Albert Camus, la peste. Approfondimento
Approfondimento con scheda libro, analisi e commento del libro La peste di Albert Camus. Trama, personaggi, temi, riferimenti
ALBERT CAMUS
Albert Camus, autore de La peste, è nato nel 1913 nei dintorni di Algeri. Di famiglia poverissima, Camus riesce comunque a svolgere studi regolari, iscrivendosi all'Università. Si ammala prematuramente di tubercolosi, dalla quale guarisce a fatica: la malattia non lo abbandonerà più e, nel corso della sua tormentata esistenza, più volte Camus verrà ricoverato a causa di attacchi ciclici della malattia.
Di questo periodo sono testimonianza tre titoli di Camus: i saggi di L'Envers et l'endroit (1937), Noces ('38), L'eté (uscito nel '54).
Allo scoppio della Guerra Camus si trova a Parigi, nella rete della Resistenza. In questo periodo vedono la luce i libri che esprimono al massimo la sua poetica esistenzialista, una metafisica dell'assurdo giocata sul piano dell'esistenza individuale e collettiva.
Escono, tra il '42 e il '48, Lo Straniero, Caligola, Il mito di Sisifo, dove trova espressione la problematica dell’assurdo. L’uomo, dice Camus, cerca una giustificazione all’esistenza – e al dolore e all’ingiustizia che esse porta in sé: ma non può trovarla, perché non esiste alcuna ragione comprensibile in grado di spiegare la realtà.
Camus continua a rappresentare il nichilismo contemporaneo. Dà vita a una tormentata ascesi antipessimistica, che si risolve nell'idea di una ribellione al Nulla e all'Assurdo, di cui La Peste (1947) mostra il punto più alto. Il romanzo ha successo in tutto il mondo e propone una possibile soluzione al problema sopra citato: l’uomo può superare la disperazione e la solitudine della propria condizione con una rivolta lucida e cosciente contro l’assurdo, con l’impegno e la solidarietà.
Questa posizione viene spiegata nel saggio L’uomo in rivolta, pubblicato nel 1951. I saggi de La rivolta libertaria determinano una contrapposizione netta nei confronti dei contemporanei marxisti, come Jean-Paul Sartre, che si scagliano contro Camus e la sua teoria di un ritorno all'umanismo di matrice mediterranea. Nel 1957 Albert Camus è insignito del Premio Nobel per la Letteratura. Tre anni dopo muore ancora giovane, a Sens, in un incidente d'auto.
LA PESTE, ALBERT CAMUS
Camus iniziò nel 1941 una prima stesura de La peste che terminò nel 1943. Rielaborò poi a lungo il romanzo, che fu pubblicato da Gallimard in edizione definitiva nel 1947, incontrando un enorme successo di pubblico e di critica.
Già nei romanzi precedenti, Lo straniero (1942) e Il mito di Sisifo, Camus aveva messo a fuoco il suo peculiare nucleo ideologico: l’assurdità dell’esistenza e del mondo, di fonte alle quali le consolazioni filosofiche e religiose risultano palliativi e mistificazioni. La Peste svolge il motivo positivamente morale di quel nucleo ideologico: il male ed il dolore non possono essere spiegati teoreticamente ma possono e devono essere affrontati con l’etica laica della sincerità individuale e dell’impegno collettivo.
Il tema del romanzo è corale e l’io narrante cede il posto a un racconto in terza persona che vuole essere una sorta di cronaca oggettiva in uno stile limpido e spoglio.
Solo alla fine del romanzo si scoprirà che lo scrivente è anche il personaggio principale del racconto: il dottor Rieux che lotta con tenacia e senza illusioni contro la peste che ha colpito Orano, una cittadina commerciale della costa dell’Algeria francese in cui ci si annoia e ci si applica a contrarre delle abitudini fino al giorno in cui le strade e le case vengono invase dai topi che portano la terribile malattia.
L'ESISTENZIALISMO DI CAMUS
L’esistenzialismo è una corrente filosofica recuperata nel periodo fra le due guerre e nel dopoguerra (1945) riassume i conflitti, le sofferenze, le angosce umane, la fragilità dell’esistenza del singolo. I padri di tale corrente sono stati, alla fine del 1800, Kierkegaard e Heidegger. Questa ripresa viene attuata al formarsi di una nuova sensibilità data da una caduta dell’equilibrio sociale (prima e seconda guerra mondiale), religioso, scientifico in quanto si pretendeva di raggiungere un sapere completo che avrebbe dato risposte definitive a tutti gli interrogativi.
