Alfred de Vigny: biografia, poesie e opere
Indice
1Biografia di Alfred de Vigny
Poeta romantico di primo Ottocento, Alfred de Vigny si colloca agli antipodi di Alphonse de Lamartine, iniziatore del romanticismo in Francia: al contrario di quest’ultimo, lui scrisse poco, e rimuginando molto. Lontana dalle rêveries delle Méditations, la poesia, per Vigny, era una «messa in scena, drammatica o epica, di un pensiero filosofico».
Fu rivale diretto di Victor Hugo, e come lui si misurò con generi diversi: poesia, romanzo storico, epica, teatro. Era stimato dai suoi «colleghi», con in quali era in rapporti di amicizia, per quanto si tenesse in disparte rispetto al cenacolo romantico.
Nacque nel 1797 a Loches, in Touraine, da una famiglia dell’aristocrazia militare. Il padre era un veterano della Guerra dei Sette Anni, la madre una donna colta, lettrice di Rousseau, che lo educò in casa, a Parigi, improntando i suoi insegnamenti alla religione, alla pittura e alla musica.
Frequentò il liceo Bonaparte per preparare l’ingresso all’École polytechnique, ma si infervorò per le armi e la monarchia. Quando Luigi XVIII tornò in Francia, entrò a far parte dei mousquetaires du roi – corpo formato da soli aristocratici – e scortò il re per i cento giorni del suo esilio. La carriera militare, trascorsa più in caserma che sul campo di battaglia, presto lo deluse, e nel 1827 si licenziò per dedicarsi alla letteratura.
Nel 1820 pubblicò la prima poesia, Le Bal; due anni dopo la prima raccolta, poi un’epopea in tre canti, Éloa ou la Sœur des anges, inclusa in seguito nei Poèmes antiques et modernes. Le riviste e i salotti parigini accolsero con favore le opere di quel nuovo poeta romantico, dalla vena cristiana. Nel 1826 uscirono i Poèmes antiques et modernes, scritti tra il 1822 e il 1824, e anche il romanzo storico Cinq-Mars, apprezzato da Walter Scott e rieditato per quattro volte. Alla quarta edizione l’autore lo corredò delle Réflexions sur la vérité dans l'art, dichiarazione di estetica in cui affermava la necessità di déserter le positif pour apporter l'idéal jusque dans les annales.
In quegli anni si impegnò per portare in Francia il teatro di Shakespeare, che era osteggiato dalla gioventù liberale, adattando l’Otello e Shylock.
Sul fronte sentimentale, formò per qualche tempo una coppia chiacchierata con la scrittrice Delphine Gay, poi sposò la ricca ereditiera inglese Lydia Benbury.
Nel 1830 iniziò per lui un periodo difficile, che lo allontanò dalla poesia, riportandolo all’impegno militare. Dopo i moti di luglio fu a capo di una compagnia della garde nationale, ma, da monarchico fedele alla corona qual era, non riuscì a fidarsi del monarca borghese Luigi Filippo. Provò allora ad avvicinarsi al cattolicesimo sociale di Lamennais, ma di nuovo rimase deluso.
Nel 1831 espresse il suo disorientamento politico in Paris, componimento di un genero nuovo, da lui chiamato «elevazione». La relazione con l’attrice Marie Dorval – che aveva un ruolo nella sua pièce Chatterton – fu un’ulteriore fonte di scontento, perché era geloso dell’amicizia tra lei e George Sand.
Le opere di quel periodo si contraddistinguono per lucidità e cupezza. I tre racconti di Stello (1832) e la pièce Chatterton (1835) vertono sulla condizione di isolamento del poeta. In Stello, al protagonista omonimo il Docteur Noir prescrive infatti di «separare la vita poetica dalla vita politica» e di avere, nei confronti della società, un atteggiamento di «neutralità armata».
Chatterton si ispirava alla vita di un poeta inglese morto a diciotto anni, dipinto come un artista schiavo e vittima della società: fu il punto più alto della sua carriera teatrale, che il melodramma La Maréchal d’Ancre (1831) e l’atto comico Quitte pour la peur (1836) non eguagliarono.
Nei racconti Servitude et grandeur militaires (1835) si concentrò invece sulla condizione del soldato.
