Cambiamento sociale: processo, stratificazione, mobilità, devianza e controllo sociale

Cos'è il cambiamento sociale e modalità attraverso le quali si manifesta. Scopri come sono cambiati i modelli di comportamento, i valori e la comunicazione nell'ultimo secolo
Cambiamento sociale:  processo, stratificazione, mobilità, devianza e controllo sociale
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1Il cambiamento sociale

Karl Marx
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Il mutamento nella società è uno dei campi di interesse privilegiati della sociologia. Con l’espressione cambiamento sociale si intendono tutte quelle trasformazioni che incidono sulla struttura della società e sui suoi modelli di organizzazione sociale in un determinato contesto temporale e geografico. Cambiamento sociale è dunque un mutamento significativo della società. Il processo sociale è l’insieme dei fatti sociali che intervengono nella trasformazione della società.  

2Approcci interpretativi del mutamento sociale

Il mutamento sociale è stato interpretato secondo diverse interpretazioni. Tra i principali paradigmi interpretativi si possono individuare:

2.1Teorie evoluzionistiche di Comte e Spencer

Questa interpretazione è legata agli studi di Darwin, a un’osservazione scientifica della natura, a un atteggiamento fiducioso e ottimistico nei confronti del futuro, dello sviluppo e del progresso. Il mutamento sociale caratterizza, secondo questa prospettiva, il passaggio da una società meno evoluta a una più razionale e progredita. Lo sviluppo è inteso come un percorso lineare che, attraverso varie tappe che si realizzano in lunghi intervalli di tempo, porta la società ad avanzare e a divenire sempre più una struttura organizzata razionalmente. 

Voci principali di questo paradigma sono Auguste Comte e Herbert Spencer. Entrambi assimilano la società ad un organismo. Secondo Comte, sia la società sia gli esseri viventi sono costituiti da varie parti: tutte collaborano al funzionamento complessivo della struttura della quale sono partecipi e ognuna risponde a bisogni diversi. Spencer paragona l’evoluzione biologica, caratterizzata da competizione e adattamento, ai mutamenti della società. 

2.2Teoria del ritardo culturale di William Ogburn

William Ogburn: sociologo ed economista statunitense
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Il sociologo William Ogburn ha introdotto il concetto di ritardo culturale come fattore fondamentale per la comprensione del mutamento sociale. Distinguendo tra cultura materiale, (tecnologie, utensili) e cultura adattiva (valori, norme) egli evidenzia come il cambiamento si realizzi in tempi diversi a seconda dell’ambito coinvolto. In particolare, egli nota come la cultura materiale si adatti al cambiamento in tempi molto più rapidi rispetto a ciò che avviene nel caso della cultura adattiva. 

2.3Teoria del conflitto in Marx

Secondo Karl Marx il cambiamento è frutto di un conflitto tra classi sociali. Il conflitto marca il rapporto tra la borghesia che possiede i mezzi di produzione e il proletariato, categoria a cui appartengono coloro che esercitano la propria forza lavoro. Il cambiamento è dunque frutto di un processo dialettico e di un conflitto tra le varie componenti della società.   

3Stratificazione

Gerarchia sociale nell'epoca feudale
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La stratificazione può essere definita come: 

- il prodotto della trasmissione delle diseguaglianze da una generazione all’altra

- il sistema delle diseguaglianze presenti nelle diverse società. 

La stratificazione presuppone una gerarchia sociale costruita a partire dalle differenze che intercorrono tra gli individui sulla base di diversi fattori (etnia, ricchezza, genere, sesso, luogo di origine, religione, ecc.). Ad ogni livello di questa gerarchia, o strato, aspettative di vita, stili di vita, possibilità di accesso ai beni materiali e disponibilità di risorse tendono ad assomigliarsi. 

Tra le diverse correnti che si sono occupate di stratificazione sociale e di diseguaglianza, si possono ricordare:  

- l’approccio funzionalista sottolinea come la stratificazione sociale sia indice della differenziazione interna a ogni società. Ogni soggetto ha compiti che si distinguono da quelli degli altri e più il compito richiede competenze e specializzazione, minore è il numero di persone chiamate a svolgerlo e maggiore è il prestigio che ne deriva. 

- Karl Marx individua l’origine della stratificazione sociale nella presenza delle classi sociali, determinate dalla relazione di proprietà con i mezzi di produzione. 

Max Weber
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- Max Weber invidivuda il fondamento delle diseguaglianze sociali in tre dimensioni: l’ambito economico (sfera a cui attengono le classi sociali: le persone si raggruppano per interessi economici); culturale (in cui rientra la suddivisione della popolazione in ceti: i soggetti si uniscono per interessi ideali) e politico (a cui afferiscono i partiti e la divisione in gruppi: gli individui si uniscono per esercitare controllo e potere).  

