Benvenuto Cellini: biografia e opere
Indice
1Benvenuto Cellini: vita di un artista maledetto
Benvenuto Cellini nasce a Firenze il 3 novembre del 1500, figlio di un colto capomastro, si applica fin da giovane per apprendere il mestiere di orefice presso vari maestri d’arte a Bologna, Pisa e Roma. Nel 1523 fugge da Firenze per aver commesso un omicidio e trova riparo a Roma dove rimane per molti anni.
Qui partecipa alla difesa di Castel Sant’Angelo durante il Sacco del 1527 e gode della benevolenza di papa Clemente VII che nel 1529 gli affida l’incarico di maestro presso la Zecca pontificia dove il Cellini apre una propria bottega. Incline alla violenza, la protezione del papa gli è utile in occasione di un secondo omicidio, che gli viene perdonato dal pontefice.
Clemente VII muore nel 1534, e il nuovo papa Paolo III non è affatto ben disposto nei confronti del Cellini, che si trova così costretto a fuggire una prima volta dopo l’aggressione ai danni di un notaio, ed una seconda volta dopo un altro omicidio.
Arriva in Francia, dove lavora a lungo come orefice alla corte di Francesco I. Ritornato a Roma nel 1538 viene condannato ad un anno di prigionia per un furto che avrebbe commesso nei giorni del Sacco del 1527.
Dopo un secondo arresto nel 1539 lascia definitivamente Roma e si trasferisce di nuovo alla corte di Francia dove riprende l’attività di orefice che svolge fino al 1545, quando deve allontanarsi a causa di forti attriti con altri artisti. In quest’anno torna a Firenze, dove riceve da Cosimo I de Medici la commissione per la statua del Perseo che realizza nel 1549. Questa è l’ultima opera del Cellini orefice e scultore, dopo di che comincia la sua attività letteraria.
In generale, la vita dell’artista sembra arrivare ad una svolta: nel 1558 prende gli ordini ecclesiastici, ma li abbandona nel 1560 per sposarsi. Dal punto di vista della produzione letteraria scrive un trattato sulla scultura ed uno sull’oreficeria, entrambi pubblicati nel 1569, e compone anche delle rime, ma la sua opera maggiore rimane la Vita, un’autobiografia in due volumi che rimane inedita per due secoli e che conosce grande fortuna nel pubblico romantico.
2Firenze ai tempi di Cosimo I e di Giorgio Vasari
Benvenuto Cellini, lo si è capito dalle sue vicende, è una figura umana la cui complessità si rispecchia nella sua produzione artistica. Nato come scultore negli ultimi anni di vita si dedica alla letteratura, un campo nel quale la stesura della sua autobiografia rimane il lascito di maggior peso.
2.1Cosimo I e la ripresa dell'arte a Firenze
Finita la parentesi repubblicana Cosimo I restaura definitivamente il potere mediceo su Firenze e mette in atto un vasto programma di recupero e promozione culturale finalizzato sia a rinnovare l’antico prestigio della città con l’apertura di nuovi grandi cantieri.
Cosimo, desideroso di dare di sé l’immagine di un signore illuminato e colto, si dimostra aperto e conciliante nei confronti dei repubblicani più moderati, cui permette di rientrare dall’esilio, e richiama alla sua corte un gran numero di artisti e letterati con l’intento di riunire tutte le grandi personalità della cultura fiorentina e di collegare idealmente la grande stagione culturale della Firenze quattrocentesca con la nuova che si sta avviando sotto la sua signoria.
2.2Vasari e Le Vite D'Artista
La cultura quattrocentesca considera le arti figurative come la pittura e la scultura come forme espressive minori, assegnando maggiore nobiltà alla letteratura, ma le esperienze artistiche italiane che realizzatesi proprio nel Quattrocento e nel primo Cinquecento smontano quest’idea elevando le arti figurative a maggiore dignità. È sulla base della consapevolezza di questa nuova dignità che Giorgio Vasari scrive le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori ed architettori.
Si tratta, come suggerisce il titolo stesso, di una raccolta di biografie dei più importanti artisti ed architetti italiani dal Duecento fino ai suoi contemporanei. In questo catalogo il Vasari indica tre momenti nella storia dell’arte ognuno dei quali ha precise caratteristiche: Cimabue e Giotto vengono indicati come i migliori esponenti della rinascita artistica, il Quattrocento vede invece il trionfo del genio artistico che giunge al culmine nel terzo periodo con la figura di Michelangelo Buonarroti, contemporaneo di Vasari.
3La Vita di Benvenuto Cellini
Benvenuto Cellini scrive la sua autobiografia tra il 1558 e il 1566, raccontando quella che è stata la sua vita fino al 1562. Concettualmente quest’opera si collega alle biografie d’artista scritte dal Vasari e vuole esserne in qualche modo una risposta: Vasari, infatti, pubblica le sue biografie per la prima volta nel 1550 e di nuovo nel 1566 con delle integrazioni, ma nessuna delle due edizioni parla del grande scultore.
L’opera di Cellini risente del peso delle tradizioni letterarie fiorentine e giunge ad una realizzazione finale per molti versi originale. Cellini recupera lo stile delle “ricordanze” dei mercanti fiorentini, una forma letteraria tipica dei membri dell’aristocrazia fiorentina che, partendo dalle proprie esperienze, scrive pratici consigli o avvertimenti morali a beneficio dei discendenti.
Ma è proprio su questo punto che Cellini si dimostra innovativo al punto di far parlare del primo esempio di autobiografia moderna: egli è l’unico protagonista di un racconto dal quale è difficile dedurre esempi di vita. Cellini si presenta come il protagonista di una vita straordinaria, segnata da prodigi ed eventi soprannaturali, che hanno il loro apice al momento della sua conversione in seguito ad un’apparizione divina durante il periodo di reclusione a Castel Sant’Angelo.
Egli propone ai lettori il racconto di una vita tutta dedicata all’affermazione di sé stesso, in cui sono privi momenti di dialogo interiore o di crisi. Anche le sue sculture ed i suoi lavori vengono presentati come semplici manifestazioni del suo essere: differentemente dalle biografie del Vasari, non gli interessa raccontare la sua evoluzione artistica, né collocare sé stesso all’interno di un discorso artistico più ampio.
Egli sa che la sua fortuna dipende dal suo lavoro, e che questo dipende a sua volta dall’opinione che i vari committenti, principi e nobili, hanno di lui. Partendo da questo punto si comprende sia il motivo di quest’autoritratto forte e superbo, che il profondo conflitto che egli stesso vive, cioè quello di obbedire alle norme cortigiane che detesta, un conflitto che è forse la causa degli eccessi d’ira che hanno segnato la sua vita.
L’uso di toni linguistici fortemente popolareschi, ed uno stile scrittorio caratterizzato da un ritmo veloce allontanano l’opera dalla tipica armonia rinascimentale costituendone un’ulteriore elemento innovativo.