Albert Einstein: biografia e scoperte del più importante fisico del XX secolo
Indice
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Albert Einstein: biografia
- I primi anni e la formazione
- Il matrimonio di Einstein
- Einstein dopo la laurea: I lavori del 1905
- Effetto fotoelettrico
- Introduzione alla teoria della relatività
- Le cattedre di Einstein e il premio Nobel
- Il trasferimento negli Stati Uniti e gli ultimi anni
- Einstein e la religione
- La morte di Einstein
- Il cervello di Einstein
- Einstein e Freud
- La teoria della relatività di Einstein: ecco come è nata
- Concetti chiave
1Albert Einstein: biografia
1.1I primi anni e la formazione
Albert Einstein nacque il 14 marzo 1879 a Ulm, in Germania, all'interno di una famiglia di origine ebraica. Il padre era Hermann Einstein, proprietario di una piccola azienda che produceva macchinari elettrici, e il nome della madre era Pauline Koch. Trascorse la prima giovinezza a Monaco dove ricevette una rigida educazione dal sistema scolastico bavarese. Einstein non approvò mai i sistemi scolastici tradizionali e autoritari.
Albert Einstein fu un buon studente anche se non individuabile da subito come una mente geniale, soprattutto per le difficoltà relative alla prontezza dei riflessi e alla capacità oratoria. Come dichiarò lui stesso in un’intervista infatti, "le parole gli erano alcune volte di impedimento al pensiero e le sue intuizioni erano talvolta piuttosto lente, in quanto spesso cominciavano a prendere forma con delle immagini prelevate da alcuni esperimenti mentali". Si trattava di esperimenti ideali che, per motivi pratici non potevano essere del tutto realizzati.
A causa di problemi economici, la famiglia Einstein si trasferì spesso (dopo Monaco, in Italia e in Svizzera - a Berna). Concluse gli studi superiori ad Aarau, in Svizzera diplomandosi nel 1896. Nell’ottobre dello stesso anno superò l’esame di ammissione al Politecnico di Zurigo dove concluse i suoi studi in matematica e fisica nel luglio del 1900.
1.2Il matrimonio di Einstein
Nel 1898, conobbe Mileva Marić che sposò nel 1903 e da cui ebbe tre figli - Lieserl, nel 1902 che morì l’anno seguente; Hans Albert nel 1904 e Eduard nel 1910. Nel 1919 i due divorziarono e nello stesso anno Einstein sposò in seconde nozze la cugina Elsa Einstein, cui restò legato fino alla morte di lei, avvenuta nel 1936.
1.3Einstein dopo la laurea: I lavori del 1905
Dopo la laurea Albert Einstein ottenne un modesto impiego presso l’Ufficio Brevetti di Berna che gli consentiva di mantenersi. Tuttavia in quel periodo rimase comunque in contatto con il mondo accademico continuando a dedicarsi ad alcuni problemi di fisica teorica e concependo alcune delle più rivoluzionarie teorie della storia delle scienze. Solo nel 1905 pubblicò, sugli Annalen der Physik, tre lavori storici che segnarono l’avvio della sua lunga e brillante carriera accademica.
Nel primo lavoro ipotizzava che la luce avesse una duplice natura, corpuscolare e ondulatoria, e che in certi fenomeni prevaleva il primo aspetto, ovvero quello basato su un insieme di quanti (successivamente chiamati fotoni). Einstein utilizzò questa ipotesi per l’interpretazione del fenomeno dell’effetto fotoelettrico che verrà descritto nel paragrafo seguente.
Il secondo articolo riguardava il moto browniano di particelle sospese in un liquido e soggette agli urti dovuti all’agitazione termica delle molecole di liquido. La teoria costruita da Einstein contribuì all’affermazione dell’ipotesi della natura atomica della materia.
Nel terzo lavoro veniva formulata la teoria della relatività ristretta grazie alla quale veniva meno, come vedremo, l’incongruenza tra le leggi di trasformazione valide per la meccanica e quelle valide per i fenomeni elettromagnetici. In un altro lavoro del 1905 Einstein derivò la formula E = mc2 come conseguenza della relatività.
1.4Effetto fotoelettrico
Ricordiamo che nel 1900 il fisico tedesco Max Planck propose come lo scambio di energia tra la materia e la radiazione avvenisse per quanti. In pratica, la sua teoria si fondava sul concetto fondamentale secondo cui una particella carica oscillante alla frequenza ν potesse scambiare energia con l’ambiente solo in forma di pacchetti discreti di grandezza E = h ν dove h è oggi nota come costante di Planck (6,626 × 10–34 J · s).
