Anno 1000: rinascita delle città, ripresa economica e crescita demografica

La rinascita dell’anno 1000 attraverso il popolamento dell’Europa, il progresso delle tecniche agrarie, la rotazione triennale, i mulini, la produttività e la nascita delle Università
Anno 1000: rinascita delle città, ripresa economica e crescita demografica
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1Il sistema di potere nell’anno 1000: Chiesa e Impero

L'incoronazione di Carlo Magno
Fonte: ansa

Ancora nel XIII secolo era stabile e radicato il sistema di potere nato nel cuore dell’età medievale. Il sovrano dei franchi, Carlomagno (742-814), aveva fatto largo uso del vassaticum, un rapporto che legava un signore ad individui che in cambio di una solidità finanziaria (possedimento fondiario) assicuravano durevoli prestazioni militari. Ci troviamo in una dimensione politica in cui la fedeltà personale diviene una sorta di beneficio, o meglio feudo, che gli studiosi hanno poi definito “feudalesimo”.  

Quel sistema d’autodifesa aveva trovato legittimazione in una situazione emergenziale, quando in Europa imperversavano le ultime invasioni tra il IX e X secolo (ad opera di ungari, normanni e saraceni) ed era divenuta palese l’incapacità di contrastarle da parte dell’imperatore e dei re. La costruzione di castelli e fortezze rispondeva quindi ad una necessità oggettiva, tuttavia quella nuova pratica era anche una testimonianza di autonomia politica che avrebbe provocato non poche tensioni tra centro e periferia. Sarebbe erroneo incasellare quelle autonomie all’interno di una struttura immutabile, poiché il sistema di potere era connaturato da una certa fluidità; si pensi, ad esempio, alle realtà di signorie alla cui guida c’erano uomini appartenenti alla gerarchia ecclesiastica. 

Il cuore pulsante del sistema era nel modo di produzione signorile (o feudale) che era basato su una supremazia militare e su una serie di dazi e pedaggi con cui i signori vessavano i contadini che erano costretti a pagare per l’utilizzo del mulino, dei forni o del frantoio. Volendo schematizzare, le terre su cui il signore imperava erano divise in tre categorie: 

  • L’appezzamento sfruttato direttamente dal signore, che veniva coltivato dai sui servi e braccianti salariati
  • Le terre coltivate dalle famiglie contadine
  • Terreni incolti sfruttati collettivamente dalle comunità rurali

Nel Tardo Medioevo, il sistema descritto esprimeva le contraddizioni di due tendenze: la frammentazione del potere centrale e la necessità della ricomposizione di un governo su base locale. Queste due inclinazioni furono messe in discussione dall’emergere di nuove entità politiche: gli Stati monarchici ed i principati in cui sono rintracciabili, per certi aspetti, alcune tracce del mondo moderno. 

E questo è solo uno degli aspetti che testimonia quanto sia erronea l’opinione comune che dipinge il Medioevo come epoca esclusivamente buia, barbara e di regresso economico e culturale.

2Crescita demografica nell’anno Mille

Momento di vita quotidiana nel Medioevo
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Con l’ausilio della demografia storica siamo oggi in grado di stabilire l’ordine di grandezza delle popolazioni europee tra anno Mille e Trecento. Il grande balzo in avanti è evidente: si passò dai 23 milioni ai circa 70 milioni del 1350. L’Italia si attestava sui 10 milioni di abitanti, un dato simile a quello raggiunto nell’epoca d’oro dell’Impero romano. Molti storici hanno indagato, con alterne fortune, le ragioni di una così rilevante impennata, partendo da una certezza condivisa: è molto più utile stabilire le connessioni tra un complesso di fenomeni che riportare l’asettico dato numerico.

2.1I motivi della crescita demografica

Prima di entrare nei dettagli del più rilevante tra gli eventi, è quindi utile elencarli tutti: 

  • Condizioni ecologiche: clima più mite e favorevole alle attività agricole
  • Fine delle invasioni
  • Consolidamento del sistema feudale (relativa sicurezza nelle campagne)
  • Drastici cambiamenti nello statuto giuridico della popolazione agricola

E fu proprio quest’ultimo fenomeno a giocare un ruolo decisivo nella ripresa. I servi che prima lavoravano alle dirette dipendenze dei proprietari vennero lasciati liberi di coltivare piccoli poderi in situazioni di autonomia, purché pagassero un canone d’affitto. Molti individui passarono dall’essere nullatenenti a possedere una casa, una terra ed una moglie. Era un cambiamento epocale, che incise anche sulla natalità, contribuendo in modo determinante alla ripresa della popolazione europea. Di conseguenza aumentarono ovunque gli insediamenti, soprattutto i piccoli villaggi che in alcuni casi, dopo una crescita esponenziale, si trasformavano in città.

Sugli stessi spazi in cui vivevano 70 milioni di persone, oggi ne vivono oltre 750 milioni, ma ciò non deve stupire. La nozione di popolamento non si fonda infatti su un rapporto matematico tra popolazione ed estensione territoriale, ma principalmente sul patrimonio tecnologico dei gruppi umani. Considerando questo presupposto, il territorio dell’epoca non può apparire che molto popolato.

3Tecnica, progresso e ripresa economica dell’anno Mille

Agricoltura nel Medioevo
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Alla fine del XIII secolo l’Europa aveva ancora un carattere prevalentemente agricolo. La maggior parte della popolazione viveva nelle campagne (tra il 70 e il 90%) e la terra era ancora la forma d’investimento più comune. L’uso dei matalli era piuttosto limitato e la maggior parte delle materie prime proveniva dall’agricoltura. È quindi indispensabile partire da questo settore per analizzare il patrimonio tecnologico della società.

