Belle Époque nell'arte: significato e caratteristiche

La Belle Époque nell'arte: caratteristiche e contraddizioni, contesto storico e innovazioni delle forme d'arte alla fine dell'Ottocento
Belle Époque nell'arte: significato e caratteristiche
ansa

1La Belle Époque: il progresso, il benessere, la pace

La Belle Époque rappresenta un periodo che guarda al futuro con un rinnovato ottimismo: la guerra tra Francia e Prussia è finita, l’unità d’Italia è compiuta, l’Europa vive in pace da trent’anni. L’industria è in espansione in tutti i settori, produzione e consumo cominciano ad assumere dimensioni di massa. Le ferrovie, i transatlantici, i voli aerostatici riducono i tempi e le distanze, le due sponde dell’Atlantico non sembrano più così lontane.
I prodigi dell’elettricità, delle comunicazioni radio, della chimica e della medicina migliorano la qualità della vita. La fotografia, il cinema, il ballo e lo sport offrono svago e divertimento per tutti, sventano il pericolo dell’alienazione. Le città si illuminano, si arricchiscono di stazioni, teatri, biblioteche, sedi espositive, nascono cioè le moderne capitali.
Si avvicina il nuovo secolo e la società occidentale lo attende con ottimismo e fiducia. Il pensiero positivista ha vinto, l’umanità sembra avviarsi verso un destino di felicità e di piena realizzazione, dove non c’è posto per la povertà, la malattia e la guerra.
È l’Europa alla fine dell’800, è la Belle Époque.     

2Il cinema alla conquista del mondo nella Belle Époque

Storica foto di August Lumière, uno degli ideatori del cinema
Fonte: ansa

Una delle più grandi innovazioni risalenti alla Belle Époque è quella legata al cinema. Il 28 dicembre del 1895 nel Gran Café al Boulevard des Capucins i fratelli August e Louis Lumière presentano al pubblico la loro invenzione, il cinematografo. È il punto d’arrivo di anni di ricerche, di faticosi tentativi e di studi sulla fisiologia della visione. Le immagini fotografiche si muovono, sembra un miracolo invece è il frutto più avanzato della tecnologia.  

La prima proiezione racconta le buffe imprese di un giardiniere maldestro, il pubblico ride, si diverte, applaude. Ancora non è chiara la portata rivoluzionaria di questo mezzo di espressione e comunicazione. Dall’attività amatoriale a quella industriale però il passo è breve, i fratelli Lumière insieme a Charles Pathé fondano una società che letteralmente si lancia “alla conquista del mondo” e che domina il mercato fino agli anni venti, producendo e distribuendo film, fabbricando cineprese e fondando il primo cinegiornale della storia. 

Con la capacità di creare immagini in movimento, il cinema apre una nuova frontiera della narrazione e infrange l’ultima barriera dell’arte figurativa. Inizia quindi un dibattito sull’essenza della creazione artistica, sull’imitazione, sulla riproducibilità, sulla preminenza della tecnica sull’invenzione.
Un dibattito forse mai concluso ma ampiamente superato dall’adozione universale di questo nuovo linguaggio. Niente come il cinema ha rivoluzionato l’arte nell’età contemporanea.  

3Le esposizioni universali della Belle Époque

L'esposizione universale di Parigi del 1889
Fonte: ansa

Se i conflitti armati cessano non viene però meno lo spirito nazionalista. La competizione tra i paesi si gioca nell’ambito dell’economia, della produzione industriale, dell’arte e il terreno di scontro (e di incontro allo stesso tempo) sono le grandi esposizioni universali. È nell’allestimento di queste grandi “cattedrali dell’effimero” che si manifesta la potenza degli stati, la capacità tecnica e il livello di progresso raggiunto dai popoli.
È l’Inghilterra a inaugurare il primo di questi grandiosi eventi, con l’esposizione di Londra del 1851, cui seguiranno quelle di Parigi, New York, Filadelfia, Amsterdam, Copenaghen, Saint Louis... 

Si espone tutto, merci di ogni tipo, quadri e sculture accanto a pezzi di fabbrica, prodotti dell’agricoltura e dell’artigianato, progetti architettonici di ampio respiro e pezzi d’arredo. Nasce così un’idea democratica della produzione, artistica, intellettuale o industriale che sia. Il gusto è sempre meno orientato dai dettami accademici, espressione di una élite aristocratica, e sempre più orientato a soddisfare i bisogni di una classe borghese, imprenditoriale e dinamica, che al bello vuole in ogni caso unire l’utile.  

Fondamentale non è solo il contenuto ma anche il contenitore. Le strutture espositive realizzate per le grandi esposizioni devono trasmettere un senso di universalità, devono essere grandiose, luminose, funzionali devono incarnare esse stesse l’idea della modernità. È la nuova architettura degli ingegneri, fatta di ferro e di vetro. 

