Storia della battaglia di Lepanto: cause e conseguenze dello scontro del 7 ottobre 1571

Battaglia di Lepanto: cause, conseguenze e spiegazione del celebre scontro tra Lega Santa e Impero Ottomano tenutosi nel Golfo di Corinto il 7 ottobre 1571
Storia della battaglia di Lepanto: cause e conseguenze dello scontro del 7 ottobre 1571
ansa

1Introduzione alla battaglia di Lepanto

L'attuale Golfo di Corinto, teatro della Battaglia di Lepanto
Fonte: istock

Il 7 ottobre del 1571 le flotte della Lega Santa (una coalizione di Stati europei) e quelle dell’Impero Ottomano si scontrano nell’attuale Golfo di Corinto, all’epoca conosciuto come Golfo di Lepanto. La Battaglia di Lepanto fu una delle ultime grandi battaglie combattute su imbarcazioni a remi, le galee.    

Lo scontro, che prende appunto il nome di Battaglia di Lepanto, si inserisce in un lungo processo di espansione ottomana nel Mediterraneo, ed in particolare in una campagna ottomana per la conquista dell’isola di Cipro, all’epoca ancora in possesso dei veneziani. Da questo punto di vista la Battaglia di Lepanto non avrà una rilevanza strategica, perché gli ottomani riusciranno ad ottenere Cipro. D’altro canto si trattò della prima vittoria significativa nel Mediterraneo da parte di forze navali europee e cristiane contro una flotta ottomana e musulmana.    

2L’espansione ottomana: le cause della battaglia di Lepanto

Quali furono le cause della battaglia di Lepanto? Sin dalla metà del XV secolo la Repubblica di Venezia aveva contrastato l’espansione ottomana nel Mediterraneo orientale ed in Europa. La Serenissima controllava numerosi possedimenti in Dalmazia, in Grecia, e nelle isole del Mediterraneo orientale. Si trattava di efficienti avamposti per i propri commerci con l’Oriente, e per questo motivo Venezia tentò di conservarli per decenni.   

Nel 1538 c’era stata una battaglia memorabile presso Prevesa, nella Grecia nordoccidentale: con la sconfitta della Lega Santa, nel 1540 Venezia fu costretta a firmare un trattato molto svantaggioso. La Serenissima aveva ceduto a Solimano il Magnifico il controllo dei propri possedimenti nel Peloponneso (che allora si chiamava Morea) ed in Dalmazia, nonché numerose isole nell’Egeo, nello Ionio e nell’Adriatico orientale. Nonostante questo, Venezia conservava il proprio dominio sull’isola di Cipro, la cui importanza strategica e commerciale rimaneva enorme.    

Nel 1570 il successore di Solimano, Selim II, invade l’isola di Cipro, conquistando la città di Nicosia il 9 settembre, ed apprestandosi ad assediare Famagosta. La pace tra Venezia e l’Impero Ottomano era finita: la Repubblica era costretta a cercare alleanze per poter contrastare l’imponente flotta ottomana. 

3La Lega Santa

Anche il mondo cristiano si preparava alla battaglia di Lepanto. Il papa Pio V, eletto nel 1566, si era impegnato fin da subito a riunire gli stati cattolici di tutta Europa per contrastare l’avanzata dell’Impero Ottomano. L’intento non era solo politico, ma anche religioso: c’era un evidente richiamo alla crociata, con l’intento di riconquistare le città sacre del cristianesimo.  

Ritratto di Marcantonio Colonna
Fonte: istock

Non sorprende quindi se la Repubblica di Venezia, in cerca di aiuti contro il Turco, si rivolge per prima cosa al papa. A questo punto Pio V si appella a tutta la cristianità. L’appello verrà disatteso dalla Francia (che peraltro era in buoni rapporti diplomatici con gli Ottomani) e dal Sacro Romano Impero, troppo occupati nella lotta all’eresia. Ad entrare immediatamente nella Lega Santa sarà invece la Spagna di Filippo II, nonostante le rivolte in Olanda ed in Andalusia.   

Le relazioni tra Venezia e la Spagna non erano felicissime: se in questi anni la Spagna era la potenza egemone in Italia, la Serenissima ci teneva a conservare la propria indipendenza. Diversi erano anche gli obiettivi delle due potenze: Venezia puntava a salvare l’isola di Cipro, la Spagna ambiva alla conquista di territori in Nordafrica (in particolare Algeri e Tunisi). Al patto si uniranno in seguito i Cavalieri di Malta, il Granducato di Toscana, la Repubblica di Genova e quella di Lucca, i ducati di Urbino, Parma, Ferrara, Mantova e Savoia. Le potenze alleate riusciranno a venire a patti soltanto il 25 maggio del 1571. Il comando delle operazioni verrà assegnato a Don Giovanni d’Austria, fratellastro minore di Filippo II. Il luogotenente è Marcantonio Colonna, capitano generale della flotta pontificia. 

4Lo schieramento di forze nella battaglia di Lepanto

La battaglia di Lepanto: opera eseguita da Andrea Michieli e conservata nel Palazzo Ducale di Venezia
Fonte: ansa

Le flotte della Lega si riuniscono a Messina il 24 agosto del 1571. Il 16 settembre salpano per Corfù, e soltanto a questo apprendono che anche Famagosta, l’altra città principale dell’isola di Cipro, è stata catturata, e che la flotta ottomana si è spostata nel frattempo nel Golfo di Corinto, vicino alla città di Lepanto (oggi Navpaktos). Il 7 ottobre venne dato l’ordine di attaccare.  

