Anniversari storici 2024: 700 anni dalla morte di Marco Polo

L'8 gennaio 2024 si celebreranno a Venezia i 700 anni dalla morte di Marco Polo, il viaggiatore italiano più famoso al mondo: la sua storia

Anniversari storici 2024: 700 anni dalla morte di Marco Polo
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Anniversari storici 2024: 700 anni dalla morte di Marco Polo

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Si celebreranno nel 2024 i 700 anni dalla morte di Marco Polo, avvenuta esattamente l’8 gennaio 1324. Nella città di Venezia ci saranno grandi festeggiamenti. La Giunta Comunale ha già approvato gli indirizzi in merito alle celebrazioni, su proposta del sindaco.

Il 2024 è l'anno di Marco Polo e Venezia è pronta a rendere omaggio al più grande viaggiatore. Il settecentesimo anniversario dalla morte è un avvenimento molto importante per la città, da festeggiare a dovere. Il fulcro delle iniziative sarà organizzato attorno a una grande mostra della Fondazione Musei Civici di Venezia, che si terrà a Palazzo Ducale.

Chi era Marco Polo

Quando parliamo del più famoso viaggiatore italiano al mondo intendiamo Marco Polo, che nel XIII secolo fu in grado di raggiungere la Cina lungo la Via della seta. Il suo viaggio diventò un’opera tra le più conosciute al mondo: “Il Milione”, un racconto dettagliato scritto dallo stesso Marco Polo.

Oggi i viaggi sono molto più semplici e rapidi rispetto al passato: per arrivare in Asia, dall’Italia, basta prendere un aereo e in poco più di 10 ore si arriva a destinazione. Se pensiamo però al Medioevo, era necessario percorrere la Via della seta, che univa il Mediterraneo al Celeste Impero passando per l'Asia Centrale. L’intero percorso poteva durare mesi o addirittura anni, e bisognava fare i conti con il clima, il meteo e i predoni dell’epoca.

Il viaggio di Marco Polo

Quello compiuto da Marco Polo fu un viaggio estremo, erano in pochi a partire in quegli anni per una missione di tale portata, e ancor meno quelli che riuscivano a tornare in patria. Prima di Marco Polo, due mercanti veneziani intrapresero la stessa missione, Niccolò e Matteo Polo.

Essi arrivarono in Cina nel 1266, conquistando la fiducia del sovrano di allora, un nipote del condottiero mongolo Gengis Khan, Kublai. Da lui riuscirono a ottenere un salvacondotto per tutte le terre controllate dai Mongoli, in cambio i due mercanti dovettero mettere in contatto il sovrano con il Papa.

Matteo e Nicolò Polo puntavano a stringere un legame commerciale fruttifero con l'Oriente e così tornarono a Venezia, per poi ripartire nuovamente per la Cina. Nel 1271 intrapresero lo stesso viaggio, insieme anche a Marco Polo, figlio di Nicolò, che all’epoca era un ragazzino di circa 17 anni appena.

La sua opera: resoconto del viaggio

Grazie a Marco Polo oggi abbiamo il più importante resoconto del viaggio compiuto dai tre nel Medioevo: una vera e propria miniera d’oro. L’Oriente all’epoca era una terra ancora misteriosa e lontana per noi italiani, Marco Polo scrisse “Il Milione”, per raccontare la sua impresa. Un libro che, come il suo autore, possiamo definire fuori dal comune.

Il viaggio di Marco Polo era nato per scopi commerciali, insieme al padre e allo zio, ma il giovane aveva più voglia di conoscere e scoprire il mondo. Il ragazzo si lasciò sorprendere da ogni cosa e civiltà che incontrò durante il suo percorso, amò condividere ogni dettaglio nella sua opera.

Ne “Il Milione” ci sono davvero tanti racconti: basti pensare che il viaggio per raggiungere la Cina durò più di 3 anni e il giovane Marco Polo restò in oriente con il padre e lo zio per altri 17 anni.

