Antonello da Messina: vita, opere e stile

Antonello da Messina, uno dei protagonisti del Rinascimento italiano, considerato il più grande ritrattista del '400. Vita, opere, caratteristiche dello stile e analisi di alcune delle opere più importanti
Antonello da Messina: vita, opere e stile
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1Antonello da Messina: un'introduzione

Antonello da Messina (1430-1479)
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Antonio di Giovanni de Antonio, più conosciuto come Antonello da Messina, fu uno dei protagonisti della pittura rinascimentale italiana, e viene considerato il maggiore ritrattista del Quattrocento in Italia.    

A parte gli anni in cui visse Antonello da Messina, tra il 1425/1430 e il 1479, dell’artista non si hanno molte notizie biografiche. Le fonti principali sono la Vita scritta da Giorgio Vasari (1511-1574), non del tutto accurata, e i pochi documenti d’archivio rinvenuti recentemente.    

2La vita di Antonello da Messina

2.1Formazione

The Virgin and Child di Antonello da Messina
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Le fonti riportano che Antonello nacque a Messina, in Sicilia, in una famiglia benestante. Quest’ultimo aspetto gli permise l’iniziale formazione artistica tra Messina e Palermo

Attorno al 1442, Antonello si recò a Napoli dove lavorò nella bottega del pittore Colantonio (1420ca-1460 ca). Sempre qui, l’artista incontrò e assorbì la lezione fiamminga, le cui opere erano presenti nelle collezioni d’arte del Regno di Napoli

Vasari dà per assodato il soggiorno a Roma di Antonello e questo si collocherebbe tra il 1458 e il 1460. Ciò spiegherebbe il possibile contatto tra Antonello e Piero della Francesca (1412ca-1492ca) e la conseguente assimilazione da parte del messinese dello stile di quest’ultimo

2.2Maturità

Salvator mundi di Antonello da Messina, 1465. National Gallery, Londra
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Terminato il periodo di apprendistato, Antonello tornò in Sicilia e lavorò come maestro autonomo. Le opere più importanti prodotte in questo periodo furono: la Madonna Salting (1460-1469) la Crocifissione di Sibiu (1463-1465ca) e il Ritratto d’Ignoto di Cefalù (1465-1470). 

Nei primi anni Settanta del XV secolo, voluto dall’aristocratico veneziano Pietro Bon, Antonello risalì l’Italia per poi giungere a Venezia. Sollecitato artisticamente dall’incontro con Giovanni Bellini (1427/1430-1516), il pittore siciliano qui dipinse prettamente ritratti di personalità eminenti. 

Sempre durante il soggiorno veneziano, Antonello realizzò le opere più celebri, come il Salvator Mundi (1465-1475), la Pala di San Cassiano (1475-1476), il San Girolamo nello studio (1475ca) e l’Annunciata di Palermo (1476ca). 

2.3Ultimi anni

San Sebastiano di Antonello da Messina, 1478. Dresden State Art Collections
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Nonostante l’invito da parte del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza (1444-1476) a pittore e ritrattista di corte nel 1476, Antonello fece ritorno in Sicilia per risolvere definitivamente i suoi affari lasciati in sospeso.

Dai contratti rinvenuti, dal 1477 Antonello operò stabilmente a Messina. In questo periodo si pensa che abbia dipinto il San Sebastiano (1478/1479ca). Da lì a poco, dopo aver redatto il suo testamento, Antonello morì il 25 febbraio 1479.

3Antonello da Messina, lo stile delle opere

3.1Modelli e influenze

Pala di San Cassino di Antonello da Messina conservata nel Kunsthistorisches Museum di Vienna
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Come detto precedentemente, lo stile di Antonello da Messina ha debiti importanti nei confronti della pittura fiamminga, in particolare dal lavoro di Jan van Eyck (1390ca-1441), di Rogier van der Weyden (1399-1464) e di Petrus Christus (1410-1475). 

Sempre durante il periodo napoletano, Antonello ebbe modo anche di confrontarsi con gli stilemi spagnoli di Jacomart Baço (1410ca-1461) e con quelli della scuola francese, come le opere di Jean Fouquet (1420ca-1481) e di Barthélemy d’Eyck (1420ca-1470ca). 

