Apuleio: vita, pensiero e opere

Vita, opere e pensiero di Apuleio, scrittore e filosofo romano autore delle Metamorfosi, di Amore e Psiche e dell'Apologia.
Apuleio: vita, pensiero e opere
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1Apuleio (125-180 ca.)

Apuleio. Filosofo platonico e scrittore di prosa latina
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Apuleio è un personaggio davvero straordinario che ancora oggi non smette di stupirci. Curioso verso tutto, come Lucio, suo alter ego e protagonista delle Metamorfosi che va in cerca di risposte e si tramuta prima in asino e poi, approdato alla conoscenza, riesce finalmente a tornare persona, anche Apuleio si mise in cerca di risposte nuove a domande antiche – il senso della vita, il bene e il male, il rapporto uomo-natura – e seppe conciliare la tradizione classica e il retaggio pagano con i nascenti culti misterici a cui si dedicò con grande fervore, forse insieme alla magia, per cui fu anche processato. Con un pizzico di magia ci accostiamo a lui. 

2La vita di Apuleio

Come spesso accade, la maggior parte delle notizie riguardanti Lucio Apuleio Madaurense provengono da lui stesso: era un autore con una spiccata vena narcisistica ed esibizionistica. Nacque intorno al 125 a Madaura, nell’attuale Algeria, in una famiglia agiata. Aveva ricevuto una bella somma in eredità e poté permettersi un’istruzione di primissimo livello con tanto di viaggi d’istruzione all’estero. Studiò tra Cartagine (grammatica e retorica) ed Atene (filosofia platonica).  

In quel mentre si era sempre di più acceso il fascino per i culti orientali – i cosiddetti culti misterici – ai quali Apuleio prestò interesse, occupandosi anche di magia.

A questo proposito c’è un fatto forse scabroso che lo riguarda. Durante alcuni suoi viaggi come conferenziere (fu anche a Roma, tra l’altro) a Oea, Apuleio conobbe e sposò Pudentilla, ricca vedova, madre di un suo compagno di studi chiamato Ponziano: un fatto abbastanza singolare sposare una donna più anziana e di molto.

Non trattandosi evidentemente di un matrimonio per amore, ma neanche per interesse, dato che i due erano stati consenzienti alle nozze e perché Apuleio era indifferente alla ricchezza, morto Ponziano, due parenti di lei, alla sua morte, intentarono una causa ad Apuleio con l’accusa di aver plagiato la donna con la magia e di aver ucciso Ponziano. Era un’accusa molto grave perché espone Apuleio addirittura alla pena capitale, in osservanza dell’antica Lex Cornelia de sicariis et veneficis emanata dal dittatore Silla nell’81 a. C.

Davanti al proconsole Claudio Massimo, a Sabratha, in Tripolitania, nel 158 d. C. Apuleio si difese con una celebre orazione intitolata Apologia o Pro se de magia. Pur non conoscendo l’esito del verdetto è lecito immaginare – dati i toni entusiastici dell’orazione e dal fatto stesso che sia stata pubblicata – che Apuleio fu pienamente assolto

Tornato a Cartagine, vi si stabilì e ottenne anche un prestigioso incarico sacerdotale diventando sacerdos provinciae, ma si occupò anche del culto di Asclepio, divinità curatrice.

Le notizie della sua vita non proseguono oltre il 170 d. C. e dunque, con ogni probabilità, la sua morte è collocabile intorno al 180 d.C.

3Le opere di Apuleio

Apuleio fu uno scrittore molto versatile e molto prolifico: si è occupato praticamente di tutto, dalla saggistica filosofica, alla poesia d’amore, dal romanzo all’oratoria. Oltre alla già citata Apologia, abbiamo un’antologia delle sue orazioni (o parte di esse) nei Florida.

