Bestiari medievali: cos'erano e cosa rappresentavano

Cosa sono i bestiari e cosa rappresentano i numerosi animali, reali e immaginari, presenti in queste opere? Scopri le caratteristiche e la simbologia presenti nei bestiari medievali.
Bestiari medievali: cos'erano e cosa rappresentavano
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1Cos'è un bestiario?

Tritone, XVI secolo. Illustrazione da un bestiario francese di una mitica creatura anfibia che sta per divorare una pecora. Collezione della Bibliotheque Nationale, Parigi
Tritone, XVI secolo. Illustrazione da un bestiario francese di una mitica creatura anfibia che sta per divorare una pecora. Collezione della Bibliotheque Nationale, Parigi — Fonte: getty-images

Dalla fine del XII secolo fino alla prima metà del XIV in Europa, e in maniera particolare in Inghilterra e Francia, si diffonde un particolare tipo di opera letteraria, in alcuni casi riccamente illustrata, in cui gli animali vengono catalogati e descritti nelle loro specifiche particolarità

I bestiari conoscono un rapido successo e diventano un elemento imprescindibile delle biblioteche di monasteri, alti prelati e nobili; contengono descrizioni di cervi, leoni, orsi, pantere ma anche di draghi e serre, creature marine dal corpo squamoso ma dotate di becco, zampe e ali d'uccello che avevano la capacità di uscire dall'acqua, sollevare le imbarcazioni prendendole tra gli artigli. 

Che fossero esseri reali di cui si aveva una conoscenza più o meno diretta oppure animali fantastici, gli autori di queste particolari opere non erano tanto interessati a darne una descrizione rigorosa dal punto di vista zoologico, quanto a descriverne le peculiarità caratteriali e morali

1.1Niente a che fare con la zoologia!

La volpe, 1564. Illustrazione da una copia francese del bestiario di Manuel Philes
La volpe, 1564. Illustrazione da una copia francese del bestiario di Manuel Philes — Fonte: getty-images

I bestiari sono, a tutti gli effetti, delle finestre aperte sulla cultura e le categorie di pensiero degli uomini del medioevo. Sebbene anch'essi suddividessero il regno animale in cinque famiglie – i quadrupedi, gli uccelli, i serpenti, i vermi e i pesci – gli scrittori medievali sono lontani dal pensiero scientifico a cui noi moderni siamo abituati, e assolutamente disinteressati a tentare una catalogazione zoologica come quelle redatte secoli dopo da scienziati come Linneo o Lamarck

I modelli letterari cui essi si rifanno si ritrovano in testi dell'antichità come la Naturalis historia di Plinio il Vecchio o il Physiologus, opera enciclopedica redatta nel I secolo in ambiente gnostico che contiene la descrizione di pietre, piante e animali in chiave allegorica e simbolica e che nel medioevo trova una larghissima diffusione.

I bestiari vengono redatti sull'esempio del Physiologus, ne ripropongono la lettura allegorica, la prospettiva metafisica, associando a ciascun animale descritto delle particolari capacità e caratteristiche che hanno un valore in quanto possono essere letti secondo chiavi morali, in un prospettiva religiosa; a loro volta però queste chiavi di lettura si modificano in base alle finalità che l'autore si propone, e le descrizioni delle diverse bestie variano con il passare del tempo ed il modificarsi delle intenzioni e della sensibilità che i vari autori si propongono.

Bestiario medievale
Bestiario medievale — Fonte: getty-images

Ogni animale rappresenta qualcosa, ogni sua peculiarità fisica simboleggia una particolarità morale e gli dà un preciso significato.   

E così il pelo della volpe, rosso come i capelli di Giuda, significa l'intima malvagità di una bestia considerata infida e malvagia;  

il leone e il cervo, d'altro canto, vengono spesso associati in maniera strettissima alla figura stessa del Cristo, arrivando addirittura all'identificazione nei casi più estremi;  

in altri casi gli attributi danno adito a letture contraddittorie: il gallo che difende fieramente il pollaio, appare il ridicolo sovrano di un cumulo di sterco, mentre il suo canto che annuncia il sorgere del sole può essere associato, in maniera negativa, al rinnegamento di san Pietro. 

I bestiari, perciò, vanno intesi come dei particolari libri d'argomento morale e religioso: parlando delle proprietà fisiche e morali essi in realtà si riferiscono ai fedeli, presentando loro modelli di virtù e di vizio, oppure un modo per richiamare immediatamente episodi delle Scritture.

1.2La funzione dell'analogia

Le caratteristiche dei diversi animali vengono recuperate e definite in base al senso comune e alle credenze popolari che li riguardavano, ma anche dalle opere che erano al fondamento stesso della cultura occidentale dell’epoca, come la Bibbia e le Etymologiae di Isidoro di Siviglia.  

