Arrivano i pagliacci: trama e analisi del libro di Chiara Gamberale

Trama, riassunto e spiegazione di Arrivano i pagliacci, il libro di Chiara Gamberale che tratta il tema della famiglia, dei ricordi, delle amicizie e dell’adolescenza.

Arrivano i pagliacci: trama e analisi del libro di Chiara Gamberale
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ARRIVANO I PAGLIACCI: RIASSUNTO

Arrivano i pagliacci è uno dei romanzi scritti dall’autrice Chiara Gamberale quando aveva circa vent’anni. Lo si può definire come un romanzo di formazione in quanto emergono tematiche molto importanti come la famiglia, i ricordi legati al passato e le amicizie forti.

ARRIVANO I PAGLIACCI: PERSONAGGI

Chiara Gamberale
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Arrivano i pagliacci è la storia di tanti personaggi strani e carichi di malinconia insieme, descritti dal punto di vista di una ragazza adolescente che vuole comprendere i suoi sentimenti ma anche quelli di chi le sta intorno, attraverso l’osservazione appassionata della vita con un filtro fatto di emozioni vere. La protagonista di questa storia è Allegra Lunare, una ventenne romana che vede le cose con una lente colorata tutta sua che abbellisce queste ultime un attimo prima che ci arrivi la testa. Ciò la fa vivere in una specie di confortevole bolla magica. Un giorno, Allegra è costretta ad uscire dalla bolla e a cambiare casa, quella in cui ha sempre vissuto fin da quando è nata. Si ritrova così a dover cercare il coraggio di iniziare una nuova vita. Questo cambiamento le procura molta instabilità e le fa mancare la terra sotto i piedi, ma non ha altra scelta se non quella di andare avanti. Di certe cose, d’altra parte, il loro “perché” non lo si saprà mai.

Come primo passo verso un futuro totalmente da scrivere, mette in vendita la casa con tutti i suoi ricordi ad un prezzo piuttosto basso. L’unica clausola che segna per i futuri inquilini è quella di leggere il diario con la storia della sua vita, svoltasi dentro quelle quattro mura piene di colore e di disastri quotidiani.

ARRIVANO I PAGLIACCI: TRAMA

Tra queste fitte pagine, Allegra ripercorre il percorso non lineare intrapreso dalla sua famiglia, dalla dolce nascita alla triste fine, guardando il tutto da una prospettiva diversa ed esterna. Per farlo, utilizza gli oggetti che si trovano nelle varie stanze come spunto per far riaffiorare momenti particolari ed importanti. Tornano alla mente così anche tutti quei bizzarri personaggi che hanno vissuto dentro quella casa e che hanno popolato le sue giornate piene di sogni.

Muovendo in modo molto personale questi fili, il diario diventa quasi una favola che prende forma solo attraverso le “cose”: ogni capitolo è un racconto legato al quadro appeso sulla parete del letto, ad un calendario dimenticato oppure a quel regalo ricevuto. Ognuno di questi oggetti, in poche parole, racconta una storia diversa ed unica che non aspetta altro di essere scoperta e ascoltata: quella di suo padre Ettore, universitario rivoluzionario e inguaribile sognatore, e della mamma Patty, giovane modella americana sempre sorridente; la nascita di suo fratello Giuliano con la sindrome di down detto Giù; l’amore vero omosessuale tra Adriana e Matilde; l’incontro strepitoso con Zuellen, amica di scuola e compagna di mille avventure che è affamata d’amore e che sa trasformare ogni cosa in una diversa e migliore; l’arrivo di Vera, la psicologa che poi diventa compagna del padre; Leonardo, giovane disadattato che Allegra immagina come l’amore sempre sperato; infine, tutte le cose che ha imparato a teatro e al circo.

Attraverso questo fluire di pensieri inarrestabile, la protagonista del libro si mette completamente a nudo, rivelando tutti quei sentimenti contrastanti e quelle emozioni violente tipiche di una persona segnata nel profondo dalle vicissitudini contrarie, sperando che la storia non diventi come polvere.