Le scoperte di Marco Polo

Dopo la Serenissima, la prima tappa di Marco Polo durante il suo lungo viaggio fu Acri, in Terrasanta. I tre vi arrivarono nel mese di aprile del 1272. Località in cui il legato pontificio Tebaldo Visconti donò loro un'ampolla di olio del Santo Sepolcro, lettere per Kublai e due frati domenicani come compagni di viaggio. I tre si avventurarono quindi verso l’Oriente, i frati li abbandonarono in Siria, troppo spaventati da un viaggio così difficoltoso, non di certo alla portata di tutti, anzi.

Marco Polo avanzò quindi con lo zio e il padre. I tre viaggiarono spesso a piedi, ma anche a cavallo o sul dorso di cammelli, animali che compravano lungo il loro cammino. Arrivarono quindi, dopo aver attraversato l’Anatolia, sotto il Monte Ararat in Armenia, dove si diceva ci fosse ancora l'arca di Noè.

Marco Polo vide per la prima volta il petrolio nell’Asia centrale. Nel suo libro è possibile leggere una descrizione dettagliata e sorprendente di ogni luogo che attraversa e impara a conoscere, il modo in cui lo scrive è colmo di sensibilità, senza eguali.

I mercanti dell’epoca infatti non amavano raccontare i loro viaggi, erano in cerca di profitti e di certo non volevano favorire la concorrenza con le loro spiegazioni. Ma Marco Polo era troppo interessato alla scoperta, al viaggio, alla conoscenza per starsene zitto e non annotare nulla.

I tre Polo avrebbero dovuto attraversare quello che oggi è l’Iran e giungere a Hormuz, nel Golfo Persico, proseguendo via mare. Scoprirono però che il porto non era comandato dai mongoli, quindi continuarono il loro viaggio via terra, per evitare problemi, attraversando il deserto di Dash-e-Lut, l'Afghanistan e la Valle del Panshir. Riuscirono anche nella terribile impresa di superare i monti del Pamir, ci vollero 40 giorni, arrivarono dove oggi c’è lo Xinjiang, sul confine occidentale dell'odierna Cina.

Marco Polo, lo zio e il padre viaggiarono per tre anni, miracolosamente salvi dai predoni, resistendo a giornate caldissime trascorse sotto il sole cocente e notti gelide, sopportando la fame e la sete e una lunga malattia di Marco, che li costrinse in Afghanistan per mesi.

Arrivarono ai confini del mondo conosciuto fino a quel momento, ma la meta – Cambaluc, ovvero l’attuale Pechino – era ancora lontana. Attraversarono il Deserto del Gobi e del Taklamakan e miracolosamente trovarono una pattuglia della guardia reale mongola. Un gran colpo di fortuna, perché mostrando il salvacondotto, furono scortati fino a Shangdu, la residenza estiva del Khan.

L'arrivo in Cina

Era il 1275, erano passati oltre 3 anni dalla partenza, e Kublai ormai pensava che non avrebbe mai più rivisto i due fratelli Polo. Al loro arrivo fu estremamente stupito e li accolse con entusiasmo, ammirando l’intelligenza del giovane Marco Polo.

Marco Polo imparò il cinese e si innamorò di quella civiltà. Conobbe solo lì la carta e la stampa, i fuochi d'artificio, i fiammiferi, le porcellane. E con il suo racconto riuscì a dare le primissime notizie di un mondo che altrimenti sarebbe stato sconosciuto ai più. I tre Polo avevano voglia di tornare in patria, nonostante il fascino della Cina, per godersi la ricchezza ottenuta; e così ripartirono, nel 1292.

Il viaggio di ritorno

Per tornare a casa Marco Polo, in compagnia del padre e dello zio, viaggiò principalmente via mare, con una flotta di 14 giunche. Arrivarono a Hormuz dopo 18 mesi, si fermarono in Persia per oltre un anno e poi da Costantinopoli veleggiarono fino a Venezia nel 1295.

Erano stati lontani dalla patria per ben 24 anni, Marco Polo era partito ragazzino e tornato a casa adulto e fino alla sua morte, l’8 gennaio 1324, non viaggiò più. Nel 2024 si celebreranno i 700 anni dalla sua scomparsa.

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