Analisi del testo
Giuseppe Ungaretti, L'isola (da Sentimento del tempo, 1919-1935, e in Vita d'un uomo, Mondadori, 1992)
Il testo L’isola si colloca nella produzione poetica più matura di Ungaretti, una fase artistica in cui il poeta abbandona alcune scelte stilistiche adottate precedentemente per concentrarsi sulla ricerca lessicale, aprendo definitivamente la strada all’Ermetismo. In questo senso la raccolta che la contiene, Il sentimento del tempo, rappresenta un recupero della tradizione sul piano formale che si accompagna ad un’intensa esplorazione delle capacità evocative della parola.
Metrica: il verso è ancora libero ma rispetto alle opere precedenti è di più ampio respiro, ha un ritmo più disteso e cadenze più riposate. La parola non è più isolata; Ungaretti opera un recupero della "frase", ma permane comunque la ricerca di una poesia pura, assoluta, lontana dal descrittivismo e dalla discorsività.
Strofe: combinazione libera di due strofe, la prima di undici e la seconda di tredici versi.
Rima: anche per la rima utilizza uno schema libero, ABCA per i primi versi, una rima baciata vide-vide sempre nella prima strofa, e i verbi all’imperfetto languiva, dormiva, s’addensava a scandire i versi successivi.
Allitterazione/dissonanza: mentre sono rare le assonanze, ad eccezione di ulivi, rami, dardi, è più frequente l’allitterazione, con il ripetersi di suoni simili all’interno dello stesso verso, e soprattutto la dissonanza che con la reiterazione continua della consonante liquida r e della sibilante s insieme alle vocali forti a,e, o, assicura ritmo verso e produce un timbro aspro e duro.
L’enjambement è ugualmente presente a dare ai versi un ritmo incerto e frammentato, funzionale all’atmosfera di ambiguità generale della poesia.
Per quanto riguarda la scelta lessicale Ungaretti abbandona in parte i temi irti della produzione precedente per concedere un’apertura alla speranza che coincide con l’accostamento alla fede nella vita privata del poeta. La vita dell'uomo è ancora una lunga notte che egli, insonne, deve attraversare, ma qualche luce s’intravede e quel buio non è più così fitto (rifioriva, larva, fiamma, luminosa).
L’isola è probabilmente il più oscuro dei componimenti della raccolta, è una meditazione sullo scorrere del tempo, sui miti e sul ricordo. Dal privilegio accordato alla prima persona del presente indicativo passa alla terza persona dell’imperfetto, tempo della continuità e della memoria.
Qualcuno approda, s’inoltra, viene richiamato da un rumore di penne, vede, risale, vede e infine giunge ad un prato. A questo punto la storia si interrompe, resta sospesa come un frammento. L’uso della terza persona e del tempo del racconto, i motivi a carattere mitologico bucolico (la ninfa, il pastore) suggeriscono infatti al lettore l’illusione e l’aspettativa di una storia, tradita poi dall’ultimo verso: levigate da fioca febbre. Troviamo un "egli" , un pronome che non rinvia a nessun nome. L’indeterminatezza e accresciuta dall’allineamento senza legami degli elementi menzionati: l’isola del titolo, le selve, la ninfa, le vergini, le pecore, il pastore.
Nella scelta di questi termini il poeta Ungaretti afferma nuovamente il recupero dei classici e soprattutto del mito come chiave interpretativa del presente. Il contenuto della poesia si risolve tutto in un’alternarsi di movimento eterno (perenne, ritornato, errando) e momenti di serena quiete (dormiva, pigra, appisolate).
Tra le figure retoriche vi è un uso deciso dell’analogia, scelta in generale dagli ermetici come strumento espressivo privilegiato, resa però più sintetica. Accostamenti intuitivi, associazioni di idee e di immagini da cui scaturiscono significati nuovi, alla lapidarietà degli enunciati, tipica del poeta soldato durante la guerra, subentra la tendenza allo sfumato, al non finito.
2.1 I verbi sono al passato remoto, tempo del ricordo, e si riferiscono ad una terza persona volutamente non definita.
2.2 I verbi all’imperfetto indicano continuità nel passato, suggerendo l’idea del vago, opponendosi al passato remoto che stabilisce puntualità.
2.3 I termini sera/ombra/sonno indicano l’eterna alternanza tra la quiete e il movimento, la vita e la morte.
2.4 Proda: forma sostantivata di approdare, Larva: allude alla vita nella sua forma più semplice, Simulacro: parvenza, apparenza illusoria.
2.5 L’acqua e il fragore degli esseri viventi catturano l’attenzione dell’ipotetico protagonista. I termini suggeriscono l’idea di un movimento, nervoso e fluido insieme, che emette sonorità aspre e sgradevoli, come che la vità lo scuotesse con violenza dal torpore e dall’oscurità.
2.6 Utilizza un’ipallage come figura retorica per spingere le potenzialità evocative delle parole. Anche l’universo sembra partecipare del senso di quiete in cui sono immersi gli uomini.
2.7 I due versi finali affermano il tema della morte in un’immagine quasi eterea, in cui la malattia è leggera sembra solo “levigare” una superficie altrimenti pura. Ungaretti non da certezze nemmeno sulla fine, ma affida alla forza del linguaggio l’ambiguità del messaggio.