Allitterazione, anacoluto, anadiplosi: significato ed esempi delle figure retoriche

Allitterazione, anacoluto, anadiplosi: cosa significano ed esempi per imparare velocemente queste tre figure retoriche. Guarda la spiegazione in questo breve video

Allitterazione, anacoluto, anadiplosi: significato ed esempi delle figure retoriche
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ALLITTERAZIONE, ANACOLUTO E ANADIPLOSI

L’allitterazione è la ripetizione, spontanea o ricercata, di un suono o di una serie di suoni acusticamente uguali o simili, all’inizio di uno o più vocaboli successivi.

L’allitterazione ha dato origine a vari modi di dire che usiamo oggi, come: bello e buono, senza capo né coda.

Esempio di allitterazione: “Tanto gentile e tanto onesta pare / la donna mia quand’ella altrui saluta” (La vita nova di Dante Alighieri).

L’anacoluto è una figura retorica in cui non è rispettata la coesione tra le varie parti di una frase. Essa consiste nella rottura della regolarità sintattica della frase precedente, similmente come accade nel parlato, quando si comincia un periodo in un modo e lo si finisce in tutt’altro.

Alessandro Manzoni ne I promessi sposi usa l’anacoluto spesso, ad esempio: “Quelli che muoiono, bisogna pregare Iddio per loro”.

Infine, l’anadiplosi, detta anche raddoppiamento, è la ripetizione dell’ultimo elemento di una proposizione all’inizio della seguente. Ha la funzione di conferire coesione all’enunciato e di fissare l’attenzione del lettore su particolari concetti.

Esempio: “Ma la gloria non vedo, / non vedo il lauro e ‘l ferro ond’era carchi” (All’Italia di Giacomo Leopardi).

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