Aumentano le facoltà a numero chiuso, come funziona e come fare ricorso

Da quest'anno a Rimini tutti i corsi diventano a numero programmato: la mania del test d'ingresso sta contagiando sempre più Atenei. Proviamo ad orientarci in questo marasma

Aumentano le facoltà a numero chiuso, come funziona e come fare ricorso

Numero chiuso, accesso libero, test di orientamento. Sembra che per entrare all’Università più il diploma serva un corso di sopravvivenza nella giungla. Da quando ogni Ateneo è libero di decidere autonomamente come gestire le proprie Facoltà non solo regna il caos, ma serpeggia lo scontento dovuto alla sensazione generale che in questo modo non venga affatto premiata la meritocrazia.

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libri_incatenatiAccade così che non solo siano a numero chiuso tutte quelle facoltà che ormai lo sono “storicamente” come Medicina e Architettura (QUI >> potete trovare tutte le ultime decisioni ministeriali in merito ai test d’ingresso e al loro svolgimento) ma anche alcuni corsi come Psicologia e Scienze della comunicazione a La Sapienza . Gli Atenei che scelgono di chiudere le porte in faccia ai loro studenti sono sempre di più. Dal prossimo anno, infatti, saranno ad accesso programmato anche la Facoltà di economia di Torino, tutti i corsi di laurea del polo universitario riminese dell’Università di Bologna e anche tutti quelli di Palermo dove gli ultimi baluardi rimasti in piedi, Agraria e Giurisprudenza, dovrebbero capitolare a settembre. Il tutto mentre dal MIUR si attende il decreto per quel che riguarda il test di ammissione per la Facoltà di Scienze della Formazione Primaria, anch’esso una novità del 2012.

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A fomentare lo scontento, poi, c’è il fatto che quasi in nessun caso si adducono motivazioni di tipo strettamente accademico per questi cambiamenti: si tratta essenzialmente di ragioni economiche. Non solo diminuire gli studenti comporta anche una riduzione del corpo docente ma, in caso ciò non bastasse, a questo risparmio si somma il guadagno delle quote di iscrizione ai test attorno ai quali si sta creando sempre più un vero e proprio business. Il che, per altro, spiegherebbe la comparsa dei test di orientamento, prove scritte a pagamento che però non pregiudicano affatto l’ammissione ma comportano, in compenso, una serie di spese per gli studenti.

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Ovviamente se non volete perdere un anno almeno per il momento vi conviene iscrivervi e soccombere, ma solo in apparenza, all’ingiustizia di un regolamento simile. Per non arrendervi, poi, potrete rivolgervi All’UdU, da sempre a fianco degli studenti, il cui coordinatore Michele Orezzi, ha dichiarato: “Il numero chiuso è sbagliato, non funziona e da anni continua a svilire il merito e il ruolo dell’università italiana. In tutti questi anni i Governi hanno finto di non vedere il problema per non adeguare le risorse e le strutture, bloccando all’ingresso il futuro di migliaia di giovani studenti. Oggi persino il Ministero è costretto ad un primo dietrofront: dopo anni passati a difendere il sistema dei test ora si cerca di riformare i test per mettere un freno ai ricorsi dell’UdU. Cambiare i collegi e allargare i test tra più Regioni non risolve affatto il problema […] Inoltre, riteniamo che il sistema di aggregazione territoriale delle sedi universitarie con graduatorie comuni non risolva affatto il problema della casualità dell’ammissione degli studenti ma anzi sia solo un maldestro modo per rispondere alle sentenze che, da sempre, ci danno ragione”.

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Parole forti rivolte a tutti coloro che hanno voglia di far sentire la loro voce e che possono contare sul fatto che l’UdU andrà avanti, con il suo avvocato Michele Bonetti “a difendere i diritti degli studenti e a combattere il numero chiuso ricorso dopo ricorso, ateneo per ateneo”.

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