Autolesionismo: come aiutare chi ne soffre

Come è possibile aiutare chi soffre di autolesionismo? Lo spiega in questa guida la dott.ssa Deborah Disparti. Ecco come stare accanto a persone che soffrono al punto da procurarsi del dolore fisico.

Autolesionismo: come aiutare chi ne soffre
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Cos'è l'autolesionismo?

Autolesionismo: come aiutare le vittime
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L’autolesionismo è rappresentato dalla messa in atto di comportamenti finalizzati a causare dolore fisico, causando danni e conseguenze più o meno gravi.
Ciò che viene ricercato tramite questi comportamenti è la possibilità di gestire stati emotivi intensi e dolorosi, come la colpa, il vuoto, l’abbandono. Difficilmente appare come unico sintomo, ma è solitamente inserito in un quadro che può essere
caratterizzato da forti stati d’ansia, stress, depressione, uso di sostanze, sindromi post-traumatiche o condizioni socio-ambientali altamente disfunzionali. La natura di questi comportamenti genera spesso vergogna in chi li agisce, che cerca quindi di nasconderli diminuendo la possibilità di venire riconosciuti e gestiti in modo repentina: proprio per questo motivo è necessario saperli riconoscere e agire in modo adeguato.

I rischi dei pregiudizi sull'autolesionismo

Un pregiudizio, purtroppo, ancora molto diffuso vede l’autolesionismo come una mera ricerca d’attenzione generando così atteggiamenti decisamente non funzionali nei confronti di chi lo agisce.
In alternativa, questi comportamenti sono considerati un taboo, dietro a cui ci si nasconde, non parlandone e, di conseguenza, non intervenendo. È invece fondamentale comprendere che i comportamenti autolesivi sono manifestazioni di importanti sofferenze, che necessitano accoglienza e comprensione. Se a mettere in atto questi comportamenti è un adolescente, diventa ancora più necessario l’intervento da parte delle figure di riferimento, in particolare dei genitori su cui ricade la responsabilità di cura.
Ignorare questi comportamenti rappresenterebbe un rischio, potrebbe avere gravi conseguenze e non farebbe che aumentare la sofferenza percepita.

Come aiutare chi pratica l'autolesionismo

A seconda della relazione e del ruolo che si ricopre nei confronti della persona che mette in atto questi comportamenti varia anche il modo in cui ci si può rapportare. In generale però possono essere seguite alcune linee guida:

  • Mostrare apertura e non giudizio: è importante far capire che si è disponibili e presenti per accogliere la sofferenza senza giudicare il modo in cui viene gestita;
  • Non mettere pressione nella condivisione, rispettare i tempi e le modalità della persona nell’aprirsi;
  • Mostrare coinvolgimento attivo interessandosi principalmente dei vissuti ed alle emozioni provate piuttosto che focalizzarsi sugli agiti stessi;
  • Offrire aiuto e supporto concreto per affrontare i momenti di crisi;
  • Se si tratta di una persona minorenne, aiutarla a parlarne con i genitori o avvisare degli adulti di riferimento;
  • Aiutare e supportare nella richiesta d’aiuto a dei professionisti: per quanto possa essere dannoso e doloroso, l’autolesionismo può essere gestito e sostituito con modalità di gestione della sofferenza più adeguate ed è necessario lavorarci in modo adeguato;

Libri che aiutano a capire

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