Crystal Palace: la Grande Esposizione di Londra nel 1851
Fonte: ansa

Esempio supremo il Crystal Palace di Londra, realizzato da Joseph Paxton. Una gigantesca serra prefabbricata da settantamila metri quadrati, montata al centro di Hyde Park. Una intelaiatura modulare metallica sosteneva la costruzione, divisa in cinque navate nel senso longitudinale. In alzato l’edificio si sviluppava su tre piani, sovrapposti secondo uno schema a gradoni. Al centro, era posto trasversalmente un transetto voltato. Pareti e coperture erano realizzate in vetro. A dispetto della volumetria l’edificio si caratterizzava per ariosità e leggerezza, quasi fosse una teca delicata, adagiata su un giardino senza alterarne l’aspetto, inglobandone i prati, gli alberi e le fontane.

Tocca a Parigi l’onere e l’onore di organizzare l’evento di chiusura del vecchio secolo e di apertura del nuovo. Per l’esposizione del 1900 si costruiscono il Petit Palais e il Gran Palais, ma molti altri edifici vengono utilizzati come padiglioni, l’intera città si fa mostra.
Nella guida realizzata per i visitatori è tangibile il senso di ottimismo e di orgoglio, la fede incrollabile nel futuro, nell’uomo e nelle sue possibilità: «[…] sarà una enciclopedia del secolo, un riassunto dei progressi compiti in tutti rami del sapere umano; spiegherà il cammino e lo sviluppo dell’industria, gli immensi progressi della scienza, l’evoluzione della letteratura e delle belle arti».

4La Belle Époque e il nuovo volto delle città

Scorcio del Ring di Vienna
Fonte: ansa

Le capitali europee, tutte città di fondazione antica e caratterizzate da tessuti medievali cominciano nella seconda metà del XIX secolo a cambiare forma. C’è bisogno di ordine e pulizia, è necessario distinguere i luoghi della produzione da quelli del commercio, le zone amministrative da quelle abitative. Si devono tenere distanti le case degli operai da quelle dei borghesi.
I fitti tessuti viari non sono adatti alle nuove esigenze della vita moderna, servono strade ampie e rettilinee, che possano essere attraversate in tram o in automobile, le facciate degli edifici devono essere allineate per ospitare i negozi e le vetrine.  

A Parigi l’urbanista Georges-Eugène Haussmann mette in atto una vera e propria opera di sventramento del centro storico per la realizzazione dei grandi boulevard, illuminati di giorno e di notte. Allo stesso tempo sorgono nuovi quartieri periferici e viene messa a punto una fitta rete di trasporti, i boschi reali vengono trasformati in parchi pubblici.
Altro importante esempio è Vienna, dove Ludwig Ditter von Forster sostituisce le antiche mura con il Ring, un’ampia strada ad anello servita dai trasporti pubblici.
Allo stesso tempo gli spazi urbani si arricchiscono di gallerie e torri, le prime con funzione di centri di commercio e di aggregazione le seconde con lo scopo di trasformare visivamente lo skyline, di rendere percepibile anche da lontano l’aspirazione al nuovo.  

1880: Galleria Vittorio Emanuele II a Milano
Fonte: ansa

Di notevole interesse in questo senso la realizzazione della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano. La struttura doveva costituire lo snodo urbanistico tra la piazza del Duomo, centro medievale urbano, sistemato e ampliato e quella della Scala, simbolo invece della cultura neoclassica. L’architetto Giuseppe Mengoni progetta una struttura a quattro bracci voltati a botte che convergono in un ottagono centrale coperto da una grande cupola. Il Comune si occupa degli edifici che costituiscono le strutture portanti mentre le coperture in ferro e vetro vengono realizzate da una ditta inglese. All’interno decorazioni a stucco e ad affresco, di gusto squisitamente eclettico, celebrano l’ingegno umano e i continenti a rappresentare l’impulso della città verso il nuovo e verso il mondo. 

La più celebre torre moderna è senz’altro quella edificata dall’ingegnere Gustave Alexandre Eiffel in occasione dell’esposizione universale del 1889. Un’architettura che si ispira alle strutture dei ponti, in cui quattro grandi archi sostengono altrettanti tralicci che, innalzandosi, si uniscono in uno solo.
L’altissimo pinnacolo è un monumento a sé stesso, alla città e al suo tempo, è privo di elementi decorativi ma è esso stesso elemento decorativo, elemento che definisce il volto di un continente e di un’era con un ricamo fatto di assi di ferro intrecciati. 

La Torre Eiffel in costruzione
Fonte: ansa

Il problema dell’ottimizzazione dello spazio urbano si avverte anche oltreoceano, dove nelle costruzioni di fine secolo fa la sua comparsa l’acciaio. Alder e Sullivan costruiscono a Chicago i primi grattacieli, edifici che presentano un vertiginoso slancio verticale resi accessibili dagli ascensori. Le strutture portanti sono metalliche e si trovano all’interno. Il rivestimento perimetrale esterno non ha funzioni statiche, è leggero, elegante, costituito a ampie vetrate raccordate tra loro da murature sottili.
Nessun altro edificio racchiude in sé la carica simbolica di affermazione, potenza e prestigio delle nuove metropoli americane.