La morte della madre e la fine della relazione con Marie Dorval compromisero definitivamente il suo umore, tanto che lasciò Parigi per fare «vita da eremita» nel suo maniero di Maine-Giraud, in Charente. Si era rinchiuso nella sua «torre d’avorio», commentò Sainte-Beuve con una punta di malizia.
Tornò sporadicamente a partecipare alla vita sociale: nel 1841 portò avanti una campagna per il diritto degli autori a disporre dei propri scritti, la quale ottenne l’appoggio di Balzac e di Lamartine. Il progetto di legge che se ne ispirava non fu però approvato.
Si candidò quindi all’Académie française, ma fu eletto solo dopo cinque fallimenti. Neanche con Napoleone III riscosse successo, e si ritirò definitivamente nella Charente, a scrivere il suo Journal. Morì nel 1863, lasciando tra le mani degli esecutori testamentari preziosi inediti, pubblicati postumi, come il Journal (1867) e Les Destinées. Poèmes philosophiques (1864).
2Poemi antichi e moderni
La prima raccolta celebre di Vigny si smarca da quella di Lamartine fin dal nome: Poèmes e non Méditations. Il termine poème indica un componimento in versi caratterizzato da regole prosodiche specifiche.
Inoltre, in accordo con la sua concezione della poesia, molti dei componimenti si avvicinano all’epica: Moïse riguarda la solitudine di un essere superiore che ha la missione di condurre il popolo verso il futuro; Le Déluge affronta il problema della punizione divina;
Éloa quello del male, di cui l’autore, qui, illustra una visione pessimista: la «sorella degli angeli» Éloa è assillata dal pensiero di Lucifero, che si è rivoltato contro Dio, e, pensando di poterlo redimere, si rende conto troppo tardi che lui è Satana, e che lei ne è stata sedotta.
3Les déstinées. Poèmes philosophiques
Les déstineés sono undici componimenti dal carattere pessimista e austero, privi dell’eloquenza e del pittoresco della prima poesia di Vigny, il linea con le sue intenzioni di «poeta filosofo». Riflettendo sulla condizione umana e sull’esistenza del male, l’autore descrive una sorta di percorso della coscienza verso la spiritualità e il miglioramento, attraverso simboli presenti anche nelle favole: La mort du Loup, La Maison du Berger, La Bouteille à la mer sono alcuni dei titoli.
L’io lirico non fa direttamente irruzione sulla pagina, come in Lamartine, perché l’autore, secondo la sua idea di «poesia drammatica», mette in scena «situazioni che sono correlativi oggettivi della condizione del poeta e dell’atto poetico» (Ida Merello).
Apre la raccolta il componimento che le dà il nome, Les destinées, che afferma come ogni azione sia sottomessa fin dal principio al peso del destino. Non c’è speranza di riscatto neanche nella natura, descritta ne La maison du berger come impassibile di fronte all’umana sofferenza.
La mort du loup fu scritto durante la crisi seguita alla morte della madre e alla rottura con Marie Dorval. Il componimento è diviso in tre parti:
- Nella prima, con descrizioni impregnate degli odori e dei colori del bosco, l’autore immagina una battuta di caccia, che culmina con l’uccisione di un lupo, il quale muore eroicamente, senza un grido, sacrificandosi per la compagna e i cuccioli.
- Nella seconda, la riflessione del poeta si rivolge alla lupa, che non ha seguito il compagno nella morte per salvare i cuccioli, e insegnare loro la vita da animali selvaggi, non asserviti.
- Nella terza, il poeta prorompe in un’esclamazione sulla superiorità dell’animale selvaggio rispetto agli uomini, per come è stato in grado di affrontare stoicamente la morte. Il lupo funge qui da simbolo del poeta, animo nobile circondato da esseri inferiori.
4Il Journal
Il diario di Vigny ripercorre le evoluzioni dell’interiorità del poeta, durante il suo periodo di isolamento. Dalla preghiera per la morte della madre, fino all’annuncio dell’avvento del regno di uno «Spirito puro», alle osservazioni sulla funzione di riti, idoli e segni.
5Lingua e stile di de Vigny
Vigny fu innovatore più dal punto di vista dei contenuti che della forma, dal momento che utilizzò in genere l’alessandrino classico.