Vita e opere di Don Carlo Gnocchi, educatore e attivista

Biografia e opere di Don Gnocchi, educatore e attivista che, in seguito all'esperienza della seconda guerra mondiale, decise di dedicare la sua vita ai giovani e alla loro educazione.
Vita e opere di Don Carlo Gnocchi, educatore e attivista
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1Carlo Gnocchi, devoto e studioso

Don Carlo Gnocchi cappellano
Don Carlo Gnocchi cappellano — Fonte: ansa

Carlo Gnocchi è stato un sacerdote italiano la cui vocazione pastorale si traduce in impegno sociale e costante attenzione educativa rivolta a bambini e ragazzi.

Carlo nasce a San Colombano al Lambro da Enrico Gnocchi e Clementina Pasta, ultimo di tre fratelli. I due genitori, entrambi originari di Gallarate, si spostano spesso per seguire l’attività del padre, marmista, ma questo lavoro lo porta alla morte per silicosi nel 1907. La madre, che a malapena riesce a mantenere i tre figli con il mestiere di sarta, decide di trasferirsi a Milano ma nel giro di qualche anno perde anche i due maggiori. Clementina è una donna molta devota ed educa con profonda fede religiosa l’unico figlio che le rimane.

Ragazzo molto diligente e studioso, nel 1914 Carlo diventa allievo dei salesiani all’Istituto Sant’Ambrogio di Milano e l’anno successivo, alla morte del secondo fratello, va a convitto nel seminario diocesano di Seveso; la madre lascia Milano per raggiungere la sorella e vivere con lei.

Conseguita la licenza liceale come privatista, Carlo si iscrive a teologia a Milano, frequentando il seminario maggiore dal 1921 al 1925.

2Don Gnocchi, un sacerdote innovativo

Il 6 giugno 1925 Carlo viene ordinato sacerdote; diventa assistente d’oratorio occupandosi direttamente dei ragazzi e delle loro famiglie nelle parrocchie, prima a Cernusco sul Naviglio poi a Milano, nella parrocchia di San Pietro in Sala. 

È un ragazzo volenteroso e intraprendente, che in queste comunità con forte presenza di famiglie provenienti dal sud Italia, si dedica alla missione pastorale con entusiasmo: 

  • organizza attività culturali, ricreative e sportive,
  • coinvolge ragazzi giovanissimi,
  • coglie problematiche sociali fra i suoi parrocchiani, intervenendo con una delicatezza e una sensibilità fuori dal comune.

Molto amato dai suoi parrocchiani, si dedica in autonomia all’educazione dei bambini; diventa in poco tempo un educatore conosciuto e stimato, tanto che la Federazione oratori milanesi gli affida una serie di conferenze. I suoi principi educativi e la sua spinta riformatrice vengono dagli studi fatti con i salesiani, sulla scia del rinnovamento voluto da A. C. Ferrari, sostenitore di una Chiesa concretamente attiva, capace di unire missione pastorale e impegno sociale.

Don Carlo si allinea presto al governo in vigore, non ancora inasprito dalle leggi razziali:

  • nel 1928 è nominato cappellano dell’Opera Nazionale Balilla,
  • nel 1933 diventa assistente spirituale del GUF (Gruppo Universitari Fascisti) di Milano,
  • nel 1939 è cappellano della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, per la II legione della Milizia speciale universitaria "Arnaldo Mussolini".

3I primi libri di Don Gnocchi

Sempre più stimato nell’ambiente religioso, nel 1936 il cardinale Ildefonso Schuster lo nomina cappellano e direttore spirituale dell’Istituto Gonzaga, a quel tempo tra le più prestigiose scuole di Milano e gestita dai lasalliani. 

Comincia a riversare quanto imparato sul campo in brevi saggi di pedagogia

  • L’insegnamento religioso nell’Opera Nazionale Balilla (1934), la raccolta degli articoli pubblicati sulla Rivista del clero italiano.
  • Andate ed insegnate (1934).
  • Educazione del cuore e agli uomini di buona volontà (1936).
  • I valori dello spirito. Pensieri estratti dagli scritti e discorsi di Mussolini (1936).
  • Agli uomini di buona volontà. Leggendo l'enciclica "Divini Redemptoris" (1937).
  • Educazione del cuore. Dall'infanzia al matrimonio (Torino 1937).
  • La direzione spirituale nella preparazione dei giovani alla famiglia (1939).
  • I giovani del nostro tempo e la direzione spirituale (1940).
  • Il problema del cinema (1940).

4Don Gnocchi in guerra

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, don Carlo vuole seguire i ragazzi della II legione a lui affidati e si arruola come cappellano volontario sul fronte greco-albanese; i sei mesi vissuti al fronte e l’essere stato testimone delle violente ripercussioni sui civili, lo spingono a occuparsi delle famiglie dei caduti una volta rientrato in patria. Decide di raccontare quanto vissuto in guerra e pubblica nello stesso anno Cristo con gli alpini.