Episodi legati ad animali dell'Antico Testamento come il serpente del Paradiso Terrestre, il corvo e la colomba del diluvio universale, il montone sacrificato da Abramo, i leoni del profeta Daniele, così come quelli del Nuovo Testamento come l'agnello del Cristo e la colomba dello Spirito Santo, l'asino della fuga in Egitto e le bestie dell'Apocalisse, diventano fonti per attribuire alle diverse bestie protagoniste significati e simbologie; allo stesso modo si utilizza il metodo etimologico definito dal vescovo Isidoro.  

L'Airone, 1564. Illustrazione da una copia francese del Bestiario di Manuel Philes
L'Airone, 1564. Illustrazione da una copia francese del Bestiario di Manuel Philes — Fonte: getty-images

Nei bestiari, come spesso succede nel mondo medievale, sono quindi l’analogia, la somiglianza, il sillogismo a creare collegamenti fondamentali e a indicare e suggerire l'attribuzione di determinate proprietà e specifici significati a ciascuna specie animale. 

L'analogia nel medioevo parte da un dato evidente per cercarne uno nascosto, in particolare ricerca e scova quelle connessioni tra il mondo carnale e finito e quello eterno, quello divino così come lo si conosce attraverso le verità rivelate nelle Scritture; in questa ricerca di connessioni i colori, le forme, i nomi e tutto quanto compone gli oggetti in questione, perfino le più minute particolarità, diventano un gancio che segnala e apre una porta su un significato ulteriore, che ne rivela l'essenza più intima e si colloca su un piano esclusivamente metafisico. 

2Dio, l'uomo e le bestie

Antilopi e altri animali, miniatura dal bestiario "Utilità degli animali" di Ibn Bukhtishu, 1298, Arte Islamica, XIII secolo
Antilopi e altri animali, miniatura dal bestiario "Utilità degli animali" di Ibn Bukhtishu, 1298, Arte Islamica, XIII secolo — Fonte: getty-images

I bestiari, quindi, proiettano la raffigurazione dell'animale in una dimensione metafisica, moraleggiante: le sue proprietà, i suoi vizi e le sue virtù, dialogano direttamente con quelli umani e gli aneddoti che li vedono protagonisti li mettono direttamente in connessione con la sfera religiosa e divina.  

L'assoluta novità che emerge da questo tipo di opere è la nuova sensibilità che l'uomo del medioevo rivela di avere nei confronti degli animali, cui riconosce un ruolo che questi non avevano mai avuto prima.  

Ovviamente questo nuovo ruolo introduce problemi altrettanto nuovi nel dibattito teologico, giacché da un lato è solo l'essere umano ad essere stato creato ad «immagine e somiglianza» di Dio, mentre tradizionalmente agli animali viene riconosciuto un ruolo subalterno, in quanto considerati esseri imperfetti, in alcuni casi addirittura impuri; questa concezione degli animali porta ad un loro utilizzo come strumento per sviluppare determinati discorsi, facendoli diventare protagonisti di metafore e simboli

Accanto a questa visione - certamente predominante, va detto – ce n'è però un'altra che intende esseri umani e bestie accomunati dal fatto di essere entrambi frutto della creazione divina: in questa chiave di lettura diventa assolutamente razionale la ricerca di similitudini tra uomini e animali, e il fatto che questi possano essere presi a modello per considerazioni di tipo morale; questa seconda chiave di lettura viene ereditata da Aristotele e si ritrova anche in san Paolo, che si spinge a dire che la salvezza di Cristo riguarda anche loro. 

Entrambe queste visioni si ritrovano i quei bestiari che hanno scopo moraleggiante e una prospettiva di tipo religioso e dottrinale. Ma nel tempo i temi e gli argomenti di queste opere si sono ampliate e diversificate e i bestiari sono fuoriusciti da una visione meramente religiosa per affrontare altri argomenti. 

2.1I bestiari medievali e Dante

I bestiari medievali offrivano l'interpretazione degli animali e delle loro caratteristiche in chiave simbolica e religiosa, l’ammonimento a rinunciare ai vizi e di perseguire le virtù. Si inserisce in questa concezione anche Dante Aligheri con il suo poema allegorico: la Divina Commedia. Infatti, come nei bestiari medievali, anche il Sommo Poeta nella sua più celebre opera utilizza gli animali come analogia dei vizi umani. Il rimando è immediato al Canto Primo dell’Inferno quando Dante incontra in ordine le tre fiere:

  • la lonza;
  • il leone;
  • la lupa.

I tre animali rappresentano per Dante rispettivamente: la lussuria e invidia (lonza), il leone simbolo della superbia e infine la lupa, delle tre bestie quella considerata più pericolosa, indicata come simbolo di avidità.

