Anafora: esempi e funzione della figura retorica

Come riconoscere l'anafora: esempi e funzione della figura retorica. Ecco cos'è, a cosa serve ma soprattutto come si usa

Anafora: esempi e funzione della figura retorica
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Anafora: a cosa serve

Anafora: cos'è e come si riconosce?
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L'anafora è una delle figure retoriche più utilizzate sia nella prosa che nella poesia. In questo articolo vedremo a cosa serve l'anafora e alcuni esempi per capirne meglio la funziona. Saper riconoscere le figure retoriche può sembrare un esercizio di stile, ma non è così: è importante identificarle, invece, per comprendere al meglio lo stile di un autore e capire il perché di alcune scelte: ogni figura retorica, infatti, non solo crea uno stile all'interno del testo, ma esalta anche il significato che quel testo sottende.

Anafora, funzione

Il termine anafora viene dal greco anà + phèro, ovvero porto indietro, porto di nuovo. Sostanzialmente, come dice il termine, è una riproposizione di un elemento della frase, una ripetizione di una parola o una ripresa di un concetto. Lo scopo, naturalmente, è quello di porre l'accento sull'elemento che viene ripetuto, mettendolo in risalto nella frase.

La principale differenza con l'allitterazione, figura retorica di suono, è che mentre la seconda ripete esclusivamente i suoni, la prima ripete intere parti del discorso.

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Esempi di anafora

Esempi celebri di anafora sono sparsi in tutta la produzione poetica, dal Duecento in poi. Qualche esempio è certamente più conosciuto di altri:

Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno

Per me si va nella città dolente,
Per me si va nell’eterno dolore,
Per me si va tra la perduta gente

Jacopone da Todi, Donna de Paradiso

O figlio, figlio, figlio,
Figlio, amoroso giglio!
Figlio, chi dà consiglio
Al cor me’ angustïato?

Cecco Angiolieri, S'i fosse foco, arderei 'l mondo

S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempesterei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo

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