All'amica risanata di Ugo Foscolo | Video

All'amica risanata di Ugo Foscolo: nel video Emanuele Bosi ci spiega l'ode che Foscolo dedica all'amica Antonietta Fagnani Arese

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redazione

ALL'AMICA RISANATA

All'amica risanata di Ugo Foscolo: guarda il video a cura di Emanuele Bosi
Fonte: redazione

All’amica risanata è il nome dell’ode composta nel 1802 da Foscolo per celebrare la guarigione dell'amica, la contessa Antonietta Fagnani Arese. All’inizio dell’Ottocento il nostro poeta è in fuga: Venezia prima, Milano e Bologna poi. Foscolo polemizza con Napoleone a seguito del trattato di Campoformio – quello che cede Venezia all’Austria, ti ricordi? – e si arruola poi nella Repubblica Cisalpina. La sua vita militare dura fino al 1800, anno dell’assedio di Genova: in questo periodo il poeta torna a Milano, ed è lì che si innamora di lei, la contessa Antonietta Fagnani Arese.

Sono anni di impegno intellettuale e politico, durante il quale tra l’altro Foscolo pubblica la sua prima versione delle Ultime lettere di Jacopo Ortis. Quando scrive l’ode di cui parliamo oggi, Foscolo traduce e commenta gli autori classici, Catullo in particolare. Questo è un punto che devi tenere a mente, perché influenza moltissimo la sua produzione di questi anni.

All’amica risanata è un esempio perfetto di neoclassicismo foscoliano. Dal punto di vista tecnico, lo schema metrico si compone così: sedici strofe, ciascuna delle quali di sei versi. I primi cinque sono settenari disposti alternativamente come versi piani e sdruccioli, mentre l’ultimo è sempre un endecasillabo.

Sul piano contenutistico, invece, l’ode si divide in due sezioni:

  • dalla prima alla nona strofa, Foscolo parla direttamente della protagonista;
  • dalla decima alla sedicesima strofa, invece, si concentra sugli aspetti mitici e il ruolo della poesia. 

Nelle prime tre strofe, lo abbiamo accennato in apertura, Foscolo introduce il tema della bellezza della donna, che torna viva e splendente dopo una lunga malattia. Nelle successive sei strofe, questa bellezza si fa mitica: allo stesso tempo è fisica ed eterea, e i suoi gesti, il suo aspetto, pian piano diventano sempre più simili a quelli di Afrodite, con la quale praticamente si identifica.

Le Ore, altre figure mitiche, da donne che somministravano farmaci alla donna, ora diventano ancelle che le offrono gioielli e scarpe con cui danzare. La donna viene mostrata mentre suona l’arpa, abbigliata come una dea. La sua bellezza è neoclassica, mitica. Ed ecco che Foscolo apre il tema delle successive strofe: la poesia e il suo ruolo di rendere eterna la bellezza. La missione del poeta diventa quindi quella di imitare gli antichi poeti greci ed eternare con la poesia la bellezza dell’amata al punto da renderla una dea che riceverà i voti delle donne milanesi che vivranno dopo di lei.

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