2.2Il bestiario d'amore

I navigatori che hanno scambiato la schiena di una balena per un'isola, si siedono su di essa per cucinare il cibo. Dopo una miniatura in un manoscritto del X secolo Bestiaire d'Amour di Richard Furnival
I navigatori che hanno scambiato la schiena di una balena per un'isola, si siedono su di essa per cucinare il cibo. Dopo una miniatura in un manoscritto del X secolo Bestiaire d'Amour di Richard Furnival — Fonte: getty-images

Si tratta di un'opera scritta dal francese Richard de Fournival nella prima metà del XII secolo. 

L'impostazione di catalogo enciclopedico tipica dei bestiari viene qui utilizzata per compilare un'opera che, attraverso il simbolismo animale, parla invece dell'amor cortese

Si tratta, perciò, di un'opera assolutamente originale rispetto alle precedenti dello stesso tipo: partendo dalla rappresentazione simbolica, de Forunival redige un manuale che insegna le insidie dell'amore, a sedurre la donna amata e conservarne l'amore o, al contrario, come resistere al suo fascino e non farsene conquistare, come non diventare vittima dei suoi cambiamenti d'umore; come nei bestiari tradizionali, le caratteristiche dei singoli animali si agganciano ai vizi e alle virtù e ai comportamenti che donne e uomini hanno in campo amoroso.  

Per fare un esempio, in un singolare parallelismo (dal gusto francamente misogino, usando l'ottica contemporanea) la natura del lupo viene paragonata a quella della donna: il lupo perde tutta la sua forza se viene visto per primo dall'uomo mentre, al contrario, se è il lupo per primo ad accorgersi della presenza dell'uomo è quest'ultimo a rimanere terrorizzato e perdere tutte le forze; allo stesso modo l'uomo deve comportarsi con la donna come con un lupo, e lasciare che sia lei a dichiarare per prima il suo amore verso di lui, quando accade il contrario l'uomo viene certamente respinto! 

2.3Animali simbolo dei bestiari

Come genere letterario, il bestiario ha conosciuto un successo abbastanza duraturo e una diffusione notevole; ma, come s'è in parte visto in merito al Bestiario d'amore, le opere di questo tipo, a dispetto della loro impostazione enciclopedica, non sono tutte identiche, né offrono tutte la stessa lettura e lo stesso significato delle caratteristiche e proprietà dei vari animali, che anzi cambiano sensibilmente in base alle intenzioni dei diversi autori. 

Esistono però alcuni animali che hanno una predominanza particolare, con un carico simbolico talmente tanto importante da essere letto in maniera praticamente univoca da tutti gli autori

2.4Il leone

Viene descritto come il re degli animali selvatici e il più forte tra di essi, un ritratto che trova le sue radici nelle Etymologiae, in Plinio e nella Bibbia.   

Se le Scritture lo descrivono come una bestia feroce e terribile, le prime due opere ne sottolineano invece la regalità e il predominio sugli altri animali: nel medioevo queste caratteristiche vengono esaltate, e la figura del leone accostata a quella del Salvatore stesso.   

Al leone vengono attribuiti comportamenti che rimandano, simbolicamente, all'azione salvifica di Cristo in un processo di sovrapposizione che arriva fino all’identificazione; l’allegoria che mette sullo stesso piano Cristo e il leone è alla base dell'usanza di porre statue leonine all'ingresso di chiese e cattedrali, a simboleggiare il Figlio di Dio che protegge la comunità dei credenti

2.5La scimmia

Scimmie da un bestiario del XII secolo
Scimmie da un bestiario del XII secolo — Fonte: getty-images

Al contrario del leone, la scimmia rimanda ad un piano simbolico totalmente negativo

Si è visto come nella cultura medievale l'analogia, la somiglianza e la capacità di associazione fossero un metodo privilegiato di conoscenza e, difatti, il difetto principale della scimmia è quello di assomigliare all'essere umano. 

Solo l'uomo è stato creato a «immagine e somiglianza» di Dio, e un animale che cerca di imitarne le fattezze non può che essere visto come qualcosa di altamente impuro, a tratti anche demoniaco. 

In effetti, nella cultura medievale la scimmia incarna quanto ci sia di peggio: esteticamente brutta, simulatrice, falsa, lunatica e pessima madre, pronta a sacrificare i propri figli pur di salvarsi

2.6Il drago

Per la cultura medievale si tratta di un animale reale. Nonostante ciò gli autori non ne danno una descrizione precisa: il numero delle zampe varia da quattro a nessuna, a volte ha due teste, a volte le ali; di certo il suo alito è pestilenziale, al punto che a volte sputa fuoco, ha la lingua biforcuta e i denti appuntiti, la sua pelle è squamosa e durissima tanto che può essere usata come armatura.   

È una delle rappresentazioni più classiche del demonio, e infatti viene combattuto da san Giorgio, dall'arcangelo Michele e dalle sante Marta e Margherita.