Don Carlo Gnocchi
Don Carlo Gnocchi — Fonte: ansa

Dopo sue diverse sollecitazioni al cardinale di Milano Schuster, viene autorizzato nuovamente a partire, ma il suo rifiuto a partecipare alla "Giornata della lana", causa alcuni problemi per gli ultimi permessi; parte solo a luglio del 1942 come cappellano, con il grado di tenente, della divisione alpina Tridentina diretta sul fronte russo.

A gennaio del 1943 vive la tragica esperienza della ritirata di Russia; salvato dal congelamento da un compagno che lo salva caricandolo su una slitta, riesce a rimettersi a rientrare a Milano. Una volta in Italia si dedica ancora una volta alla ricerca delle famiglie dei commilitoni caduti o dispersi, per fornire loro notizie dei propri cari caduti e qualche parola di conforto; ha con sé piccoli oggetti personali, qualche lettere e un taccuino pieno di indirizzi.

5Don Gnocchi e la seconda guerra mondiale: nome in codice Chino

Grazie alla rete di relazioni costruita grazie alle sue attività presso l’istituto Gonzaga, entra in contatto con la Resistenza. Sposa anche questa causa accettando il compito di preparare documenti falsi per ebrei e perseguitati politici, nonché quella di costruire attività di collegamento con gli Alleati, assumendo il nome in codice di “Chino”. Prende contatto con la Croce Rossa Internazionale a Ginevra organizzando l’ospitalità e l’espatrio clandestino in questo paese ed entrando clandestinamente in Svizzera per aiutare personalmente gli internati italiani; nello stesso periodo pubblica articoli fortemente critici sul regime sul quotidiano cattolico L’Italia.

Dopo l’armistizio si rifiuta di aderire alla Repubblica Sociale Italiana ed è costretto a scappare. Si rifugia a brevemente a Macherio ma il 17 ottobre viene arrestato dalle SS con l’accusa di spionaggio e rinchiuso nel carcere di San Vittore; viene liberato dopo 10 giorni grazie all’intervento del cardinale Schuster, ma è sottoposto all’obbligo di firma. All’inizio del 1945 torna ancora latitante per rientrare all’Istituto Gonzaga solo a fine guerra. 

6La nuova vocazione di Don Gnocchi

Don Carlo Gnocchi con un alpino
Don Carlo Gnocchi con un alpino — Fonte: ansa

Don Gnocchi è tristemente consapevole che, concluso il conflitto, bisogna fare tutto quanto è possibile per ricostruire un ordine sociale e favorire una ricostruzione quanto più pacifica possibile. Rientrato a Milano, lascia l’incarico di direttore spirituale all’Istituto Gonzaga, assumendo il ruolo meno impegnativo di assistente ecclesiastico degli studenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Da questo momento si dedica solo all’opera di carità, grazie all’incarico di direttore dell’Istituto Grandi Invalidi di Guerra di Arosio, dove accoglie anche gli orfani di guerra. Alla fine del 1945 accoglie il primo mutilatino e decide la linea della sua missione pastorale

Per questo istituto crea l’associazione degli Amici di Arosio per il sostegno delle sue attività, coinvolgendo nomi influenti della buona società milanese e lavorando per:

  • sensibilizzare l’opinione pubblica mediante: articoli sui principali quotidiani nazionali, interventi radiofonici, cortometraggi destinati ai cinegiornali della Settimana INCOM, la promozione dell’iniziativa Settimana del sacrificio, la trasvolata oceanica dell'aereo "Angelo dei bimbi", il raid motociclistico Milano-Oslo.
  • Cercare fondi per ricovero e assistenza.
  • Strutturare un’accoglienza non meramente assistenziale ma incentrata sul recupero fisico e psicologico.

Nel 1946 pubblica Restaurazione della persona umana e la terza e definitiva edizione di Cristo con gli Alpini.

7L’opera di don Gnocchi

Don Carlo Gnocchi in udienza da Pio XII
Don Carlo Gnocchi in udienza da Pio XII — Fonte: ansa

Le richieste di ammissione all'Istituto di Arosio sono troppe per i posti disponibili; don Gnocchi chiede un aiuto concreto ai sostenitori dell’associazione degli Amici di Arosio e la contessa Matilde della Rocca affitta a un prezzo simbolico la propria villa a Cassano Magnano: diventa la Casa per orfani di guerra.

Contemporaneamente all’Istituto Grandi Invalidi di Arosio viene aperta una sezione per mutilatini, con il nome di "Casa del bambino mutilato di guerra".

L’11 luglio 1948 l’Opera di don Gnocchi ha ormai risonanza nazionale: don Carlo e alcuni mutilatini sono ricevuti in Vaticano da papa Pio XII e incontrano Luigi Einaudi, presidente della Repubblica, e Alcide De Gasperi. Il governo inizia ad organizzare in maniera istituzionale gli aiuti per l’opera di don Gnocchi; alcuni dei mutilatini sono trasferiti a Villa Irma ad Erba.

Nel 1947 don Gnocchi pubblica Elementi del problema divorzistico.