I dati a nostra disposizione sulle forze dei cristiani sono contrastanti: sembra ci fossero 6 grandi galeazze veneziane, ognuna equipaggiata con circa 44 cannoni; 212 galee a remi (di cui 105 veneziane, 81 spagnole, 12 papali, e 9 provenienti da Malta, Genova e Savoia), con a bordo circa 30.000 soldati e 40.000 rematori e uomini dell’equipaggio, più alcune imbarcazioni ausiliarie. Sembra che le forze ottomane fossero più numerose, anche se peggio equipaggiate: 251 navi, circa 32.000 uomini e 50.000 uomini dell’equipaggio, ma soltanto circa 750 cannoni.

La flotta cristiana avanza divisa in quattro squadroni: al centro Don Giovanni, a sinistra il veneziano Agostino Barbarigo, a destra il genovese Giovanni Andrea Doria, ammiraglio di Filippo II, e sulle retrovie lo spagnolo marchese di Santa Cruz. La flotta ottomana adotta una formazione analoga: al centro c’era il comandante, Ali Pasha, a destra il governatore di Alessandria Mohammed Saulak, a sinistra Uluch Ali, il pascià di Algeri.

5La battaglia di Lepanto

Dipinto dell'artista Lucas Valdez rappresentante la Battaglia di Lepanto
Fonte: istock

Decisivo per le sorti della battaglia di Lepanto è un attacco delle forze veneziane sulla sinistra, guidato dal comandante veneziano (e futuro doge) Sebastiano Venier. Le ammiraglie dei due squadroni si scontrano: la Sultana di Ali Pasha bombarda la Reale di Barbarigo, che viene colpito mortalmente ad un occhio da una freccia. Il governatore di Alessandria Mohammed Saulak, ferito gravemente, sarebbe stato giustiziato dopo la cattura. 

La vittoria cristiana non viene avvertita immediatamente: Uluch Ali infatti era riuscito ad aggirare lo squadrone di Doria con un’abile manovra, danneggiando seriamente i cavalieri di Malta. Ad evitare il disastro è l’intervento delle retrovie, guidate dal marchese di Santa Cruz. Uluch Alì è l’unico dei tre comandanti ottomani ad uscirne vivo, riuscendo a mettere in salvo più di 30 galere.

Ritratto di Miguel de Cervantes, celebre scrittore rimasto ferito durante la Battaglia di Lepanto
Fonte: ansa

Nonostante le perdite complessive di circa 8.000 uomini per entrambi gli schieramenti, la vittoria cristiana è evidente. La Lega era riuscita a catturare 137 galee e migliaia di uomini, liberando circa 15.000 schiavi europei ai remi, affondando e bruciando circa 50 galere, il tutto perdendo soltanto 17 imbarcazione. Tra i circa 8.000 feriti cristiani di Lepanto si contava anche l’illustre scrittore Miguel de Cervantes, che quasi trent’anni dopo avrebbe pubblicato il Don Chisciotte. La battaglia di Lepanto è un ultimo, colossale scontro tra imbarcazioni a remi. 

6Le conseguenze della battaglia di Lepanto

Il 22 Ottobre, la notizia della vittoria della lega raggiunge Roma, dove viene celebrata una messa di ringraziamento presso la Basilica di San Pietro. Tutta la cristianità, anche nel mondo protestante, accoglie la vittoria con entusiasmo: sembrava quasi che fosse giunto il momento per riunire le forze cristiane e sconfiggere una volta per tutte l’Impero Ottomano.

Ritratto di Papa Pio V
Fonte: ansa

In realtà, le profonde divisioni politiche tra le diverse potenze cristiane in Europa avrebbe reso le conseguenze della vittoria della battaglia di Lepanto ben poco importanti. Pio V sarebbe morto nel 1572, e con lui la Lega Santa. L’anno dopo, Venezia avrebbe stretto nuovi accordi di pace con l’Impero Ottomano, riconoscendo formalmente che i Turchi possedevano ormai Cipro, e continuando a commerciare e ad intrattenere rapporti diplomatici con loro.   

La flotta turca sarebbe stata ricostruita, più forte di prima, soltanto dopo pochi mesi. Se l’Impero Ottomano smette di espandersi nel Mediterraneo più o meno in questo periodo, non è tanto una diretta conseguenza della sconfitta nella battaglia di Lepanto. Basti pensare che, ancora a metà del 600 l’Impero Ottomano conquisterà il maggiore tra i possedimenti veneziani d’Oltremare: l’isola di Creta (allora conosciuta come Candia). Nonostante la scarsa importanza strategica, la Battaglia di Lepanto è ricordata nella storia occidentale come una vittoria memorabile, perché fu vissuta come un trionfo, sia da un punto di vista spirituale e soprattutto propagandistico, anche grazie all’innumerevole produzione stampante di notizie e memoriali della vittoria.  

6.1Memorie artistiche della battaglia di Lepanto

Furono moltissime in Italia e in Europa le rappresentazioni artistiche per celebrare il successo delle truppe cristiane nella battaglia di Lepanto. A Venezia, ad esempio, lo scontro fu dipinto da Andrea Vicentino nel Palazzo Ducale sulle pareti della Sala dello Scrutinio. Sempre nel capoluogo veneto nelle Gallerie dell'Accademia è esposto il dipinto di Paolo Veronese Allegoria della battaglia di Lepanto. A Roma, il papa Pio V commissionò numerosissime rappresentazioni della vittoria. Tra queste ricordiamo quella affrescata dal Vasari nella Sala Regia dei Musei Vaticani. Sempre nella Capitale a palazzo Colonna, varie rappresentazioni, spesso in chiave allegorica, ricordano la vittoria di Lepanto di Marcantonio Colonna, i prigionieri turchi e il trionfo del condottiero. Nella chiesa di San Lorenzo di Porto Venere è custodita la polena, scultura in legno dorata che rappresenta la Vergine con il Bambino, che decorava la galea con cui il piccolo borgo prese parte alla battaglia.