Come opere filosofiche scrisse il De mundo, il De Platone et eius dogmate, De deo Socratis. Molte le opere non pervenute o di cui ci resta al massimo qualche frammento: Apuleio affrontò anche svariati argomenti scientifici, come musica e medicina. Compose dei Carmina amatoria e dei Ludicra, una traduzione del Fedone platonico, un romanzo, Hermagoras, di cui ci restano appena due frammenti. Il suo capolavoro consiste naturalmente nei Metamorphoseon libri XI, anche noti come Metamorfosi o l’asino d’oro, (Asinus Aureus), certamente il suo capolavoro e di cui parliamo qui di seguito insieme all’Apologia

4Apologia o Pro se de Magia: trama e analisi

Abbiamo già detto qualcosa sulle circostanze in cui Apuleio dovette scrivere questa opera: fu la sua difesa all’accusa dei parenti di Pudentilla i quali sostenevano che il retore avesse stregato la moglie per averne l’eredità. Un’accusa grave per via dell’antica lex Cornelia de sicariis et veneficiis, sopra citata.

Le accuse dei parenti sono fragiline e Apuelio le pone facilmente in ridicolo. Tra queste i parenti della donna sostengono: che Apuleio abbia fabbricato un dentifricio con sostanze sospette (tossiche? magiche?); che teneva sempre in casa uno specchio, oggetto che all’epoca – ma un po’ anche oggi – era considerato magico a prescindere perché capace di sdoppiare la realtà; che avesse con sé sempre uno scheletro dentro una cassetta per i suoi rituali di magia nera. Tutte accuse infondate: il dentifricio è composto correttamente; lo specchio è un oggetto affascinante, ma non magico; lo scheletro è in verità una statuetta di legno del dio Mercurio al quale Apuleio si sente particolarmente legato.

Fin qui tutto bene, poi deve spiegare di non aver plagiato Pudentilla in altro modo: allora ecco che presente la loro storia con toni romanticissimi e accusa invece i parenti di essere interessati solo al di lei denaro. Infatti, con un colpo di teatro, Apuleio mostra il contratto di nozze nel quale egli aveva messo nero su bianco di rinunciare al patrimonio di lei, destinato invece ai figli. Inoltre dice che si era sposato tardi per la brama di viaggiare: «utpote peregrinationis cupiens impedimentum matrimoni aliquantisper recusaueram» (Apologia LXXIII, 7), «bramoso com'ero di viaggiare, respinsi per qualche tempo l'impaccio del matrimonio».

In quanto alla magia spiega di non esserne servito, ma di averla studiata perché c’è differenza tra filosofia e magia: il filosofo può avere contatti coi demoni per la catarsi (purificazione) spirituale, mentre il mago, con le sue arti, intende raggiungere scopi malefici. Apuleio distingue i tipi di magia, ma non nega di essere un mago.

5Florida

Sono 23 brani selezionati dalle conferenze che Apuleio tenne in Africa tra il 160 e il 170. Nei manoscritti pervenutici la raccolta è suddivisa in quattro libri, ma i passi inseriti non costituiscono materiale a sufficienza per un solo libro: dunque potrebbe trattarsi di una riduzione di un’antologia originariamente molto più ampia. Il motivo e l’autore di questa riduzione ci restano sconosciuti. A volte possiamo avere conferenze riportate integralmente, a volte, invece, estratti da testi più ampi.

Sembrerà strano alla nostra sensibilità, ma fino a un certo punto: il filologo tedesco Ludwig Radermacher definisce quella di Apuleio «oratoria da concerto», spettacolare, strappa applausi, tipica degli esponenti della cosiddetta seconda sofistica: un’oratoria da teatro.

6Metamorphoseon libri XI o Asinus Aureus

A chiamarlo Asino d’oro fu Sant’Agostino, mentre Giovanni Boccaccio, secoli dopo, vagando per le biblioteche, così come faceva il suo amico e maestro Petrarca, trovandosi a Montecassino, si era imbattuto in un codice che riportava un testo curioso, in prosa latina: fu una scoperta sensazionale: aveva davanti a sé l’unico romanzo latino giunto integralmente. Uno scoperta importantissima e ancora oggi lo troviamo un romanzo spassoso e divertente, ma anche carico di fascino e suggestione grazie alle sorprendenti magie presenti nella trama e anche per la famosa favola di Amore e Psiche, divenuta celebre quasi quanto il romanzo stesso.

