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Biologia: un settore complesso e variegato
Per chi ama la natura e gli animali, la biologia è sicuramente il settore più appropriato per tramutare la propria passione in lavoro. Essa studia la vita in generale, ne osserva gli sviluppi e i comportamenti, analizza la distribuzione degli organismi, tanto a livello cellulare che a livello di ecosistemi. In altre parole, è la scienza che posa lo sguardo sui viventi, in tutte le loro forme e manifestazioni.
Studiare biologia è, dunque, l’anticamera di un percorso professionale che può regalare moltissime soddisfazioni. La complessità e la poliedricità di questo settore permettono, poi, al professionista di specializzarsi in uno dei molteplici rami in cui esso si snoda. Ad esempio, la logica conseguenza per chi ama gli animali a tal punto da volerne fare una “questione” di lavoro è diventare zoologo. Per converso, l’ecologo – figura di nicchia ma comunque in incremento – è un esperto della green economy ed è colui che ha a cuore le tematiche ambientali, oggi sempre più al centro delle politiche aziendali ricomprese sotto l’ombrello della parola cardine della sostenibilità.
Ma prima di tutto, occorrono passione e curiosità, i due propulsori che ispirano quotidianamente l’attività del professionista. E questo vale per tutt’e tre gli sviluppi professionali di cui parleremo appresso.
Come diventare biologo
Vi abbiamo già spiegato come si fa a diventare biologo, precisando in prima istanza che tale accezione ricomprende una molteplicità di discipline, a diversi livelli. Occorre, pertanto, scegliere quale specializzazione seguire, considerato che il raggio di azione del soggetto è strettamente funzionale al tipo di attività che egli desidera svolgere. Ne possiamo individuare tre:
- Ambiente
- Animali
- Laboratorio
Il percorso di studi e la specializzazione scelta consentono al biologo di lavorare in diversi ambiti. Tra quelli esemplificativamente richiamabili citiamo senz’altro:
- Industriale
- Agricolo
- Sanitario
- Istruzione
Biologo: percorso di studi ed esame di stato
Dopo aver conseguito il diploma quinquennale, il primo passo da compiere è prender parte a un corso di laurea in Biologia o in Scienze biologiche. Il passaggio successivo prevede l’iscrizione all’Ordine dei biologici, il cui requisito primario per accedervi è, per l’appunto, il possesso di una laurea (in Biologia o altro titolo riconosciuto). L’iscrizione è normata dalla Legge 396/67 e impone il superamento di un esame di Stato. L’ordine è suddiviso in due sezioni:
- Biologo “senior” (sezione A), cui si accede con il titolo di laurea magistrale. Agli iscritti spetta il titolo professionale di biologo
- Biologo “junior” (sezione B), cui si accede con il titolo di laurea triennale.
Titoli necessari per entrare nella sezione A sono i seguenti:
- LM 6 (6/S) – Biologia;
- LM 7 (7/S) – Biotecnologie agrarie;
- LM 8 (8/S) – Biotecnologie industriali;
- LM 9 (9/S) – Biotecnologie mediche, veterinarie, e farmaceutiche;
- LM 75 (82/S) – Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio;
- LM 61 (69/S) – Scienze della nutrizione umana.
Tra le lauree triennali ritenute indispensabili per accedere alla sezione B dell’Ordine dei biologici figurano, invece,
- L 13 (12) – Scienze biologiche;
- L 2 (1) – Biotecnologie;
- L 32 (27) – Scienze e tecnologie per l’ambiente e la natura.
Pur non essendo indispensabile far parte dell’Ordine dei Biologi in relazione a determinati settori lavorativi (nel campo privatistico, ad esempio, le aziende potrebbero non richiedere tale requisito), resta comunque consigliabile conseguire l’abilitazione, la cui certificazione viene assunta a fronte del superamento di un esame di Stato.
È opportuno dire, peraltro, che molti degli ambiti in cui operano queste figure professionali sono ad alta specializzazione, pertanto è fondamentale completare il proprio percorso universitario con un master e/o dottorati, al fine di dar maggiore sostegno al curriculum personale.
Ad ogni modo, l’esame di Stato prevede, a differenza del passato, un’unica prova orale su tutte le materie specificate dalle normative di riferimento, volta ad accertare le conoscenze e competenze del candidato. È comunque necessario documentarsi in rete, in quanto tale iter appena descritto potrebbe essere suscettibile di cambiamenti o aggiornamenti. Basti pensare che, fino a qualche anno fa, erano previste sia prove scritte che prove orali.
Per accedere all’esame di Stato è necessario rispettare specifiche scadenze e pagamenti da inviare tramite bollettini, entrambi precisati tramite apposito bando. Approssimativamente, la tassa da pagare ammonta a cinquanta euro, a cui occorre aggiungere il contributo di iscrizione stabilito da ogni ateneo. In caso di superamento dell’esame, bisogna pagare anche la tassa regionale sulle abilitazioni a favore dell’ente regionale cui fa capo l’ateneo presso il quale è stata conseguita la laurea.
