Alla sera di Ugo Foscolo | Video

Alla sera di Ugo Foscolo: guarda il video con l'analisi, la spiegazione e le figure retoriche del sonetto. A cura di Emanuele Bosi

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redazione

ALLA SERA DI UGO FOSCOLO

Alla sera di Ugo Foscolo: guarda il video a cura di Emanuele Bosi
Fonte: redazione

Forse perché della fatal quïete
Tu sei l’immago, a me sí cara vieni,
O Sera […]

Inizia così Alla sera di Ugo Foscolo. Ma cos’è questa fatal quiete, e perché Foscolo ne parla?

La quiete fatale, ovvero data in sorte dal Fato a tutto il genere umano, non è altro che una metafora della morte. Del resto, questo paragone non è una novità nella poesia: anche Catullo nei Carmina parlava di dormire una notte senza fine. Per Foscolo però la morte non ha una connotazione negativa. Anzi, nella sua visione è quasi un porto sicuro al quale approdare dopo aver vissuto una vita in tempesta.

Ma usciamo un momento fuori dalla metafora notte-morte. La notte in sé è effettivamente un momento di quiete, di riposo, una sorta di sospensione dalle fatiche della vita. E Foscolo ne parla come se ne avesse davvero bisogno. Vediamo perché.

Questo sonetto viene pubblicato nell’aprile del 1803 e composto probabilmente nel corso dei sei mesi che lo precedono. È un momento difficile per Foscolo: impegni militari, disillusioni amorose… il nostro poeta sente di aver bisogno di un momento di tranquillità in cui fermare i pensieri e riflettere. Ecco: la sera è esattamente il momento che Foscolo si concede. Lo farà, solo qualche anno dopo anche un’altra nostra ben nota conoscenza, ovvero Giacomo Leopardi.

Foscolo, che è ateo, materialista e illuminista, osservando la sera comprende razionalmente la morte e il disfacimento del tutto. Non solo: mette in discussione l’importanza stessa dell’azione umana, quel desiderio di affermazione e cambiamento per il quale tanto si spendeva nella sua vita ardimentosa. I versi Si placa quello spirto guerrier ch’entro mi rugge si riferiscono proprio a questo.

Ecco: fai bene attenzione a questo momento di intimità e riflessione, perché sono estremamente importanti in un intellettuale come Foscolo. Lui, sempre impegnato sul fronte laico, umano, si pone qui degli interrogativi che hanno a che fare con l’eternità. Foscolo qui vede la distruzione meccanica di tutto quello che esiste: ansie, preoccupazioni, sogni, dolori degli uomini: tutto viene spazzato via nell’oblio.

La sera, insomma, diventa un rifugio necessario, anche se il rapporto con la Natura qui appare ambivalente, come nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis, dove era luminosa e sgargiante nella prima parte del romanzo, ma si trasformava in cupa e lugubre nella seconda. Anche questa riflessione sulla Natura non ti ricorda qualcuno? Già, proprio lui: Leopardi.

Quindi, in conclusione: nella poesia la quiete della sera scende insieme al tormento della meditazione. Si calma l’azione furibonda del giorno e avanza l’idea del Nulla, in attesa che si faccia ancora giorno. La vita, che oscilla continuamente fra gioia e sofferenza, ricomincerà con la luce del sole, per poi placarsi di nuovo.

ALLA SERA: FIGURE RETORICHE

Prima di lasciarti, ti facciamo notare qualche figura retorica che può tornarti utile. Come sempre, prendi carta e penna.

  • 1) Moltissime allitterazioni: spiRto, gueRRieR, entRo, Rugge, ma anche Sempre, Scendi, Secrete o iMMago, Me, vieNi.
  • 2) Anastrofe, cioè inversione dell'ordine abituale dei termini: Forse perché della fatal quïete / Tu sei l’immago a me sí cara vieni
  • 3) Apostrofe: O Sera!». «O Sera!
  • 4) Enjambements, che ormai dovresti conoscere: «inquïete / tenebre», «secrete / vie», «fugge / questo reo tempo»
  • 5) Metafora. Lo abbiamo detto, fatal quïete indica in realtà la morte

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