A partire dell’XI secolo, si era diffuso l’aratro a vomere asimmetrico, più comunemente detto aratro pesante, che consentiva di limitare l’apporto manuale per il completamento dell’opera di aratura. L’attrezzo, che aveva fatto la sua prima comparsa nelle campagne della Francia settentrionale, nelle pianure tedesche e slave, era in grado di rivoltare le zolle penetrando in profondità. 

La sua diffusione era stata limitata nell’Europa meridionale, dove molte famiglie di contadini non erano in grado di affrontare le spese per l’acquisto di un animale da tiro. Possedere questi due elementi (aratro, buoi o cavalli) significava poter passare da una condizione di sussistenza minima ad una quotidianità scandita da guadagni maggiori: la stratificazione nelle campagna aumentò con la diffusione delle migliorie tecniche.

Aumentando la diffusione degli animali da tiro, miglioravano anche le nuove tecniche d’attacco: giogo frontale per i buoi e collare a spalla per i cavalli. Quest’ultimo animale era il più adatto per il lavoro nei campi, grazie ad una netta differenza con i bovini: aumento della produttività fino al 50% e calo drastico delle spese per il mantenimento degli equini (sino a 30%). La diffusione del cavallo era però frenata dall’alto costo dell’animale oltreché da una grande fragilità (malattie e predisposizioni alla rottura degli arti).

Agricoltura nel tardo Medioevo
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Altro importante progresso si ebbe con la rotazione triennale delle colture. L’appezzamento veniva diviso in tre parti: nella prima si seminavano frumento e segale (in autunno); nella seconda avena, orzo, piselli ed altri legumi (in primavera); la terza porzione era lasciata a riposo. L’anno seguente avveniva la rotazione che aumentava la produzione annuale di 1/3. Tuttavia, il tradizionalismo del mondo contadino fu il maggior ostacolo all’abbandono della vecchia rotazione biennale.

Il più complesso cambiamento sotto l’aspetto tecnologico avvenne però con la diffusione del mulino, che incise positivamente sulla panificazione e conseguentemente sulle abitudini alimentari del tempo, diffondendosi tra l’XI e il XIV secolo.

Dobbiamo il miglior elogio della nuova macchina unita all’azione del fiume ad uno dei più autorevoli studiosi del Medioevo, Jacques Le Goff: ‹‹Quanti cavalli si sfinirebbero, quanti uomini si stancherebbero le braccia nei lavori che fa per noi, senza alcun lavoro da parte nostra, questo fiume così gentile, al quale dobbiamo i nostri vestiti e il nostro nutrimento! […] Quando fa girare con movimento accelerato tante ruote veloci, esce fuori schiumando; si direbbe che è stato macinato anche lui e che diventa più molle›› (J. Le Goff, La civiltà dell’Occidente medievale).

Come il macchinario a vento, il mulino ad acqua impiegava un’energia priva di costi, ma l’impianto del mulino comportava grandi spese, come del resto le tecniche con cui venivano forgiati gli strumenti e le attrezzature di metallo.

4L’anno Mille e la nascita delle Università

Federico Barbarossa
Fonte: ansa

In una svolta storica non può mancare un nuovo modo (istituzionale) d’intendere la cultura. In questo senso, l’Università è certamente tra le più tipiche istituzioni medievali, essendo innanzitutto qualcosa di simile ad una corporazione. Il termine universitas indicava l’organizzazione del mestiere, e nel caso delle Università denotava appunto l’associazione dei maestri e degli studenti.

È molto complicato risalire alle origini delle istituzioni universitarie, che normalmente facciamo risalire alla concessione d’autonomia nelle attività. Quest’ultima era però solo il culmine del processo, che solitamente affondava le radici in una scuola ecclesiastica o nelle attività di un “maestro” di assoluto prestigio. A tal proposito, tra i migliori esempi abbiamo l’Università di Salerno, con la sua scuola di medicina o l’antica Università di Bologna, riconosciuta da Federico Barbarossa nel 1158.

Originariamente, la differenziazione per facoltà era la seguente: 

  • Arti (grammatica, dialettica, retorica, aritmetica, geometria, astronomia e musica)
  • Decreto (diritto canonico)
  • Diritto civile
  • Medicina
  • Teologia

La facoltà delle Arti costituiva una sorta d’insegnamento propedeutico alle altre facoltà, mentre gli studi più lungi e complessi erano quelli di Teologia, che potevano durare anche 15 anni con un’età minima di laurea fissata a 35 anni. Al termine degli studi, lo studente aveva facoltà d’insegnare ovunque, ma molti sceglievano carriere più redditizie nella pubblica amministrazione o nelle attività private.

Il potere monarchico cercò in ogni modo di monitorare lo sviluppo e i lavori delle istituzioni universitarie, che rappresentavano un vero vivaio con professionalità spendibili all’interno dell’amministrazione statale. Gelose della propria autonomia, le Università risposero trovando un alleato nella Santa Sede, che accettò di buon grado, assecondando i propri interessi e addomesticando di fatto gli intellettuali che si muovevano all’interno del sistema accademico.

Anche con la nascita del più importante luogo di trasmissione culturale dell’epoca, si riproponeva quindi l’annosa questione Stato/Chiesa.

Il Medio Evo è stato sempre considerato come un periodo di passaggio, di transito tra l’Antichità e la Modernità, ma passaggio significa soprattutto sviluppo e progresso.

Jacques Le Goff

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