Che cosa sono queste Metamorfosi? Si tratta di un romanzo in 11 libri, scritto in prima persona, con protagonista Lucio che per ingenua curiosità si trasforma in un asino e vaga come tale per gran parte del romanzo.

Le Metamorfosi presentano analogie e differenze con il Satyricon di Petronio arbitro (ma si ricollegano anche al romanzo ellenistico) l’altro romanzo ante litteram della letteratura latina. Infatti a differenza di quest’ultimo che è scritto in prosimetro, le Metamorfosi sono interamente in prosa, ma entrambi presentano numerose digressioni in cui sono contenute delle fabulae Milesiae, ossia racconti, novelle.  

Leggiamo l’incipit dell’opera per capire cosa ci attende:

At ego tibi sermone isto Milesio varias fabulas conseram auresque tuas benivolas lepido susurro permulceam — modo si papyrum Aegyptiam argutia Nilotici calami inscriptam non spreveris inspicere — , figuras fortunasque hominum in alias imagines conversas et in se rursus mutuo nexu refectas ut mireris. Exordior. "Quis ille?" Paucis accipe. Hymettos Attica et Isthmos Ephyrea et Taenaros Spartiatica, glebae felices aeternum libris felicioribus conditae, mea vetus prosapia est; ibi linguam Atthidem primis pueritiae stipendiis merui. Mox in urbe Latia advena studiorum Quiritium indigenam sermonem aerumnabili labore nullo magistro praeeunte aggressus excolui. En ecce praefamur veniam, siquid exotici ac forensis sermonis rudis locutor offendero. Iam haec equidem ipsa vocis immutatio desultoriae scientiae stilo quem accessimus respondet. Fabulam Graecanicam incipimus. Lector intende: laetaberis

[Eccomi a raccontarti, o lettore, storie d'ogni genere, sul tipo di quelle milesie e a stuzzicarti le orecchie con ammiccanti parole, solo che tu vorrai posare lo sguardo su queste pagine scritte con un'arguzia tutta alessandrina. E avrai di che sbalordire sentendomi dire di uomini che han preso altre fogge e mutato l'essere loro e poi son ritornati di nuovo come erano prima. Dunque, comincio. Certo che tu ti chiederai io chi sia; ebbene te lo dirò in due parole: le regioni dell'Imetto, nell'Attica, l'Istmo di Corinto e il promontorio del Tenaro nei pressi di Sparta sono terre fortunate celebrate in opere più fortunate ancora. Di lì, anticamente, discese la mia famiglia; lì, da fanciullo, appresi i primi rudimenti della lingua attica, poi, emigrato nella città del Lazio, io che ero del tutto digiuno della parlata locale, dovetti impararla senza l'aiuto di alcun maestro, con incredibile fatica. Perciò devi scusarmi se da rozzo parlatore qual sono, mi sfuggirà qualche barbarismo o qualche espressione triviale. Del resto questa varietà del mio linguaggio ben si adatta alle storie bizzarre che ho deciso di raccontarti. Incomincio con una storiella alla greca. Stammi a sentire, lettore, ti divertirai].

"Mi dà le vertigini, mi abbaglia: la natura in se stessa, il paesaggio, l'aspetto puramente pittoresco delle cose vi sono trattati alla maniera moderna e con un soffio antico e cristiano a un tempo che li pervade. Vi si sente l'incenso e l'orina: la bestialità si congiunge al misticismo." (Flaubert)

6.1Struttura delle Metamorfosi

Vediamo la struttura dell’opera

  • I libri I-III raccontano le vicende di Lucio, il protagonista, in Tessaglia, fino alla sua trasformazione in asino; questo primo blocco ha una struttura organica e solida tutta basata sullo schema del viaggio in modo odissiaco e quindi affine nei temi e nei modi anche al Satyricon: il tema dominante è la magia.
  • I libri IV-VI sono quasi interamente occupati dalla favola di Amore e Psiche, fondamentale per la comprensione generale dell’opera.
  • I libri VII-X sviluppano le peripezie dell’uomo asino, con digressioni e intermezzi di vario tipo.
  • Il libro XI, l’ultimo, racconta la sua redenzione, con relativo ritorno alla forma umana, e l’iniziazione ai culti di Iside ed Osiride. Questa terza parte è contraddistinta da un’atmosfera diversa, piena di misticismo e di simbologie religiose. È il momento in cui troviamo Lucio pronto a entrare nei misteri.