8Pro Infanzia Mutilata

Don Gnocchi con uno degli ospiti nel 'Campo internazionale mutilatini'
Don Gnocchi con uno degli ospiti nel 'Campo internazionale mutilatini' — Fonte: ansa

Il 12 ottobre 1948 viene costituita la Federazione Pro Infanzia Mutilata, riconosciuta ufficialmente l’anno il 26 marzo 1949 con Decreto del Presidente della Repubblica. Nello stesso anno don Gnocchi riceve l'incarico di consulente per l'emergenza mutilatini dalla presidenza del Consiglio

Nel 1951 don Gnocchi entra a far parte del Consiglio di amministrazione dell’Opera Nazionale Invalidi di Guerra (Onig) che riceve consistenti finanziamenti statali, in questo modo veicola i fondi necessari per l’assistenza ai minori.

La sua organizzazione è conosciutissima e si rende necessaria l’apertura di nuovi centri

  • Parma (1949)
  • Pessano (1949)
  • Torino (1950)
  • Inverigo (1950)
  • Roma (1950)
  • Salerno (1950)
  • Pozzolatico (1951).

Scioglie la Federazione Pro Infanzia Mutilata e crea la Fondazione Pro Juventute

9Una visione più ampia

Nel 1953 i Collegi della Pro Juventute si aprono ai poliomielitici: l’apertura delle strutture a una categoria diversa dai mutilatini costituisce la premessa per la costituzione di un’opera dedicata a tutte le giovani vittime di guerra, in una visione europeista.

Nel novembre del 1954 don Gnocchi presenta uno schema di disegno di legge per l’educazione e l’istruzione dei minorati fisici, garantendo loro il contesto e gli strumenti per assolvere l’obbligo scolastico.

Nel 1955 viene avviata la costruzione dell’innovativo centro pilota di Milano per la riabilitazione fisica, destinato alla cura e alla ricerca scientifica.

Beatificazione di Don Carlo Gnocchi. 25 ottobre 2009, Piazza del Duomo a Milano
Beatificazione di Don Carlo Gnocchi. 25 ottobre 2009, Piazza del Duomo a Milano — Fonte: getty-images

Alla fine di quell’anno don Carlo inizia a indebolirsi, il sospetto di forte esaurimento fisico viene presto sostituito da una drammatica rivelazione: ha un tumore allo stomaco con metastasi che sono arrivate nei polmoni. Muore il 28 febbraio del 1956 a Milano.

Su sua esplicita richiesta, le sue cornee vengono trapiantate su due ragazzi ciechi. Il suo gesto viene citato da papa PIO XII in un’udienza, legittimando ufficialmente il trapianto d’organi.

Monsignor Edoardo Gilardi subentra a Don Gnocchi alla guida della Fondazione Pro Juventute. 

Nel 1956 viene pubblicato postumo il libro Pedagogia del dolore innocente

È stato beatificato sotto il pontificato di papa Benedetto XVI il 25 ottobre 2009 in piazza del Duomo a Milano

10Il miracolo di Don Gnocchi

Dopo la morte di Don Carlo, tante sono state le persone e i fedeli che hanno dichiarato di aver ricevuto una grazia dal sacerdote. Per questa ragione, a trent'anni dalla morte, il cardinale arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini istituì il Processo sulla vita, virtù e fama di santità (processo Diocesano) il 6 maggio 1987 concludendolo positivamente il 23 febbraio 1991. In 199 sessioni si ebbe la deposizione di 178 testi e venne raccolta una copiosa documentazione, materiale istruttorio (per un totale di 4321 pagine) che venne presentato, come di norma canonica, alla Congregazione per le Cause dei Santi di Roma dove Fratel Leone Luigi Morelli viene nominato Postulatore della causa di canonizzazione. Alla morte di quest'ultimo, avvenuta nel 2002, subentra Fratel Rodolfo Cosimo Meoli e il 20 dicembre 2002 papa Giovanni Paolo II dichiara Don Gnocchi venerabile.

Nel 1979 l’elettricista Sperandio Aldeni è al lavoro su un impianto a Orsenigo, ma al momento di collegare l'interruttore alla linea, un fulmine si scarica sulla cabina. Una scarica da 15 mila volt lo penetra dalle braccia attraversando tutto il corpo e i suoi dipendenti, fra cui lo stesso figlio Marzio, assistono impotenti alle sue invocazioni in dialetto a don Gnocchi, verso il quale è sempre stato devoto.    

Se i primi soccorsi lo giudicano grave in base al tipo di incidente, presto si rendono conto che non ci sono danni seri; i medici che lo assistono parlano di un caso unico: anche se è pieno di bruciature sanguinanti e inebetito dal dolore, non riporta nessun danno cardiaco e nessuna lesione permanente.    

Nel suo paese si parla per anni di miracolo: il processo per stabilirlo viene aperto nel 2004 e convalidato l'anno successivo, fino al 17 gennaio 2009 quando Benedetto XVI firma la promulgazione del decreto con cui l’evento viene attribuito all’intercessione del Venerabile Carlo e si apre la via alla beatificazione.