Bilanci straordinari: quali sono e caratteristiche

Riassunto di economia aziendale sui bilanci straordinari: quali sono, caratteristiche e le differenze con il bilancio ordinario

Bilanci straordinari: quali sono e caratteristiche
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BILANCI ORDINARI E STRAORDINARI: DIFFERENZE

Bilanci straordinari: quali sono e caratteristiche
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I bilanci straordinari sono così definiti perché non vengono fatti con cadenza annuale come quelli ordinari, ma solo in corrispondenza di fatti eccezionali che richiedono la redazione di un bilancio aggiuntivo.

I bilanci ordinari sono notevolmente diversi da quelli straordinari, le principali differenze sono:

  • il bilancio ordinario si redige alla fine si ogni esercizio amministrativo al contrario di quello straordinario che si redige nel momento in cui si verificano fatti eccezionali che lo richiedono;
  • il bilancio ordinario è formato come sappiamo da Stato Patrimoniale, Conto Economico e Nota Integrativa mentre il bilancio straordinario è formato solo dallo Stato Patrimoniale;
  • nel bilancio ordinario le varie voci sono valutate seguendo i criteri prudenziali stabiliti dal codice civile all'art. 1426 mentre nel bilancio straordinario le voci sono valutate in modo del tutto diverso, in generale possiamo dire che sono valutate al valore corrente;
  • il bilancio ordinario ha come scopo la determinazione del reddito d'esercizio e del patrimonio di funzionamento mentre il bilancio straordinario ha scopi diversi, in generale ha lo scopo di valutare il valore economico di un'impresa o di una parte di essa;
  • il bilancio ordinario è sempre redatto dagli amministratori al contrario di quello straordinario che può essere redatto anche da soggetti esterni.

BILANCI STRAORDINARI: QUALI SONO

I principali eventi in corrispondenza dei quali si rende necessaria la redazione in un bilancio straordinario sono:

  • cessione;
  • fusione;
  • scorporazione;
  • scissione;
  • trasformazione;
  • liquidazione.

BILANCIO STRAORDINARIO DI CESSIONE

La cessione consiste nel trasferimento di un'azienda da un soggetto a un altro dietro pagamento di un corrispettivo in denaro (cessione in senso stretto) o di quote o azioni della società acquirente (cessione per apporto).

Quindi il pagamento di un'impresa ceduta può avvenire sia semplicemente con versamento in denaro, ma anche ricevendo dalla società acquirente un certo numero di azioni o di quote che varia in funzione del valore economico che viene attribuito all'impresa ceduta.

Ovviamente la cessione non interessa soltanto le società di capitali, ma qualunque tipo di impresa sotto forma societaria o di impresa individuale.

In ogni caso comunque si ha un'impresa che cessa di esistere e un'altra impresa che nasce o che comunque si espande acquisendo la società venduta.

Quindi sia il soggetto giuridico (ovvero quello responsabile legalmente) sia il soggetto economico (ovvero quello che effettivamente prende le decisioni) cambiano nel momento in cui un'impresa viene venduta.

La cosa più importante da fare nel momento in cui un'impresa viene ceduta è la valutazione dell'impresa stessa per stabilire quanto deve pagare il compratore o comunque quante azioni deve ricevere il proprietario o i proprietari dell'impresa che viene venduta.

IL VALORE DI CESSIONE DI UN'IMPRESA

Il bilancio straordinario di cessione ha proprio questo scopo: stabilire quant'è il valore dell'impresa che viene venduta.  Per determinare il valore di cessione di un'impresa ci sono tre modi:

  1. metodo reddituale;
  2. metodo patrimoniale;
  3. metodo misto.

Se si decide di seguire il metodo reddituale, si segue il principio secondo cui l'impresa viene vista come un qualcosa che è capace di rendere un certo capitale (che per semplicità viene considerato costante nel tempo anche se nella realtà delle cose non è mai così) per un numero illimitato, ma in taluni casi anche limitato di anni.

Cioè pensiamo all'impresa come a un titolo di credito che dà diritto a una rendita che può essere illimitata ma anche limitata a seconda dei casi (è limitata quando sappiamo già al momento della vendita che dopo un certo numero di anni l'impresa cesserà la sua attività).

Le rate della rendita ovviamente non sono altro che gli utili che si prevede che l'impresa possa conseguire negli anni successivi a quello della vendita. Quindi per valutare il valore dell'impresa, viene fatto il valore attuale della rendita le cui rate sono costituite dagli utili previsti per gli anni successivi.