6.2Trama delle Metamorfosi

Illustrazione per le Metamorfosi, opera di Apuleio
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Lucio si reca a Hypata in Tessaglia, terra di sortilegi e stregonerie, e durante il viaggio si unisce a due viandanti come lui: da uno di questi ascolta un terribile racconto di magia. In seguito trova ospitalità presso il ricco Milone, la cui moglie Panfila è una maga (I). Conquista il favore della servetta Fotide e la convince a farlo assistere a qualche incantesimo della padrona. A casa di Birrena prende parte a un festino durante il quale ascolta altri racconti sulla magia. Tornando a casa uccide due individui che crede malfattori (II). Viene sottoposto a processo per omicidio ma si rivela tutta una burla in onore del dio Riso: gli uomini uccisi sono otri di vino. 

Tornato a casa, Lucio vede Panfila per virtù di un unguento trasformarsi in gufo e chiede di potersi trasformare in gufo anche lui. Ma la servetta Fotide sbaglia unguento e Lucio si trasforma in un asino, pur conservando sentimenti e coscienza umani. Apprende che riacquisterà forma umana solo mangiando un cespo di rose: la cosa non sarebbe difficile di per sé, ma – colpo di scena – arrivano dei briganti che assaltano la dimora di Milone e rubano Lucio, l’asino, che viene condotto nel loro covo (III). 

Amore e Psiche di Canova
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Nel covo si trova in ostaggio una fanciulla, alla quale una vecchia per distrarla racconta la favola di Amore e Psiche: un re e una regina avevano tre figlie, di cui una è la bellissima Psiche; Venere è gelosa della sua bellezza e fa in modo che per scongiurare una profezia i suoi genitori la abbandonino su una rupe (IV): ma di lei s'innamora Amore che la fa condurre da Zefiro nel suo palazzo. Ogni notte, al buio per non essere visto, il dio va a trovarla. Le sorelle, invidiose della sua felicità, insinuano che il suo amante sia un mostro. Psiche non resiste alla curiosità e con una lucerna illumina il volto di Amore, che fugge (V). Psiche, dopo aver tentato di sottrarsi alla vendetta di Venere, si consegna alla dea e supera tutte le prove che lei le pone innanzi: tenta in ogni modo di riaverlo, finché Amore le viene in aiuto e ottiene per lei da Giove l’immortalità: in questo modo può ricongiungersi al suo sposo. Finito il racconto Lucio e Càrite tentano di fuggire ma invano (VI).

Altro colpo di scena: Tlepòlemo, il fidanzato della fanciulla, sconfigge i briganti. I due fanciulli si sposano e si tengono l’asino-Lucio, che in seguito, però viene affidato a un mandriano che lo sottopone a spossanti fatiche (VII). In seguito Lucio cambia numerosi padroni e affronta molte disavventure e pericoli, ed è testimone dei più abietti vizi umani: finisce anche tra le mani di adepti della dea Cibele che si prendono gioco dei popolani ingenui. Addirittura rischia di dover prendere parte lui stesso, pur in forma d’asino, a rapporti sessuali innaturali con una donna condannata a morte. Lucio riesce a fuggire e si rifugia in una spiaggia, dove si addormenta (VIII-IX-X).

Avvertito in sogno da Iside interviene alla processione in onore della dea e mangia le rose che un sacerdote porta in mano. Riacquista così forma umana. Il giovane riconoscente si fa iniziare al culto di Iside e Osiride passando per i vari gradi di iniziazione e ne diviene sacerdote (XI). 