- Alcuni sociologi americani hanno sottolineato come ogni persona sia inserita in diverse gerarchie, corrispondenti ai diversi ambiti della sua vita, da quello economico, a quello culturale, a quello professionale, ecc. Essi hanno individuato come concetto fondamentale lo squilibrio di status che si realizza nel momento in cui un individuo non occupa il medesimo strato in tutte le gerarchie nelle quali è coinvolto e quando la sua posizione occupata non è conforme alle aspettative che la comunità proietta su di lui.

La stratificazione sociale si realizza in forme diverse a seconda dei tempi e delle società. Le quattro principali strutture di stratificazione sono:

  1. La schiavitù;
  2. Il sistema castale;
  3. I ceti;
  4. Le classi.

4Mobilità sociale

Raccoglitori di luppolo, 30 agosto 1950, che arrivano nel Kent da Londra
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Con l’espressione mobilità sociale si indica il cambiamento di posizione di una persona all’interno del sistema di stratificazione. La mobilità può essere individuale o collettiva

La mobilità individuale riguarda un singolo soggetto e può essere: orizzontale, se lo spostamento avviene allo stesso livello gerarchico e dunque non implica un cambiamento di status; verticale, se si registra un cambiamento ascendente o discendente all’interno della stratificazione. 
La mobilità collettiva è il cambiamento di strato, ceto, classe di un intero gruppo. 

La mobilità individuale o collettiva dipende dal predominio dello status ascritto (legato a nascita, genere, etnia, luogo di origine) o dello status acquisito (connesso a prestazioni, ad azioni realizzate o riconoscimenti ottenuti) all’interno di una società. La mobilità collettiva è propria di quelle società che privilegiano lo status ascritto, come avviene in India dove la società è suddivisa in caste, determinate dalla nascita; la mobilità individuale è invece tipica delle società in cui predomina lo status acquisito, come nelle società occidentali, e segnatamente negli Stati Uniti, dove la riuscita individuale viene incoraggiata e promossa a valore. 

5La devianza

L’origine della devianza trova diverse spiegazioni e approcci:  

1. Teoria biologica: alla base della devianza vi sono determinate caratteristiche biologiche.
2. Teoria psicoanalitica: è nei conflitti di personalità che va ricercata l’origine della devianza. Sigmund Freud è considerato il precursore di questa impostazione.   

3. Teoria dell’anomia. Sostenuta da Émile Durkheim, alla base vi è l’anomia, cioè la mancanza di norme e lo spaesamento e il disorientamento che deriverebbero dalla mancanza di saldi punti di riferimento.
Robert Merton ha ripreso questa teoria, ma ha sottolineato come a causare atti devianti sia lo scarto tra:
• gli obiettivi che la società indica all’individuo e i mezzi che la società ritiene accettabili per il loro conseguimento;
• la possibilità effettiva di poter disporre di questi mezzi e di raggiungere tali mete.   

Emile Durkheim (1858-1917): sociologo e professore socialista francese
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4. Teoria della disorganizzazione sociale. Elaborata dalla scuola di Chicago, trova la causa della devianza nella debolezza o assenza dei legami sociali.
5. Teoria del controllo sociale. Questo approccio sottolinea come solo il controllo sociale ponga un freno alla tendenza dell’individuo a trasgredire le norme.
6. Teoria culturale. È l’ambiente a determinare la propensione a commettere atti devianti. In particolare, esistono subculture criminali che adottano comportamenti e valori che si discostano da quelli della società.  

7. Teoria dell’etichettamento. Al centro di questa impostazione vi è il soggetto giudicante, cioè colui che “etichetta” come deviante un atto. La devianza è in questo caso interpretata come la capacità di un gruppo di imporre le proprie regole e schemi interpretativi.
8. Teoria della scelta razionale. Considera l’atto deviato la conseguenza di una scelta intenzionale libera del singolo che persegue un’attività criminale perché la ritiene più adatta a soddisfare i suoi bisogni.
9. Teoria del conflitto. È l’approccio che sottolinea come la creazione e il ricorso a un corpus legislativo siano il frutto di una conflittualità tra gruppi e una forma di potere esercitata dalle classi dominanti su quelle subalterne.

6Controllo sociale

Il controllo sociale è l’insieme delle norme e delle sanzioni volte rispettivamente a prevenire e a punire gli atti devianti. Il controllo sociale INFORMALE è esercitato da persone vicine a colui che ha un comportamento deviante attraverso: 

  • censura o ricompensa;
  • persuasione;
  • ridefinizione della norma: ciò che era considerato deviante viene reintegrato all’interno della categoria di ciò che è considerato normale e appropriato.

Il controllo sociale FORMALE è esercitato da autorità e gruppi organizzati e prevede il ricorso alla legislazione. La norma penale è funzionale a sanzionare la condotta deviante e far uniformare l’individuo deviante ai valori della società di cui è parte.