Benito Mussolini: biografia, politica, morte

Vita, morte e politica di Benito Mussolini, fondatore del fascismo in seguito alla Marcia su Roma del 1922. Approfondimento di studio sul dittatore italiano

Benito Mussolini: biografia, politica, morte
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Mussolini: chi era

Benito Mussolini
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Benito Mussolini è stato il fondatore del partito fascista, politico, giornalista e dittatore italiano, Mussolini è nato a Dovia di Predappio (Forlì-Cesena) il 29 luglio 1883 e morto a Giulino di Mezzegra (Como) il 28 aprile 1945.

Gli inizi della storia politica di Mussolini avvengono nel Partito Socialista, a cui si iscrive alla fine del 1900, sperando di poter trovare un compromesso tra il senso di ribellione verso la società e la ricerca di un ambiente in cui vivere. Mussolini viene chiamato a Trento, dove assume la carica di segretario della camera del lavoro e la direzione del settimanale socialista "L'avvenire". Nel 1909 torna a Forlì, dove nel 1915 sposa Rachele Guidi. Nel 1910 viene nominato segretario della sezione forlivese del Partito Socialista, di cui fonda e dirige l'organo di stampa, il settimanale "La lotta di classe".

Il 1 dicembre 1912 viene nominato direttore dell'Avanti, organo ufficiale del partito, e si trasferisce a Milano. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Mussolini si schiera tra i neutralisti, ma nell'ottobre 1914 cambia atteggiamento, proclamando sull'Avanti prima la tesi del passaggio dalla neutralità assoluta a quella condizionata e poi la necessità dell'intervento a fianco dell'Intesa. La tesi non viene accolta dall'assemblea della sezione socialista di Milano del 24 novembre 1914 e Mussolini viene espulso dal partito.

Mussolini e il fascismo

Dopo un periodo di eclisse tra la fine della guerra e l'immediato dopoguerra, le fortune politiche di Mussolini hanno un nuovo e decisivo impulso con la fondazione a Milano, il 23 marzo 1919, in piazza San Sepolcro dei "fasci italiani di combattimento". Caratteri essenziali del movimento fascista sono un esasperato nazionalismo, il ricorso sistematico alla violenza come metodo di lotta politica, l'avversione di fondo per lo Stato democratico e le istituzioni parlamentari.

Mussolini e la marcia su Roma

L'abilità demagogica e manovriera di Mussolini, l'appoggio finanziario del grande capitale industriale e degli agrari, la disorganizzazione degli avversari, la debolezza dei governi e la passività degli organi dello Stato di fronte alle violenze squadristiche, il filofascismo di una larga parte della classe dirigente e dell'esercito permettono al movimento (diventato Partito Nazionale Fascista nel novembre 1921) di intensificare sempre più la sua azione rivolta alla presa diretta del potere, che culmina il 28 ottobre 1922 nella Marcia su Roma delle camicie nere.

Il 30 ottobre 1922 benito Mussolini ottiene dal re l'incarico di formare il nuovo governo. Il 12 gennaio 1923 istituisce il Gran consiglio del fascismo e poco dopo crea la Milizia volontaria per la sicurezza nazionale. Il 18 novembre 1923 fa approvare una legge elettorale maggioritaria (legge Acerbo) intesa a garantire al partito di maggioranza relativa i due terzi circa dei seggi della camera. Le leggi "fascistissime" del 24 dicembre 1925 e 31 luglio 1926 assicurano al duce un potere personale pressoché assoluto e il 6 novembre 1926 vengono soppressi tutti i partiti (ad eccezione di quello fascista), le organizzazioni sindacali e ogni libertà di stampa e di riunione.

L'11 febbraio 1929 stipula con la Santa Sede i Patti lateranensi, che risolvono il grave problema dei rapporti tra Stato e Chiesa rimasto insoluto dal 1870, anno della presa di Roma. In politica estera imbocca la via dell'alleanza con la Germania di Hitler.

Scoppiata la Seconda Guerra Mondiale, Mussolini non interviene subito a fianco dell'alleato, proclamando inizialmente la "non belligeranza". Ma le strepitose vittorie tedesche nella primavera del 1940 lo inducono, il 10 giugno, a dichiarare guerra alla Francia e alla Gran Bretagna.