Come diventare zoologo
Lo zoologo studia gli animali. Si tratta di una professione molto diversa rispetto a quella che contraddistingue, invece, il veterinario, l’allevatore, l’addestratore, ma non per questo meno affascinante. Egli pone come angolo di visione lo studio del comportamento degli animali, focalizzandone l’attenzione su vari livelli: organismico, genetico, fisiologico, evolutivo, storico. Diventare zoologo significa, in buona sostanza, ricostruire la storia passata, proteggere le specie a rischio, studiare la struttura e le funzioni del corpo. E ciò avviene a fronte dello svolgimento di due attività: l’osservazione diretta e la ricerca scientifica.
Come nel settore generale in cui si iscrive (la biologia, per l’appunto), la zoologia si articola in una pluralità si specializzazioni:
- Ornitologia: consiste nello studio degli uccelli
- Ittiologia: ha come campo principale lo studio dei pesci
- Entomologia: si occupa degli insetti
- Erpetologia: studia i rettili e gli anfibi
- Teriologia: studia i mammiferi.
Zoologo: percorso di studi
La professione di zoologo non è, ad oggi, regolamentata in Italia. Eppure, il percorso di studio prevede il conseguimento di un corso di laurea. Tra i titoli che più si addicono alla materia è senz’altro possibile richiamare:
- Scienze biologiche (L-13)
- Biologia (LM-6)
- Evoluzione del comportamento animale e dell'uomo (LM-60)
- Biotecnologie (L-2)
- Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio (LM-75).
In definitiva, è possibile spaziare tra lauree strettamente correlate alla zoologia, e titoli di studio più generalizzati, come Agraria o Scienze naturali. In ogni caso, il professionista deve possedere alcune skills interpersonali, tra cui la precisione, la curiosità, l’attitudine al problem solving.
L’ecologo laureato in biologia con specializzazione in ecologia può iscriversi all’Ordine nazionale dei biologi, come si è detto in uno dei paragrafi del presente articolo, superando l’esame di Stato previsto all’uopo.
Il bagaglio di conoscenze dello zoologo deve includere nozioni di biologia, microbiologia, farmacologia, alle quali si attagliano elementi più specifici tipici della disciplina, come fondamenti di genetica animale, etologia, ecologia, anatomia, antropologia, nonché norme e legislazioni che regolamentano il settore.
Una volta ultimati gli studi, lo zoologo può svolgere la propria professione in vari contesti, pubblici e privati, come pure in qualità di lavoratore dipendente o di lavoratore autonomo:
- Nelle strutture di ricerca e nelle Università
- Parchi e riserve naturali
- Musei.
Come diventare ecologo
In un contesto sempre più influenzato dalla “questione” ambientale, l’ecologia è sicuramente uno di quei settori che sta prendendo piede, e non a caso anche le università non sono rimaste insensibili a questo cambiamento. Ma cosa fa un ecologo? Pur trattandosi di una professione ancora di nicchia, per la quale, peraltro, non esiste ancora una specifica regolamentazione in materia, egli si occupa di valutare quali conseguenze ambientali potrebbero palesarsi dinanzi all’intervento dell’uomo, limitandone l’impatto. Il suo compito, in definitiva, è limitare la “mano” dell’uomo rispetto ad interventi potenzialmente distruttivi, o comunque compromissibili dell’equilibrio ambientale.
Proprio per questo motivo, i settori in cui questo professionista opera sono molteplici:
- Marino
- Forestale
- Urbano
Attività di analisi e di ricerca sono, comunque, elemento preponderante dell’ecologo, che opera sul “campo” raccogliendo, ad esempio, campioni di acqua e di suolo da analizzare in laboratorio, nel tentativo di rilevare lo stato di salute dell’ecosistema.
Potrebbe, finanche, accompagnare attività correlate a progettazioni urbanistiche, proprio in ragione della necessità di limitare l’impatto dell’uomo sulla natura e sull’ambiente.
Ecologo: percorso di studi
Ma quale percorso di studi fare per diventare ecologo? È richiesta, innanzitutto, una laurea in ambito scientifico con indirizzo ecologico. In particolare, risulta calzante il conseguimento di una laurea in biologia, in biologia ambientale, in scienze ambientali, oppure prendere parte a un master in gestione ambientale.
Oltre a trovare occupazione come consulente impegnato a svolgere attività commissionate da enti pubblici o aziende private (come, ad esempio, la gestione e il mantenimento di giardini urbani, sfruttamento sostenibile di terreni, preservazione della biodiversità, progettazione delle bonifiche nelle zone palustri), l’ecologo potrebbe assumere le vesti di vero e proprio divulgatore scientifico, trovando spazio in programmi televisivi o di approfondimento.
Per gli enti pubblici, poi, l’ecologo potrebbe occuparsi di mettere a punto politiche contro l’inquinamento e di contrasto al degrado ambientale. Per il settore privato, questo professionista potrebbe, invece, lavorare come consulente di industrie per valutare l’impatto ambientale dei prodotti da mettere in commercio. Da non sottovalutare, comunque, la carriera accademica e l’insegnamento di materie come la biologia.