Come si fa a stabilire quanto sono gli utili previsti per gli anni successivi? Si calcola prima di tutto il reddito medio normale, cioè il reddito medio ottenuto dall'impresa negli ultimi 3 o 5 anni, operando però sui vari redditi le seguenti modifiche:

  • i componenti di reddito straordinari non devono essere presi in considerazione;
  • si deve tenere di conto dell'inflazione, quindi i vari redditi che concorrono alla formazione della media devono essere prima rivalutati tenendo conto dell'inflazione;
  • l'opera direzionale dell'imprenditore, siccome verrà a mancare una volta ceduta l'impresa, deve essere quantificata e sottratta dal reddito.

Una volta fatta la media tra i redditi così modificati, è necessario aggiungere una percentuale da calcolarsi sul reddito medio normale partendo dal presupposto che i redditi negli anni successivi saranno superiori a quelli ottenuti negli anni precedenti, trovando così il reddito medio prospettico.

A questo punto, se si decide di calcolare il valore attuale considerando la durata dell'impresa come illimitata, il reddito medio prospettico dovrà essere diviso per il tasso di attualizzazione (non in percentuale, ma in valore assoluto, quindi se il tasso di attualizzazione è del 6% il numero che dobbiamo mettere al denominatore è 0,06).

Nel caso in cui si presuma la durata dell'impresa come limitata, dovremo fare invece il valore attuale della rendita limitata usando la formula che conosciamo per aver fatto matematica finanziaria. Il risultato di questa attualizzazione ci dà il valore di cessione dell'impresa determinato con il metodo del reddito.

Se usiamo il metodo patrimoniale, consideriamo invece il valore di cessione dell'impresa uguale al patrimonio netto dell'impresa stessa previe opportune rettifiche. Dobbiamo quindi prendere il patrimonio netto iniziale e attuare prima di tutto le seguenti revisioni:

  • togliere i crediti inesigibili e una percentuale di svalutazione dei crediti esigibili per rischi generici su crediti;
  • calcolare la quota di TFR maturata dall'inizio dell'esercizio al momento della cessione a aggiungerla al fondo per TFR rilevato nell'ultimo bilancio ordinario;
  • rilevare i ratei e i risconti passivi maturati.

A questo punto siamo arrivati al patrimonio netto revisionato. Il patrimonio netto revisionato deve essere sottoposto ad alcune rettifiche, cioè:

  • le immobilizzazioni devono essere valutate al costo di sostituzione;
  • le rimanenze di magazzino devono essere valutate al prezzo di presumibile realizzo;
  • i debiti devono essere valutati al costo di estinzione.

L'esecuzione di queste rettifiche comporta ovviamente variazioni in aumento o diminuzione del patrimonio netto revisionato in quanto ad esempio se le immobilizzazioni valutate al costo di sostituzione hanno un valore superiore al valore contabile, c'è un aumento dell'attivo e di conseguenza anche del patrimonio netto.

D'altra parte, ad esempio, i debiti registrati contabilmente al valore nominale verranno certamente ad avere un costo superiore se si considera il costo di estinzione (questo a causa degli interessi che su di essi dovranno essere pagati) e quindi aumenta il passivo e diminuisce il patrimonio netto.

Una volta eseguite sul patrimonio netto revisionato le rettifiche elencate sopra, arriviamo al patrimonio netto rettificato che è esattamente il prezzo di cessione.

Infine, il metodo misto prevede la fusione del metodo del reddito e del metodo del patrimonio. Ciò significa che dobbiamo determinare prima di tutto il patrimonio netto rettificato seguendo il procedimento visto sopra e poi dobbiamo aggiungere il soprareddito.

Per trovare il soprareddito, dobbiamo prima di tutto trovare il reddito medio di settore, che si trova moltiplicando il patrimonio netto rettificato per il tasso di rendimento medio del capitale investito nel settore dove opera l'azienda.

Quindi dobbiamo trovare il reddito medio prospettico seguendo il procedimento che abbiamo visto parlando del metodo reddituale. A questo punto togliamo dal reddito medio prospettico il reddito medio di settore e troviamo l'avviamento.

Trovato l'avviamento dobbiamo attualizzarlo, cioè se pensiamo che l'impresa abbia durata illimitata dobbiamo dividere l'avviamento per il tasso di attualizzazione mentre se pensiamo che abbia durata limitata dobbiamo usare la formula per il valore attuale delle rendite che conosciamo per aver fatto matematica finanziaria.

Il risultato dell'attualizzazione è appunto il soprareddito che va aggiunto al patrimonio netto revisionato per arrivare a determinare il valore di cessione dell'impresa.

Al momento della cessione però non c'è solo da trovare il prezzo di cessione, ma va anche fatto il bilancio straordinario di cessione, cioè lo Stato Patrimoniale revisionato, ovvero lo Stato Patrimoniale tenendo conto di tutte le rettifiche e di tutte le revisioni che abbiamo già trovato parlando del metodo patrimoniale per trovare il valore dell'impresa.

Le uniche voci del tutto nuove del patrimonio di cessione sono l'avviamento, che va nell'attivo e il prezzo di cessione che va nel passivo.

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