"Torniamo in presenza, in sicurezza". La battaglia per la scuola e gli studenti della Prof.ssa Gloria Ghetti
"La didattica a distanza sta condannando i giovani alla solitudine esistenziale. Nessuno si salva da solo e gli studenti devono tornare in classe, insieme, in sicurezza". E' la denuncia appassionata della prof.ssa Gloria Ghetti. Ecco la sua battaglia per la scuola e i suoi amati studenti
PRIORITA' ALLA SCUOLA
Gloria Ghetti è una professoressa di Filosofia del Liceo Torricelli-Ballardini di Faenza, intelligente e appassionata. Ama il suo lavoro e soprattutto gli studenti. E’ cofondatrice dell’associazione Priorità alla scuola ed è per gli studenti che ha occupato simbolicamente l’Istituto, perché assiste ogni giorno agli effetti collaterali dell’ isolamento in cui sono costretti da troppi mesi, una condizione che li sta conducendo verso una solitudine esistenziale. La prof.ssa Ghetti con la sua protesta denuncia “la totale assenza di centralità della scuola in Italia (…) Il covid ne ha enfatizzato tutti i problemi, non le si è data priorità negli ultimi 15 anni e si continua su questa strada: tra 10 anni avremo una generazione calpestata”.
In molte regioni la data per il rientro in classe è slittata ancora ma la prof non si arrende: “Rassegnarsi mai, bisogna resistere e resistere. Bisogna battersi per tutelare dei diritti che ci sono stati dati con l’articolo 34 della Costituzione, conquistata con la lotta".
Studenti.it ha intervistato la prof.ssa Ghetti per raccontare la sua battaglia per la scuola che è la battaglia anche di tantissimi docenti, genitori e studenti. Ecco cosa ci ha detto, tra citazioni di Platone, Gramsci ed Elsa Morante.
"L'ISOLAMENTO PRODUCE SOLITUDINE ESISTENZIALE"
M.F. - Quali sono a suo avviso gli effetti collaterali sui ragazzi di tutti questi mesi chiusi in casa a fare didattica a distanza?
G.G. - L’isolamento produce solitudine esistenziale. Vedo nei ragazzi meno capacità di concentrazione e sul piano emotivo e psicologico si stanno spegnendo. Perdono curiosità, interesse relazionale. Si stanno isolando, chiudendo. Questo è molto pericoloso. Nessuno si salva da solo e li stiamo rinchiudendo nella solitudine esistenziale. Senza contare che per molti giovani la scuola è l’unico strumento di riscatto, soprattutto nelle zone disagiate. La scuola è un luogo di emancipazione dal disagio. Leggevo Il mondo salvato dai ragazzini di Elsa Morante e quella vivacità non c’è più.
Lo sviluppo dei ragazzi avviene nella relazione fra di loro e con gli adulti. Chiediamo il rientro in presenza e in continuità. Gli insegnanti devono poter fare uno screening capillare continuativo. Il corpo docente deve avere accesso alla fase 1 delle vaccinazioni. La salute psicofisica dei ragazzi va salvata.
"LA BATTAGLIA PER LA SCUOLA SI COMBATTE A SCUOLE APERTE"
M.F. - Qual è secondo lei la “ricetta” per tornare a scuola in sicurezza?
G.G. - Serve uno screening capillare della popolazione scolastica, vaccinare il personale scolastico e garantire la scuola in continuità. La battaglia per la scuola si combatte a scuole aperte.
M.F. - Chi sono gli studenti più penalizzati?
G.G. - Quelli che non riescono più a collaborare tra loro, che non trovano più interesse, che soccombono alle stress. In classe ci si conforta a vicenda ma ora noi insegnanti non riusciamo più a vederli.
M.F. - Da quella che è la sua esperienza, i genitori sono più favorevoli o contrari alla didattica in presenza? E gli studenti?
G.G. - Incontro genitori disperati che vedono i figli sfiorire anziché fiorire.
Stanno appassendo chiusi in se stessi, abbrutiti davanti ad un PC. Nei miei studenti vedo attacchi di panico, disturbi della concentrazione, disturbi alimentari, demotivazione. Stanno in solitudine. Non hanno più orari, la cura di se’ non c’è più. Questa non è la vita, la vita non è dentro 4 mura. Gramsci diceva che la scuola è relazione attiva.
M.F. - Secondo lei si tornerà stabilmente a scuola quest’anno o gli studenti dovranno rinunciarci?
G.G. - Rinunciarci mai, dobbiamo resistere a questa deriva. Non posso tollerare che si rassegnino gli studenti, sarebbe togliergli la loro età. I ragazzi sono persi, non sanno con chi confrontarsi. Platone dice che Non il vivere è da tenere in massimo conto, ma il vivere bene. Per un ragazzo nell’età della fioritura rimanere chiusi in una stanza è appassire.