Einstein riprese e ampliò la teoria dei quanti per interpretare un fenomeno da poco scoperto e noto come effetto fotoelettrico. In pratica, mentre Planck aveva quantizzato solo l’energia associata alle radiazioni uscenti dal corpo nero, Einstein estese il concetto di quantizzazione a ogni tipo di radiazione: il quanto venne riconosciuto come entità fisica reale.
Einstein affermò che la luce è quantizzata, costituita cioè da un flusso di particelle di energia o quanti che nel 1923 chiamò fotoni. Einstein suppose che l’elettrone potesse essere espulso solo quando il fotone che lo colpiva aveva un’energia minima E=h ν0, essendo ν0 un valore soglia caratteristico del metallo considerato.
La relazione introdotta da Einstein era la seguente:
- ½ mv2max = h ν – w0 dove w0 indica il lavoro di estrazione del metallo fotosensibile e v max la velocità massima con cui gli elettroni sono emessi.
1.5Introduzione alla teoria della relatività
La teoria della relatività si divide in due parti fondamentali: quella ristretta o speciale che Einstein formulò nel 1905 e quella generale, del 1915. La prima si applica a tutti i fenomeni fisici con l’eccezione della gravitazione, che viene inglobata invece nella teoria della relatività generale.
Con la teoria della relatività, Einstein rivoluzionò letteralmente i concetti di spazio e tempo: mentre la fisica classica li considerava entità assolute, ovvero uguali per qualunque osservatore ne effettuasse la misura, con Einstein queste grandezze assumono carattere relativo.
Secondo Einstein il tempo, inteso secondo la logica con cui evolvono i fenomeni reali, scorre in modo diverso considerando sistemi di riferimento diversi. Di conseguenza, anche il concetto di simultaneità è stato messo in discussione.
Con la teoria della relatività generale Einstein riusciva a spiegare fenomeni che rimanevano fuori dalla portata della legge di gravitazione universale di Newton e prediceva il valore dell’incurvamento dei raggi luminosi che passano vicino al bordo di una massa come quella del Sole. Questo effetto fu misurato da due spedizioni in occasione dell’eclisse totale di Sole del 29 maggio 1919: il britannico Arthur Eddington, a capo di una delle due, il 6 novembre del 1919 annunciò alla Royal Society che la relatività di Einstein era confermata.
1.6Le cattedre di Einstein e il premio Nobel
La notevole produzione scientifica di Einstein gli procurò diverse cattedre universitarie, prima a Zurigo (nel 1909) e poi a Praga (nel 1911). Nel 1914 si trasferì a Berlino dove fino al 1932 diresse l’Istituto Kaiser Wilhelm.
Nel 1921 gli fu assegnato il Premio Nobel per la Fisica per i contributi alla fisica teorica, in particolare per la scoperta della legge dell’effetto fotoelettrico (Einstein ricevette effettivamente il premio l’anno seguente). Come notiamo, nelle motivazioni non vi era un riferimento esplicito alla relatività ma fu proprio questa che determinò la notorietà di Einstein anche nel mondo non accademico.
1.7Il trasferimento negli Stati Uniti e gli ultimi anni
Nel 1933 fu costretto dalle persecuzioni antisemitiche naziste a lasciare la Germania e si trasferì quindi negli Stati Uniti. Naturalizzato cittadino statunitense, si stabilì a Princeton dove insegnò Fisica Teorica all’Università - all’Institute for Advanced Studies - fino al 1945, anno in cui si ritirò dall’attività accademica.
Dopo la seconda guerra mondiale, Einstein cercò di favorire la pace nel mondo, promuovendo una vera e propria campagna popolare contro la guerra e le persecuzioni razziste. Una settimana prima della sua scomparsa, avvenuta a Princeton il 17 aprile del 1955, unitamente ad altri sette premi Nobel, compilò una dichiarazione pacifista contro le armi nucleari indirizzata al Presidente Roosevelt: “Noi rivolgiamo un appello come esseri umani a esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto. Se sarete capaci di farlo è aperta la via di un nuovo paradiso, altrimenti è davanti a voi il rischio della morte universale”.
1.8Einstein e la religione
Einstein considerava le religioni una forma di superstizione. Egli si sentiva ebraico dal punto di vista culturale ma non dal punto di vista religioso. Per lui la parola di Dio "... non è niente di più che un'espressione e un prodotto dell'umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili."