Ovviamente, il messinesse si aggiornò anche sulla pittura italiana. Gli artisti che ebbero la maggiore influenza sullo stile del siciliano furono l’umbro Piero della Francesca e il veneziano Giovanni Bellini

3.2Caratteristiche formali

Antonello da Messina è ritenuto il primo pittore italiano che riuscì a proporre una felice sintesi tra lo stile fiammingo, filtrato dall’esperienze napoletane, con quello rinascimentale italiano, intonato perlopiù dalle soluzioni tosco-umbre e quelle venete.

Accordando la grammatica ritrattistica fiamminga con la maniera italiana, Antonello vi aggiunse anche lo studio per la verosimiglianza fisica accompagnata da un’analisi psicologica del soggetto senza precedenti. È per questo che i suoi ritratti appaiono incredibilmente realistici.

Ad impreziosire ancor di più la sperimentazione pittorica di Antonello è il suo studio sulla prospettiva, realizzando soluzioni illusionistiche, tipicamente del trompe-l’oeil, in linea con le ricerche artistiche coeve sulla rappresentazione della profondità spaziale.

4L'analisi delle opere principali di Antonello da Messina

4.1Salvator Mundi

Nella collezione della National Gallery di Londra dal 1861, il Salvator Mundi (1465-1475) è un olio su tavola, uno dei primi capolavori di Antonello, in cui condensa gli stilemi fiamminghi e italiani.

Oltre all’utilizzo del legante ad olio, gli elementi fiamminghi sono:

  • lo sfondo scuro;
  • i toni e le tinte calde;
  • la luce da destra che sagoma la figura;
  • la restituzione minuziosa dei dettagli anatomici;
  • il modello del Cristo benedicente.

Mentre gli aspetti italiani sono:

  • l’impianto compositivo monumentale, accentuato dal punto di vista abbassato;
  • la mano destra posta in avanti e la mano sinistra appoggiata sul parapetto che rafforzano la profondità spaziale.

4.2San Girolamo nello studio

San Girolamo nello studio di Antonello da Messina
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L’olio su tavola del San Girolamo nello studio (1475 ca), acquisito dalla National Gallery di Londra nel 1894, è uno dei vertici artistici di Antonello da Messina: qui il pittore dimostra tutte le sue capacità e le innovazioni tecniche, raggiunte anche grazie agli influssi veneziani.

Il dipinto colloca San Girolamo, intento con la lettura leggere e ritratto come un dotto umanista, in uno ampio spazio articolato e complessa: la scena  si apre con una finestra in stile catalano, l’ambiente sullo sfondo rievoca una chiesa gotica, a sinistra, in dialogo con gli archi rinascimentali, a destra.

La luce proviene da più punti e gli stessi raggi luminosi sono le direttrici prospettiche che convogliano lo sguardo dello spettatore verso il santo. Di una accuratezza analitica incredibile sono gli animali, gli oggetti e le architetture ritratte, le quali sono anche dei rimandi simbolici ben precisi.

Lo studioso d’arte veneziano Marcantonio Michiel (1484-1552) menzionò per la prima volta l’opera nel 1529, nella collezione d’arte di Antonio Pasqualino (XV secolo). Si pensava che fosse di mano di Antonello, di van Eyck o di Memling. Solo a metà del XIX secolo fu confermata l’attribuzione attuale.

4.3Annunciata di Palermo

Annunciata di Palermo di Antonello da Messina, circa 1476
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Dal 1907 l’olio su tavola dell’Annunciata (1475) è conservata presso la Galleria Regionale della Sicilia, precisamente in palazzo Abatellis di Palermo. L’opera era attribuita ad Albrecht Dürer (1471-1528), per poi all’inizio del XX secolo dichiarare l’ascrizione ad Antonello, sebbene vi siano ancora dei dubbi da parte della critica.

LAnnunciata di Palermo, versione successiva dell’Annunciata (1473-1474) dell’Alte Pinakothek di Monaco, è un’interpretazione dell’iconografia cristiana dell’Annunciazione, riutilizzando il modello dell’icona orientale ma accordandolo agli stilemi quattrocenteschi fiamminghi e italiani.

Con questo dipinto Antonello compie un ulteriore passo verso la modernità: lo studio della luce, che restituiscono la consistenza dei materiali, dei tessuti e dell’incarnato, della prospettiva, per l’impostazione volumetrica, nonché della fisionomia e della psicologia, producono un’opera di realismo straordinario.