I PROBLEMI E GLI INTERROGATIVI DEI GIOVANI

Alla fine, Allegra è solo una ragazza di vent’anni che vede sgretolare tutto il mondo in cui aveva sempre creduto in mille pezzi, senza poter far nulla per impedirlo. La sua famiglia, ad un certo punto, semplicemente non esiste più e questo le procura una voragine nel petto. Allegra si accorge, per la prima volta, di quanto sia complesso volersi bene attraverso gli anni e riuscire a rispettarsi malgrado tutte le delusioni che si ricevono. Capisce che le cose di cui siamo stati sempre convinti prima o poi finiscono e non durano in eterno.

Allegra, in tutto questo vortice di cose e parole, si ritrova persa e disorientata a causa delle scelte dei propri genitori che decidono di separarsi. Non riesce a vivere in modo sereno la relazione del padre Ettore con questa nuova donna Vera, che cerca in tutti i modi di prendere il posto della mamma, trasferitasi nel frattempo lontano in India.

Nella storia della protagonista si alternano quindi lutti, tradimenti, innamoramenti e partenze che spezzano legami fino ad allora creduti forti e indissolubili. Ne conseguono molti momenti di sconforto, nei quali la sensazione di vuoto e di sconfitta la pervadono e la fanno riflettere sul senso della vita, in generale, e della sua, in particolar modo. Riflette, in poche parole, sulle sue prospettive future attraverso i ricordi che gli oggetti della casa le fanno tornare alla mente. In quest’ottica, l’espediente della lettera ai futuri inquilini non è altro che un monologo con se stessa per cercare di non aver paura dell’ignoto che la attende e per cercare di non perdere tutta la sua infanzia in un semplice batter di ciglia.

TEMATICHE AFFRONTATE

Le tematiche di questo libro sono dunque molto particolari e profonde e vanno a toccare corde piuttosto delicate che di solito si preferisce tener nascoste e lontano da sguardi indiscreti. Tutto è come se ruotasse intorno alla tenacia dei ricordi e alla prepotenza della memoria, che si ostina a rimanere indelebile anche quando non lo si vorrebbe. Chiara Gamberale, attraverso la figura di Allegra, ci invita a guardarci dentro e a trovare il nostro punto di incontro con la realtà. Ci spinge a scrutare il mondo circostante e l’ambiente in cui viviamo, fatto probabilmente di risate e di abbracci ma anche di lacrime e di paure.

Per la scrittrice, tutto questo vivere può essere rinchiuso negli oggetti quotidiani che ci portiamo dietro nel corso degli anni, che diventano di conseguenza come dei testimoni silenziosi del nostro nascere, crescere, cadere ed invecchiare. Sono degli spettatori remoti del nostro personalissimo spettacolo teatrale.  

La frase emblematica di tutta questa storia che diventa poi anche il titolo del libro, “Arrivano i pagliacci”, fa riferimento ad un aneddoto che viene raccontato ad Allegra dal suo primo ragazzo e compagno di teatro, Francesco: l’arrivo dei pagliacci rappresentava la fine dello spettacolo e significava che tutto era andato bene, in particolare che la mamma circense del suo amico, coinvolta in una performance difficile, era salva ancora una volta.

Questa frase diventa per Allegra come un incitamento ad andare avanti nonostante i problemi e le difficoltà, perché prima o poi qualcosa un raggio di sole ci viene a trovare.

I pagliacci rappresentano dunque la capacità, o forse sarebbe meglio dire la volontà, di guardare ai problemi con una visione ottimistica, ovvero il pensare che c’è sempre la quiete dopo la tempesta, fosse essa la più terribile.

ARRIVANO I PAGLIACCI: CONCLUSIONE

Chiara Gamberale, in queste pagine così pregne di emozioni, ha saputo dare vita a degli oggetti quotidiani dimostrando che essi, vuoi o non vuoi, fanno parte di ognuno di noi. Si possono ritrovare in tante scene quotidiane e familiari in cui non è difficile ritrovarsi ed immedesimarsi. Possiamo quindi dire che sono le piccole cose spesso a fare la vera differenza.

Chiara Gamberale con il suo terzo romanzo dimostra così di riuscire a descrivere una situazione a tratti estrema (soprattutto nel finale), ma perfettamente realistica in molte piccole cose quotidiane. E gli oggetti di questa vita mantengono un posto di primo piano, diventando i “testimoni” di ogni avvenimento, banale o importante che sia.

“L’importante è non tradirsi. E, ogni tanto, ricominciarsi”.

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