1.9La morte di Einstein
Albert Einstein morì il 17 aprile 1955 a causa di un aneurisma dell'aorta addominale su cui si era già intervenuti chirurgicamente nel 1948 per rinforzarla. Morì all'ospedale di Princeton a 76 anni, poche ore dopo il suo ricovero.
1.10Il cervello di Einstein
Einstein aveva chiesto che il suo corpo venisse cremato e così fu fatto: le sue ceneri furono disperse in un luogo segreto ma in realtà non tutto il corpo di Einstein era stato cremato: Thomas Harvey, il patologo dell'ospedale che fece l'autopsia, aveva rimosso il cervello e lo conservò in formalina per 30 anni; quando i parenti dello scienziato ne vennero a conoscenza acconsentirono - per il bene della scienza - a che il cervello venisse sezionato in 240 parti, poi consegnate ad altrettanti ricercatori. La parte più grande del cervello, tuttavia, è rimasta all'ospedale di Princeton.
1.11Einstein e Freud
Albert Einstein era profondamente pacifista e ha sempre ammirato Ghandi. La sua avversione verso la guerra si riscontra già nei primi anni ’30 quando il fisico tedesco intrattenne uno scambio epistolare col padre della psicanalisi Freud. “Perché la guerra?” è il titolo della raccolta di lettere tra i due sulla natura della guerra e dell'aggressività umana come componenti della psicologia degli esseri umani. L'opera nacque sotto iniziativa del Comitato sull'Arte e Letteratura della Lega delle Nazioni, che nel 1931 propose ai più noti intellettuali dell'epoca di iniziare una corrispondenza epistolare su diversi temi. Questi oggi sono considerati in gran parte premonitori della successiva ascesa del nazismo in Germania e degli eventi della seconda guerra mondiale. Uno dei passi più famosi scritto da Einstein è questo: “Io non so come sarà combattuta la terza guerra mondiale, ma posso dirvi che cosa useranno nella quarta: pietre!”.
2La teoria della relatività di Einstein: ecco come è nata
2.1La relatività galileiana
Il principio di relatività classica fu delineato da Galileo nella sua opera principale Dialogo sui massimi sistemi: tutti i sistemi di riferimento che si muovono con velocità costante (moto rettilineo uniforme) rispetto a un sistema di riferimento inerziale, sono anch’essi inerziali.
Le relazioni fra le coordinate spazio-temporali di uno stesso evento in due diversi sistemi di riferimento vengono espresse da quelle che sono note come trasformazioni galileiane, che ci ricordano anche come nella fisica classica il tempo venisse definito indipendentemente dal sistema di riferimento.
Per riassumere: per la fisica classica alcune grandezze di un oggetto, come le coordinate posizionali e la velocità, assumevano valori diversi passando da un sistema all’altro. Al contrario, vi erano grandezze che come il tempo assumevano lo stesso valore in due sistemi di riferimento inerziali ovvero in moto rettilineo uniforme l’uno rispetto all’altro. Tali grandezze erano chiamate invarianti e tra queste rientravano anche la distanza tra due punti, l’accelerazione e la massa.
2.2Il problema dell’etere
Il concetto secondo cui le leggi fisiche sono invarianti per osservatori in moto relativo rettilineo uniforme ha rappresentato un punto fermo per secoli. Nella seconda metà del XIX secolo, Maxwell dimostrò la natura elettromagnetica della luce la cui velocità di propagazione nello spazio era di 3.10 (all'ottava) m/s.
In base alla fisica classica, si dava per scontato che la luce dovesse avere velocità diverse in diversi sistemi di riferimento e sorse quindi il problema di stabilire in quale sistema di riferimento la velocità assumesse il valore "c" previsto dalle equazioni di Maxwell. Si stabilì che la luce assumesse velocità "c" nel sistema di riferimento costituito dall’etere.
Lo stesso Maxwell sosteneva l’esistenza del “grande oceano di etere che riempie tutto lo spazio” che rappresentava in pratica un sistema di riferimento privilegiato, privo di movimento e in cui la luce e le onde elettromagnetiche in generale potevano trasmettere i loro campi elettrici e magnetici.
2.3Esperimento di Michelson e Morley
L’esperimento ideato da Maxwell e condotto dai fisici statunitensi Michelson e Morley tra il 1881 e il 1887, era finalizzato a misurare il moto assoluto della Terra attraverso l’etere cosmico e utilizzava la velocità della luce come riferimento e un interferometro come dispositivo sperimentale.