Il crollo del fascismo

L'andamento sempre più disastroso del conflitto, in URSS e Africa settentrionale, mentre si profila la disfatta generale delle forze dell'Asse, porta il Gran consiglio fascista, dopo lo sbarco angloamericano in Sicilia, a votare, su proposta di Dino Grandi, nella notte dal 24 al 25 luglio 1943, una mozione di sfiducia a Mussolini. Il 25 luglio 1943 viene fatto arrestare dal re, che affida il governo al maresciallo Badoglio. Il Partito fascista è sciolto.

Morte di Mussolini

Mussolini viene liberato, pochi giorni dopo l'annunzio dell'armistizio italiano, da un commando di paracadutisti tedeschi guidato dal maggiore delle SS Otto Skorzeny (12 settembre) e portato in volo in Germania, da dove annuncia (17 settembre) la creazione della Repubblica Sociale Italiana, il cui primo governo viene costituito il 23 settembre. Tornato in Italia, si insedia a Gargnano, sul lago di Garda, come capo dello Stato e del governo della "Repubblica di Salò".

Dopo il crollo della linea gotica si trasferisce a Milano (17 aprile 1945) e il 25 aprile cerca vanamente di trattare la resa col Comitato di liberazione. Fugge quella notte verso Como, ma viene fermato il 27 aprile dai partigiani a Musso, trattenuto in stato d'arresto nella vicina Dongo e fucilato nel pomeriggio del 28 a Giulino di Mezzegra con la sua amante Clara Petacci, per ordine del CLN.

Il 29 aprile, insieme ad altri 16, i cadaveri di Benito Mussolini e quello di Claretta Petacci vengono portati a Piazzale Loreto, a Milano, appesi per i piedi ed esposti al pubblico.

Mussolini e Claretta Petacci

La storia di Benito Mussolini e Claretta Petacci è una tragica e controversa vicenda. Claretta Petacci, nata il 28 febbraio 1912, era una giovane donna proveniente da una famiglia benestante che nel 1932, all'età di 20 anni, incontrò Mussolini per la prima volta a Villa Torlonia a Roma. Da quel momento, iniziò a frequentare i circoli dell'élite fascista e divenne sempre più coinvolta nella vita del Duce. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Claretta ebbe un ruolo sempre più prominente nella cerchia ristretta di Mussolini.

Clartta Petacci
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Diventò una delle sue amanti, anche se il rapporto tra i due era caratterizzato da alti e bassi e spesso dalla gelosia di Mussolini.

Nel 1943, l'Italia si trovò in una situazione disperata, con l'avanzata degli Alleati e la perdita di controllo del paese da parte dei fascisti. Mussolini fu deposto e arrestato il 25 luglio 1943, ma venne liberato dai tedeschi, che lo reinsediarono come leader della Repubblica Sociale Italiana, uno stato fantoccio controllato dai nazisti.

Nel corso degli anni seguenti, Mussolini si trovò sempre più isolato e alla ricerca di una via di fuga. Nel 1945, con la fine imminente della guerra e l'avvicinarsi delle truppe alleate, Mussolini cercò di fuggire in Svizzera, ma il piano fallì. Il 27 aprile 1945, insieme a Claretta Petacci, si nascose a Dongo, un paese in provincia di Como, dove furono infine catturati dai partigiani italiani.

Il 28 aprile 1945, Mussolini e Petacci furono giustiziati dai partigiani, segnando la fine del regime fascista italiano. I loro corpi furono appesi a testa in giù in Piazzale Loreto a Milano come monito per i simpatizzanti fascisti. Questa brutale esecuzione segnò la fine definitiva del regime di Mussolini e simboleggiò il crollo del fascismo in Italia.

La storia di Mussolini e Claretta Petacci è stata oggetto di controversie e speculazioni per anni. Mentre alcuni hanno dipinto Claretta come una giovane donna innamorata del Duce, altri l'hanno vista come una figura opportunistica e ambiziosa che cercava il potere attraverso la sua relazione con lui. Indipendentemente da come sia stata realmente la loro relazione, la fine tragica e violenta di entrambi mette in luce il caos e la distruzione portati dal regime fascista durante il conflitto.

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