Analisi e riassunto di Cesca e lo specchio del Decameron di Boccaccio
Cesca e lo specchio: riassunto e analisi. Tematiche, divisione in sequenze e personaggi dell’ottava novella, sesta giornata, del Decameron di Boccaccio
Indice
Cesca e lo specchio: riassunto
Cesca e lo specchio è l’ottava novella della sesta giornata del Decameron di Giovanni Boccaccio ed è “narrata” da Emilia. Questa novella si basa su una risposta conclusiva, una battuta che, però, in questo caso non è colta dalla persona a cui è rivolta. La vicenda è ambientata verso la metà del 1300 a Firenze come, del resto, tutte le altre novelle della raccolta, contemporanee all’autore, ed i personaggi principali sono: Fresco da Celatico e sua nipote Cesca, una donna che criticava sempre gli altri, guardando i loro presunti difetti, ma mai i suoi.
Un giorno di festa, Cesca, che viveva presso lo zio, tornò a casa molto prima del solito e non fece altro che stare seduta a sbuffare e sospirare, per tutto il tempo.
Lo zio, allora, le chiese il motivo del suo rientro così prematuro, e la donna gli rispose che non voleva stare in città, poiché, a suo parere, tutti i suoi concittadini erano antipatici e fastidiosi e che non aveva di certo piacere a stare in strada tra gente siffatta. Fresco, quindi, le disse fermamente che, se soltanto stare accanto o guardare gli altri, le dava così tanto dispiacere, allora era meglio che non si specchiasse mai. Cesca, però, credendosi saggia e non stupida come invece era, non capì la battuta dello zio e, anzi, gli disse che avrebbe continuato a specchiarsi come tutte le altre donne. Fresco, invece, voleva dirle, con la metafora dello specchio, che se odiava stare con gli altri per i loro difetti, era meglio che non guardasse mai dentro di sé, non facesse mai un esame di coscienza, perché altrimenti avrebbe visto tutti e solo i suoi lati peggiori.
Cesca e lo specchio: temi principali
I temi principali della novella non sono quindi l’amore e tutte le sue conseguenze, la fortuna o comunque la sorte, bensì i motti di spirito e le argute risposte che però non sono stati capiti da chi avrebbe dovuto, e qui subentra il tema dell’ottusità mentale, della stupidità. Nella maggior parte delle altre novelle, invece, Boccaccio evidenzia l’intelligenza e l’astuzia, ma sapendo che nel “Decameron” vuole rappresentare la vita di tutti i giorni in tutte le sue sfaccettature, nella grande varietà di atteggiamenti morali e psicologici, di virtù e di vizi, è ragionevole pensare che anche questo possa essere stato parte integrante della società fiorentina trecentesca.
Cesca e lo specchio: divisione in sequenze
La novella, inoltre, si può dividere in tre macro-sequenze. La prima è la solita parte introduttiva, la cosiddetta “sequenza espositiva” che caratterizza l’intero “Decameron”, ed è narrata da Boccaccio, che è quindi un narratore esterno e di primo grado. La seconda è, invece, una sequenza prettamente descrittiva: il narratore è, in questo caso, Emilia, un narratore esterno e di secondo grado, che fa un ritratto di Cesca soprattutto psicologico, morale e comportamentale.
Questa sequenza ha sicuramente la funzione di rallentare l’azione, in quanto, al suo interno, non accade alcun tipo di evento. La terza, infine, è narrativa e dialogica, caratterizzata da un breve, ma vivace, scambio implicito di opinioni tra i due protagonisti. L’unico luogo dove si svolge la vicenda, cioè la casa di Fresco, non è particolarmente simbolico, ma essendo un luogo chiuso, potrebbe favorire la presenza di riflessioni, e quindi di sequenze riflessive. Ma Boccaccio non lo fa, poiché, come spesso anche nelle altre novelle, non vuole scriverci per esteso i suoi pensieri e le sue ideologie, ma vuole farcele capire da soli; in altre parole, non vuole fare come nelle prime favole della nostra letteratura, che si concludevano sempre con la frase “La morale di questa storia è...”, ma vuole farcirci arrivare ciascuno con i propri mezzi, con la propria “testa”.
Cesca e lo specchio: personaggi
I personaggi della narrazione sono statici, e non dinamici: durante lo sviluppo delle vicende mantengono inalterate le loro caratteristiche e non subiscono trasformazioni, mentre, in altre novelle, sono capaci di un’accentuata evoluzione psicologica che conduce a sostanziali evoluzioni della propria personalità.
Fresco, probabilmente, viene identificato in un personaggio statico, poiché lui non avrebbe alcun motivo particolare per cambiare il suo comportamento ed il suo modo di pensare. Un caso diverso è quello di Cesca, che ne avrebbe l’opportunità alla fine della storia, dopo la significativa battuta dello zio, ma non lo fa in quanto è troppo “chiusa” psicologicamente.
Cesca e lo specchio: analisi
Nella narrazione non sono presenti né analessi né prolessi, infatti, il tempo della storia corrisponde alla durata reale degli avvenimenti. Considerando che la novella è molto breve (la seconda più corta di tutto il Decameron), Boccaccio non ha voluto aggiungere ulteriori sommari o eclissi. Sono presenti sia discorso indiretto che discorso diretto, con quest’ultimo che prevale soprattutto nell’ultima parte della storia. Il registro è colloquiale e non potrebbe essere altrimenti se non in rari casi, considerando che i dialoghi sono fatti da due persone appartenenti alla stessa famiglia. A confermare questa tesi è anche la frequente presenza di vocaboli non ricercati e della sintassi semplice tipica del parlato, cioè con la prevalenza delle proposizioni coordinate su quelle subordinate. Addirittura, in una stessa frase, è presente per ben sei volte la congiunzione coordinante “e”, che rende la lettura veloce, e, in questo caso, anche affannosa e concitata.
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