi campi di transito in paesi come l’Olanda o la Francia (in seguito anche in Italia), da cui le SS coordinavano la deportazione di ebrei in Germania. Ad Auschwitz II per uccidere i prigionieri verrà utilizzato un gas pesticida chiamato Zyklon B, in origine un disinfettante.
7Gli esperimenti di Josef Mengele
Josef Mengele, anche conosciuto come “l’Angelo della Morte” (1911-1979), era un medico nazista che lavorò presso Auschwitz tra il 1943 ed il 1945. Mengele selezionava i prigionieri per le esecuzioni nelle camere a gas, e condusse inoltre una serie di esperimenti medici su base razziale utilizzando i prigionieri come ‘cavie’.
Come molti tedeschi del suo tempo, Mengele si era formato sotto l’influenza di ideologie razziste come quelle di Alfred Rosenberg, per laurearsi poi in medicina presso l’Università di Francoforte. Nel 1933 si era arruolato come volontario nelle SA, e presto si specializza in studi sulla “biologia ereditaria” e sull’”igiene razziale”. Allo scoppiare della guerra, Mengele diventa un ufficiale medico per le Waffen-SS, ma torna presto in patria. Qui per ordine di Heinrich Himmler viene nominato direttore medico presso Birkenau (campo di concentramento supplementare di Auschwitz) dove lo staff medico di Mengele si occuperà di scegliere gli ebrei destinati al lavoro, e quelli da sterminare. I suoi esperimenti, condotti su centinaia di migliaia di prigionieri di Auschwitz, in prevalenza ebrei e zingari (considerati esseri umani di seconda categoria, su cui è lecito compiere esperimenti scientifici) hanno, tra le altre cose, lo scopo di incrementare la fertilità della ‘razza germanica’. Gran parte degli esperimenti di Mengele, spesso dolorosi e debilitanti, saranno compiuti su gemelli, tra cui molti bambini, e su persone affette da nanismo: molte di queste persone moriranno atrocemente a causa degli esperimenti.
Mengele riuscirà a sfuggire ai processi di Norimberga, assumendo una falsa identità e raggiungendo l’Argentina. Riuscirà poi ad espatriare in Uruguay e successivamente in Paraguay, dove assumerà il nome di “José Mengele”, per poi arrivare in Brasile nel 1961, mentre dal 1959 la Germania aveva rilasciato un mandato di cattura nei suoi confronti. Mengele riuscirà a morire impunito a San Paolo, dove viveva sotto una nuova falsa identità, e dove muore nel 1979, colto da un infarto mentre nuotava.
8Il pugile che sopravvisse ad Auschwitz
Harry Haft, il cui vero nome era Hertzko Haft (1925-2007), era un ebreo polacco di una cittadina chiamata Bełchatów. A soli 14 anni, nel ‘39, mette su un commercio di contrabbando insieme a suo fratello nella Polonia occupata dai nazisti, ma nel ‘41, in quanto ebreo, viene deportato ad Auschwitz. Il suo fisico massiccio non passa inosservato, e un ufficiale delle SS decide di dargli una possibilità, allenandolo come pugile. Questo perché il personale militare di Auschwitz organizzava scontri a scopo ricreativo in una miniera di carbone a nord di Auschwitz, scontri dove il perdente veniva spesso ucciso. Haft è costretto a combattere in 76 scontri, ed essendo forte, combattivo e determinato a salvarsi la pelle, li vincerà tutti.
Nel 1945, con l’avanzata dell’Armata Rossa, Haft riesce a fuggire mentre viene deportato verso ovest, uccidendo un soldato tedesco ed indossandone l’uniforme. Negli anni successivi alla guerra, Haft riuscirà a distinguersi in una serie di campionati amatoriali organizzati dagli americani a Monaco e nel 1948, a 22 anni, emigrerà negli Stati Uniti, dove competerà come peso massimo con un certo successo fino al 1949, quando Rocky Marciano lo mette KO. Nella sua biografia, Haft dichiarerà di essere stato obbligato a perdere dalla mafia italo americana. In qualunque modo sia andata, quello con Marciano sarà l’ultimo scontro di Haft, che da allora si dedicherà al commercio di frutta e verdura a Brooklyn, New York.
9I sopravvissuti dei campi di sterminio
Quando ormai era chiaro che il Terzo Reich sarebbe crollato, migliaia di prigionieri, in prevalenza ebrei, vengono spostati in maniera forzata dai territori occupati in Polonia verso altri lager all’interno della Germania. Si trattava di marce brutali, che ricordiamo come “marce della morte” per via degli alti tassi di mortalità e della spietatezza con cui le SS sparavano a chi non era in grado di proseguire. A causa di queste marce forzate, ma anche per via della scarsità di provviste che arrivavano nei lager alla fine della guerra, le morti dei prigionieri, in particolare per fame e malattia, aumentano a dismisura. Tra il gennaio ed il maggio del 1945 circa la metà dei 700.000 prigionieri ormai rimasti nel sistema dei campi di concentramento non sopravvivono, e molti altri moriranno dopo la liberazione: dopo gli incredibili abusi subiti, i loro corpi non erano più in grado di vivere.
I sovietici sono i primi a raggiungere alcuni tra i campi di concentramento più importanti ed i tedeschi tentano di nascondere le prove dello sterminio perpetrato: a Majdanek, ad esempio, i tedeschi incendiano i forni crematori che venivano utilizzati per bruciare i numerosi prigionieri uccisi. Il campo di prigionia di Auschwitz viene liberato dai sovietici nel gennaio del 1945. La maggior parte dei prigionieri erano stati spostati in Germania e vengono trovate soltanto poche migliaia di sopravvissuti. Ad Auschwitz, i russi scoprono alcune delle prove degli omicidi di massa, tra cui centinaia di migliaia di abiti maschili e femminili e tonnellate di capelli.
Nell’aprile del 1945 viene liberato il campo di prigionia di Buchenwald, dove erano sopravvissuti più di 20.000 prigionieri, ed i britannici ne liberano altri nella Germania settentrionale (tra cui Bergen-Belsen e Neuengamme) dove - dei 60.000 prigionieri liberati - ne moriranno più di 10.000 a causa di un’epidemia di tifo e della malnutrizione.
Per i sopravvissuti ai campi di concentramento tornare ad una vita normale dopo mesi ed anni di maltrattamenti, denutrizione e soprusi sarebbe stato molto difficile ma è grazie a queste persone che sono arrivate a noi testimonianze dirette degli orrori del nazismo.
L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.
Primo Levi
9.1Campi di concentramento: il video
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Domande & Risposte
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Cos’è un campo di concentramento?
Una struttura in cui le persone venivano incarcerate senza il bisogno di osservare le consuete norme di arresto e di custodia. Poteva trattarsi di campi di lavoro, campi per prigionieri di guerra o campi di transito dove venivano raccolti prigionieri in attesa di essere spostati. Alcuni di questi vennero convertiti in campi di sterminio per uccidere i prigionieri in modo sistematico e massificato.
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Quali sono i campi di concentramento più famosi?
Campo di concentramento di Dachau, di Monowitz, di Auschwitz, di Fossoli, Risiera di San Sabba a Trieste, di Bolzano di Bagno a Ripoli a Firenze.
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Chi ha creato i campi di concentramento?
La Germania nazista.