7Alcune informazioni sul romanzo: stile, fonti e modelli, la curiositas, il pubblico di Apuleio

Amore e Psiche
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Apuleio è un virtuoso della parola e nel romanzo ne fa sfoggio attraverso uno stile esuberante e originale, capace di mescolare lessico arcaico con vocaboli popolari e neologismi. Apuleio unisce infatti lo stile Asiano a quello della seconda sofistica, riuscendo a passare dal triviale materialismo al celeste misticismo. 

Per quanto riguarda le fonti c’è un problema spinoso che va avanti da secoli: si sa che la storia dell’uomo-asino è trattata anche dallo Pseudo-Luciano (di Samosata), contemporaneo di Apuleio, e probabilmente entrambi hanno copiato da una terza fonte: Lucio di Patre (ma il nome troppo simile al protagonista dell’opera). Ma la riscrittura di Apuleio, anche grazie alle novelle milesie, sia per il senso nascosto, si differenzia notevolmente dal modello. 

Le novelle inserite nel romanzo sono in tutto 21: il romanzo funge anche da cornice letteraria, secondo un meccanismo che Boccaccio avrebbe secoli dopo riutilizzato. Il tema della curiositas emerge prepotente nella bella favola di Amore e Psiche: Psiche oltrepassa due soglie proibite: illumina il suo sposo di notte, e lo guarda, dopo che le era stato proibito; schiude un cofanetto che Proserpina le aveva consegnato per Venere. Il tema della curiositas è presente in tutto il romanzo e infatti questa favola ci aiuta a capire meglio il significato dell’opera. Anche Lucio per curiosità apre la porta della magia e se ne trova scornato ed è costretto a passare numerose prove, proprio come Psiche.

Questa caduta indica però il processo di conversione e purificazione, necessario a rinnovarsi. Quindi ci viene descritto un vero e proprio processo interiore che culmina con la visione del divino. Apuleio sottolinea l’importanza della caduta e dell’esperienza del male per comprendere: curiositas e hybris infatti, curiosità e tracotanza vanno di pari passo.

A questo proposito molto belle sono le parole di Bachtin, che in Estetica e romanzo, si sofferma sulla vicenda dell’Asino d’oro: «svolgendo nella bassa vita quotidiana la più bassa delle parti, Lucio, interiormente non partecipe a questa vita, con tanta più penetrazione la osserva e la studia in tutte le sue latebre. Per lui si tratta di un’esperienza di studio e di conoscenza degli uomini. ‘E anch’io, - dice Lucio, - conservo per la mia vecchia persona d’asino molta gratitudine, perché tenendomi nascosto sotto la sua buccia e facendomi provare svariate fortune, mi rese esperto se pure non altrettanto saggio’ (IX, 13).

Lo stesso finale è dedicato alla curiositas, questa volta del lettore, quasi per metterlo alla prova. Ma, allora qual è il pubblico di Apuleio? Come per il Satyricon siamo fortemente in dubbio, ma possiamo credere che si tratti di una cerchia ristretta di letterati, un cenacolo. Troppi sono infatti i rimandi letterari necessari all’intelligenza dell’opera e quindi il pubblico doveva essere colto. La presenza della fabula Milesia però è un elemento che oggi definiremmo ‘pop’ e che quindi andava incontro ai gusti di un pubblico più ampio: i livelli quindi si moltiplicano e Apuleio ha di fatto creato un’opera fruibile da un pubblico eterogeneo. Le Metamorfosi sono un’opera che ancora oggi non smette di stupirci ed è tra le più belle allegorie delle trasformazioni dell’anima.

7.1Ascolta il podcast sulla favola Amore e Psiche

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    Domande & Risposte
  • Chi è stato Apuleio?

    Filosofo e autore versatile e prolifico romano di origine nordafricane.

  • Cosa ha scritto Apuleio?

    Le opere principali di Apuleio sono: Le Metamorfosi, Apologia o Pro se de Magia, Florida.

  • Perché Apuleio viene accusato di magia?

    Apuleio viene accusato dai parenti di sua moglie Pudentilla di aver plagiato la donna con la magia per impossessarsi della sua ricca dote.