Cause del bullismo: il punto di vista della psicologa valentina Scarfivi
Cause del bullismo: Valentina Scarfivi, psicologa all'IRPPI, spiega da cosa possono essere determinate la violenza fisica, psicologica e verbale
BULLISMO, CAUSE
Quali sono le cause del bullismo? Perché si diventa bulli? Le motivazioni che portano un soggetto ad esprimere violenza verbale, fisica e psicologica su un altro soggetto che ritiene più debole sono dipendenti dalla storia personale e dal contesto entro il quale il bullo è calato: ecco perché non esiste una risposta "standardizzata" per tutti.
Eppure Valentina Scarfivi, psicologa all'IRPPI (Istituto Romano di Psicoterapia Integrata), che si occupa in particolare di ragazzi adolescenti, ci ha aiutati a individuare alcune delle cause del bullismo. La dottoressa ci ha spiegato il fenomeno, facendoci capire come, quando e perché nascono questi atteggiamenti.
Esiste, psicologicamente, una tipologia di carattere/personalità più soggetta a essere vittima di violenza?
Sicuramente sì, perché il carattere si forma nell'infanzia, nella relazione con le figure di attaccamento. Ognuno nasce con dei tratti temperamentali caratteristici che vanno a formarsi nel carattere che, a sua volta, si forma nell'interazione con le figure di attaccamento. Le persone più sensibili e dipendenti possono essere più facilmente assoggettate a persone più aggressive che cercano di dominarle.
Come nasce il comportamento da “bullo”?
Generalmente accade che i comportamenti vissuti in famiglia vengano riproposti nella relazione con i coetanei. Di solito il comportamento avviene per due meccanismi: quello dell'apprendimento e della rivalsa. Per esempio, il bambino che in famiglia assiste a scene di violenza, per identificazione e apprendimento tende a riportare questo comportamento in classe o nel suo ambiente. Mentre, un bambino che può aver vissuto sulla sua pelle la violenza, può essere predisposto a subirla anche fuori dal nucleo familiare. In genere però, il violento va a ricercare il ragazzo più debole, la cosiddetta vittima designata.
COME SI DIVENTA BULLI?
Il violento però non viene solo da famiglie in cui c'è violenza o disagio?
Certo. Dobbiamo partire dal presupposto che l'aggressività fa parte della natura umana, ma si deve imparare a controllarla e a contenerla. Azioni che vanno fatte dall'infanzia perché il fenomeno della violenza va visto sin da quando il bambino è piccolo. L'aggressività tra i ragazzi c'è sempre stata, però oggi il fenomeno è in aumento perché la società si è trasformata e si sottovaluta l'effetto che i media hanno sul bambino che viene lasciato indiscriminatamente davanti alla ricezione di messaggi continui senza una bussola per orientarsi.
Come influisce la società sui comportamenti?
Gli input che possono determinare comportamenti violenti arrivano dalla primissima età, già a tre anni si possono ricevere stimoli che possono veicolare comportamenti aggressivi. Non si diventa violenti o bulli all'improvviso. Si dovrebbe intervenire, al momento giusto, cercando di direzionare i ragazzi sin dall'infanzia.
Spesso si sente parlare di “branco”: il gruppo fa la differenza?
Assolutamente. Il gruppo è importantissimo, soprattutto per i ragazzi delle superiori che sono in fase adolescenziale. Questo è un periodo delicatissimo perché i ragazzi si trovano ad affrontare cambiamenti fisici, psicologici e sessuali. Inoltre, l'adolescenza si caratterizza anche per la necessità di svincolarsi dalle figure dell'attaccamento.
Quindi, nel gruppo si ricerca quell'identità che molti ragazzi hanno difficoltà a trovare da soli. Il gruppo è fondamentale perché all'interno ci si sente forti, da un lato è gratificante, ci si sente accomunati e protetti dai comportamenti condivisi e, dall'altro verso, può diventare un contenitore di violenza.
Il gruppo è la causa quindi?
Il gruppo di per sé non è sbagliato, però si devono valutare quali sono gli elementi che accomunano il gruppo.
Perché l'uso della violenza?
Dobbiamo ricordarci il contesto in cui si vive e, inoltre, la società di oggi manda dei messaggi in cui la violenza serve per primeggiare, per dominare, per avere successo.
Colpa dei messaggi dei media quindi?
Un esempio, per rispondere, lo possiamo trovare anche nello sport. Pochi anni fa, quasi tutti i giovani impazzivano per il wrestling che veniva trasmesso in televisione e quello non è altro che violenza senza regole. Non è così, ad esempio, nel pugilato, che è comunque uno sport in cui si combatte, ma le regole ci sono e c'è un grande rispetto per l'avversario. Mostrare un combattimento senza regole è solo un esempio uno dei tanti messaggi che i ragazzi ricevono, quando invece si dovrebbero mandare messaggi in cui l'altro sia importante e si educhi al rispetto. Ovviamente i fattori sono molti, si tratta di una concatenazione di elementi che portano a far nascere atteggiamenti aggressivi. Il comportamento violento nasconde un messaggio che i genitori devono essere in grado di leggere. Il ragazzo aggressivo non è meno problematico di quello che la violenza la subisce.
I genitori cosa possono fare?
Essere presenti il più possibile. Una mente in crescita va seguita e indirizzata. Spesso, ripeto, alla base degli episodi più gravi c'è un disagio familiare e quello che non si dice è che il “bullo” prima di essere carnefice è stato vittima. Probabilmente vittima di aggressività che non è solo fisica ma, nella maggior parte dei casi, verbale e psicologica.
Internet, la tecnologia e i network incoraggiano la violenza?
Proprio perché è molto importante il fenomeno dell'emulazione e dell'imitazione, questi mezzi incoraggiano gli atteggiamenti aggressivi e violenti. Trovare su Internet video di ragazze che si spogliano in classe, che si lasciano palpare o di ragazzi che si picchiano e offendono ci mostra quali sono i contesti in cui i giovani vivono e che assorbono.
Perché il ragazzo che commette la “bravata”, o peggio, la rende visibile online, rischiando di essere scoperto?
Perché in quel modo, il ragazzo sfida l'autorità. Ricordiamoci che il fenomeno riguarda prevalentemente gli adolescenti e in quell'età si pone in discussione e si va contro l'autorità. Si cerca di tagliare il cordone ombelicale con la famiglia, quindi tutto ciò che è autoritario viene sfidato anche per dimostrare la propria forza e, soprattutto, si agisce senza pensare alle conseguenze.
Dalle superiori all'Università cosa cambia, perché la violenza diminuisce?
Innanzitutto perché si esce dall'adolescenza, c'è più stabilità, quel che prima era nebbia ora dovrebbe essere più nitido.
Andare all'Università significa anche imparare a gestirsi autonomamente, si ha meno bisogno del gruppo perché, salvo eccezioni, l'individuo ha acquisito la sua identità.
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