5Le arti applicate nella Belle Époque

La produzione industriale degli utensili, delle suppellettili e dei pezzi d’arredo pone il problema della serialità. Se, in altre parole, era possibile per una fascia sempre più ampia di persone la possibilità di acquisto di ogni tipo di oggetto era anche evidente lo scarto qualitativo rispetto al pezzo artigianale.
La nuova classe dirigente, ricca e potente necessita di una produzione di alto livello che non trascuri l’aspetto estetico, cresce quindi il fenomeno di artisti che disegnano pezzi destinati alla produzione industriale. Nascono le arti applicate e l’industrial design.
Propugnatore di questa tendenza è l’inglese William Morris, creatore della Arts and Crafts Exhibition Society. 

L’Inghilterra è all’avanguardia in questo settore, nel 1872 nasce il Museo di South Kensington, il primo museo europeo di arti decorative, con annessa scuola e biblioteca.
Segue senz’altro la Francia dove, nelle esposizioni di fine secolo trovano regolarmente spazio le cosiddette “arti minori”. Il sincretismo tra arte e industria è tratteggiato molto bene da un produttore di carte da parati che redige un articolo di presentazione dei suoi prodotti, dal titolo La carta da parati a servizio della pittura: «Osservando l’analogia che esiste tra i nostri procedimenti e quelli dell’affresco e del camaieu, ho pensato che si potrebbe arrivare a tradurre sulle carte da parati tutti brani di buona pittura e in conseguenza del prezzo a buon mercato dei nostri prodotti, diffondere in tutti gli angoli del mondo le creazioni migliori dell’arte pittorica. Associando ai miei lavori industriali dei nomi illustri, ho la coscienza di aver preparato delle vie nuove per il progresso e di aver ravvicinato la nostra industria all’arte, dalla quale trae in gran parte il suo splendore».

Negli Stati Uniti molta attenzione è rivolta all’arredamento, linee eleganti e raffinate si uniscono al comfort e alla funzionalità. A Filadelfia viene presentato per la prima volta il letto-armadio, un mobile dalle sofisticate forme decó che all’occorrenza si trasforma in un letto, rimedio efficace ai problemi di spazio delle nuove abitazioni americane. Celebre è anche la poltrona a dondolo dei fratelli Thonet, dalle forme semplici che richiamano elementi della natura, studiata per oscillare ma con un sistema anti-ribaltamento.  

Sedie e divani dal catalogo dei Fratelli Thonet per l'Esposizione Universale di Londra
Fonte: ansa

Il vetro, sempre più utilizzato nelle costruzioni, diventa materiale indispensabile anche nell’uso domestico. La lampada elettrica si impreziosisce di pezzi colorati incastonati su montature metalliche. A New York, nel 1892, su iniziativa di Luouis Comfort Tiffany, nasce la Tiffany Glass and Decorating Company, che affronta nello specifico il problema dell’allestimento e della decorazione degli interni.
All’inizio del secolo tutte queste tendenze confluiranno in una vera e propria corrente artistica, quella dell’Art Nouveau, proposta in tutta Europa dalle scuole di secessione. 

6Le contraddizioni e la fine della Belle Époque

In quest’ottica di pace, prosperità, fioritura delle arti industriali la Belle Époque si prospetta dunque come vera età dell’oro. Ma è così per tutti? Si tratta in realtà anche di un periodo denso di contraddizioni, di eccessi nazionalistici, di conflitti sociali gravidi di conseguenze drammatiche.
Accanto al volto illuminato e moderno ogni grande città ne ha anche uno oscuro e nascosto, nelle periferie degradate si ammassano in convivenza forzata migliaia di lavoratori, che devono ancora lottare per vedere riconosciuti equi salari e condizioni di lavoro dignitose. La classe contadina si disgrega completamente, quelli che non trovano posto nelle nuove fabbriche emigrano nel nuovo continente, perdendo terra, affetti e identità. 

È anche l’età dell’imperialismo e del colonialismo. Buona parte della ricchezza delle grandi potenze europee si basa sullo sfruttamento dei domini extraterritoriali. L’intera Africa è spartita tra Inghilterra, Francia, Belgio, Germania e Danimarca. L’India e l’Australia sono completamente assoggettate alla corona Inglese, l’Indonesia è dominata dagli olandesi.
All’interno dei grandi imperi, quelli che saranno spazzati via dalla prima guerra mondiale, si registrano fermenti, movimenti indipendentisti e separatisti.
Il sogno di progresso, democrazia e felicità si infrange contro un iceberg insieme al Titanic, simbolo della tecnologia e del lusso, l’Europa si risveglia bruscamente con uno sparo in mattino di Sarajevo. 

6.1Ascolta l'audio lezione sulla Belle Époque

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6.2Belle Epoque, il video

    Domande & Risposte
  • Quali sono le caratteristiche della Belle Époque?

    Progresso tecnologico e industriale, svago, fiducia nel futuro, benessere economico, produzione di massa, sviluppo delle arti.

  • Quali sono gli anni della Belle Époque?

    1871-1914.

  • Cos’è la Belle Époque?

    La Belle Époque è un periodo storico e socio-culturale che va dagli anni settanta dell’Ottocento ai primi del Novecento. Si caratterizza per l’assenza di conflitti bellici e per un grande impulso della produzione industriale.