L’esperimento evidenziò come la velocità della luce fosse sempre uguale a "c". Inizialmente il risultato non fu considerato credibile e per questo gli esperimenti furono ripetuti moltissime volte fino ad essere confermati definitivamente nel 1887. Smentendo la teoria dell’etere, ci si chiedeva quindi se la teoria della relatività galileiana non fosse quindi valida.
2.4Le trasformazioni di Lorentz
Nel 1904 Lorentz elaborò alcune equazioni, note appunto come trasformazioni di Lorentz, che consentivano di interpretare il risultato ottenuto da Michelson e Morley e dimostrare la validità delle equazioni di Maxwell in tutti i sistemi di riferimento inerziali. Lui stesso comunque considerava le sue trasformazioni come degli artifizi matematici per giustificare l’esistenza di alcuni fenomeni reali.
In pratica faceva sì che le equazioni di Maxwell diventassero invarianti per osservatori in moto rettilineo uniforme e quindi per tutti i sistemi di riferimento inerziali. Considerando le trasformazioni di Lorentz a velocità ordinarie (molto inferiori rispetto a c), la differenza rispetto a quanto postulato da Galileo diventava trascurabile: nelle condizioni che sperimentiamo nella realtà quotidiana le trasformazioni galileiane restavano valide.
2.5Teoria della relatività: La relatività ristretta
Nel 1905 Einstein pubblicò la teoria della relatività ristretta o speciale, valida in caso di sistemi in moto rettilineo uniforme l’uno rispetto all’altro. I postulati sono i seguenti:
- Le leggi della fisica sono le stesse in tutti i sistemi inerziali (non in moto accelerato).
- La velocità della luce nel vuoto è pari a c indipendentemente dal moto della sorgente e dell’osservatore (è la stessa in tutti i sistemi inerziali).
Il primo postulato evidenzia il presupposto einsteiniano che debbano esistere leggi della natura rigorosamente valide in qualsiasi luogo della Terra e dell’Universo. L’esperimento di Michelson e Morley era finalizzato a misurare la velocità della Terra in un sistema di riferimento assoluto e quindi il risultato negativo che ottennero può essere considerato come un’evidenza sperimentale della validità della teoria della relatività ristretta che esclude sia l’esistenza di un sistema privilegiato che il concetto di tempo assoluto.
Einstein, respingendo l’idea di un sistema di riferimento assoluto, riuscì a conciliare la meccanica classica con la teoria elettromagnetica di Maxwell. La velocità della luce calcolata con le equazioni di Maxwell è dunque la velocità della luce nel vuoto in qualunque sistema di riferimento. La teoria della relatività ristretta permette ad ogni osservatore di trasferire la rappresentazione della realtà da un sistema di riferimento ad un altro.
La teoria einsteiniana comportò l’abbandono delle comuni nozioni di tempo e spazio. Da Einstein in poi, lo spazio e il tempo, senza perdere le loro identità separate, vennero riuniti in modo da considerare il tempo come una quarta dimensione dello spazio.
Con Einstein ogni punto dell’Universo iniziò ad essere concepito come caratterizzato da 4 coordinate, di cui tre spaziali e una temporale: il tempo assoluto non esiste ma esiste lo spazio tempo e ogni punto è rappresentato in uno spazio quadridimensionale.
Veniva meno il concetto di tempo assoluto e questo rappresentò forse l’aspetto più rivoluzionario della teoria di Einstein mutando profondamente anche il concetto di simultaneità che divenne dipendente dal sistema di riferimento dell’osservatore.
Dobbiamo sottolineare come gli effetti relativistici si manifestino considerando oggetti che si muovono a velocità prossime a quella della luce, condizione in cui si assiste ad una dilatazione dei tempi e ad una contrazione delle distanze.
2.6Guarda il video sulla biografia di Albert Einstein
La materia dice allo spazio come incurvarsi e lo spazio dice alla materia come muoversi
J.A. Wheeler
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Domande & Risposte
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Quando è nato Einstein?
Einstein è nato il 14 marzo 1879
- Cosa ha formulato Einstein?
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Per cosa ha vinto il Nobel Einstein?
Per i contributi alla fisica teorica, in particolare per la scoperta della legge dell’effetto fotoelettrico
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Quando è morto Einstein?
Einstein è morto il 18 aprile 1955