Ambiente naturale nella storia e nella letteratura
Ambiente naturale nella storia e nella letteratura: come è nato e come si è sviluppato storicamente e in letteratura il concetto di ambiente
Indice
L'ambiente naturale nella storia e nella letteratura
L'ambiente naturale è stato rappresentato, fin dai tempi più antichi, in modo duplice; le sue raffigurazioni sono il locus amoenus, luogo piacevole e accogliente, sede di gioie e piaceri, e il locus horridus, territorio spaventoso e pieno di insidie. La prima testimonianza di locus amoenus, il giardino, simbolo per eccellenza della natura domata e addomesticata, è contenuta nella Bibbia; esso è presentato come hortus conclusus, ambiente delimitato nel quale l’uomo è salvaguardato e protetto dai pericoli.
La concezione dell'ambiente naturale nella storia
Il contributo di Aristotele
Il filosofo greco Aristotele (384-322 a. C.) immaginò che la natura fosse sottoposta a regole gerarchiche: gli esseri viventi erano organizzati in una sorta di “scala”, nella quale gli organismi più semplici cedevano il passo alle forme più complesse e avanzate, fino a giungere al gradino più alto, dove si trovava l’uomo, signore di tutti gli esseri viventi e non viventi. Quest’idea rimase per lungo tempo nel pensiero del mondo occidentale, e come avviene ancora oggi venne adottata da numerose civiltà.
L'ambiente nel Medioevo e nel Rinascimento
Nel Medioevo, l’osservazione della natura era considerata un’attività fortemente educativa, in grado di fornire ottimi esempi per la comprensione delle regole della vita. Essa era inoltre strettamente legata alla religione; ogni creatura di Dio era una traccia utile ad indicare la strada verso la salvezza. Il Rinascimento fu un’epoca di grandi cambiamenti, grazie al rapido, sorprendente sviluppo dovuto alle scoperte geografiche. Continuarono comunque a formarsi numerose ipotesi riguardanti le relazioni tra microcosmo e macrocosmo. Con René Descartes (1596-1650) prese piede il meccanicismo che tendeva ad eliminare dalle spiegazioni scientifiche le interpretazioni concernenti l’anima e quelle finalistiche o qualitative, basandosi esclusivamente sulle leggi del movimento e della materia. Questa innovativa concezione fu il motore, soprattutto nelle scienze fisiche e naturali, di scoperte di grande valore.
Le critiche al pensiero di Cartesio
Tuttavia, non mancarono le critiche al pensiero di Cartesio di numerosi scienziati e filosofi contemporanei, tra i quali Newton, Hooke, Boyle e More: quest’ultimo diffuse il concetto di spirito f the world, secondo cui lo spirito, agente intangibile della volontà di Dio, pervade ogni cosa condizionando le scelte dell’uomo e influenzando gli eventi della storia. Nonostante le forti critiche di Cassirer, che definì More come un filosofo che voleva ripristinare una visione medievale della conoscenza, l’autore venne più tardi rivalutato e ritenuto precursore di scienziati quali Vernadskij e Lovelock.
Ascolta su Spreaker.Nel frattempo, nella Francia illuminista nasceva, curata da Diderot e D’Alambert, l'Encyclopedie (Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri): l’opera attaccava duramente tutte le credenze che ormai facevano parte della tradizione, conferendo valore culturale all’attività scientifica, coadiuvata anche dalle critiche di Voltaire sull’animismo e sul finalismo. Mentre altri autori redigevano trattati sull’analisi della natura, ponendo in particolare l’attenzione sul mondo delle relazioni vegetali, numerosi esploratori come James Cook, Alexander Von Humboldt e Adalbert Von Chamisso impregnavano con citazioni etnologiche e naturali le narrazioni delle loro avventure.
L'ambiente naturale in letteratura
Il locus amoenus
Locus amoenus è un termine usato in letteratura che indica, letteralmente, un “luogo piacevole”. In questo ambiente ideale predomina la natura, ma la sua descrizione raramente rispecchia la realtà: infatti, essa è solitamente presentata in modo trasfigurato e idealizzato. Caratterizzato da una bellezza eterna ed inalterabile, il luogo possiede una staticità quasi divina. Si identifica spesso in un ambiente silenzioso e tranquillo immerso tra piante ed alberi, un piccolo boschetto denso di ombre, un prato ricco di fiori profumati: inoltre, un elemento di grande importanza è l’acqua, sotto forma di fonti, ruscelli, laghetti, che indica una grande fertilità del terreno. I segni di vita animale non sono rari, come la presenza di piccoli animaletti, o il canto melodioso degli uccelli, che contribuiscono alla piacevolezza del quadro naturale rappresentato. Luoghi come questo sono di solito abitati da divinità, per lo più ninfe, fate, creature magiche e immaginarie.
Il locus horridus
All’immagine del locus amoenus si contrappone quella del locus horridus, tutt’altro che immobile e quieto: esso rappresenta invece la vitalità e il dinamismo, spesso anche drammatico, angoscioso e ferino, della natura reale. Il luogo è inospitale, pieno di pericoli. A volte può essere situato in alta montagna, ed è allora impervio e selvaggio, vi sono ripidi precipizi, anfratti nascosti, rupi ricoperte di selve; un vento gelido e potente o una terribile tempesta dominano la zona. Vi troviamo ugualmente boschi e foreste, ma queste sono oscure e inquietanti, le piante si trasformano in esseri mostruosi, e il fitto intrico dei rami degli alberi impedisce la vista del cielo o, ancora, la vegetazione è insolita ed esotica. Sono frequenti le apparizioni di belve o creature orribili; in alcuni casi può esserci la presenza di una divinità, che interviene per attenuare il carattere spaventoso del luogo.