Ascolta su Spreaker.LA PESTE, RIASSUNTO
A Orano, città dell’Algeria francese, scoppia un’epidemia di peste. Siamo negli anni ’40 del nostro secolo: il contagio non è più incontrollabile come nel passato, il soccorso e le cure sono rapidi e di qualche efficacia, la prevenzione è rigida, ma tuttavia la malattia si spande e la gente muore. La città è incredula, ma a poco a poco deve adattarsi alla vita in tempo di peste.
Il rischio di morire diventa un pensiero quotidiano; la fuga è impossibile. I confini severamente sorvegliati, l’obbligo dell’isolamento costringono gli abitanti di Orano a sperimentare per la prima volta la prigionia, l’esilio, la separazione.
Il romanzo non si sofferma sulle descrizioni tradizionali della malattia, che non rientrano nel progetto narrativo dell’autore. Interessano invece e molto, le reazioni, i pensieri di alcuni fra gli abitanti reclusi in città: La Peste non è un romanzo sulla malattia, ma sulla rivolta. I personaggi principali sono il dottor Rieux e un certo Tarrou: il primo è un medico, quindi preparato per vocazione a lottare contro il dolore degli altri, l’altro è un uomo disincantato ed ironico dalla storia misteriosa, che volontariamente diverrà l’organizzatore delle squadre di soccorso agli ammalati.
Loro amici sono Lambert, un giornalista rimasto intrappolato in città ed impaziente di fuggire e Paneloux, anziano e colto gesuita, che nel corso del romanzo passa dall’astratta condanna delle colpe degli uomini (l’antica interpretazione sacra della peste come castigo divino) alla comprensione e alla pietà verso i malati, offrendosi volontario per il rischioso lavoro nelle squadre di soccorso.
Gran parte del romanzo è dedicata alle conversazioni (che si svolgono ovunque: nelle corsie di ospedale, in auto, per strada…) fra i personaggi, che si confrontano incessantemente, senza risposta, con la presenza del dolore: ogni giorno essi vedono agonia e morte, ma nessuno, nemmeno il sacerdote Paneloux, riesce a trovare una giustificazione accettabile dalla ragione umana.
L’unico sollievo all’angoscia è l’azione: tutti infatti entrano nelle formazioni sanitarie volute da Tarrou.
Il rischio di contagio è grande – Paneloux e Tarrou ne saranno colpiti a morte: ma la lotta contro la malattia è per tutti loro un imperativo morale rigoroso, la scelta naturale. L’unica possibile, come dice l’anziano Grand, personaggio minore e un po’ buffo nella sua mediocrità, che pure non esita un momento a fare la propria scelta, con la buona volontà che gli era propria.
Dopo un anno, infine la peste esaurisce la propria forza e gradualmente scompare.
Ma il dottor Rieux, osservando dal tetto della sua casa l’entusiasmo smemorato della folla in festa, sa che non si tratta che di una tregua. Le nostre vittorie, ecco, saranno sempre provvisorie: il ricordo delle parole di Tarrou accompagna le sue riflessioni e chiude il romanzo sotto il segno della consapevolezza della tragica presenza del male e della testarda necessità di lottare da parte di quegli uomini che si rifiutano di ammettere i flagelli.
LA PESTE, PERSONAGGI
I personaggi del romanzo sono:
- Dottor Rieux: uomo attivo nella lotta contro il male, simbolo dell’etica, dell’impegno. Delinea una figura antieroica in quanto “non si tratta di eroismo ma di onestà”.
- Tarrou: uno dei personaggi principali, si è stabilito in città poco prima dell’inizio dell’epidemia. Nessuno conosce il suo passato; appare bonario, sorridente, conoscitore di tutte le debolezze umane.
- Rambert: giornalista giovane ed impetuoso, capitato ad Orano rimane imprigionato nella città, ma impaziente di ritrovare la donna amata organizza una fuga, ma nonostante sia quasi riuscito in tale intento, rinuncia alla sua felicità per scegliere un destino comune.
- Othon: bambino di nove anni sul quale è incentrato il capitolo più importante del romanzo, in quanto diventa il simbolo dell’innocenza sottoposto ad una agonizzante e insensata sofferenza.
- Paneloux: sacerdote che inizialmente interpreta la peste come castigo per i peccati altrui, rinuncia in un secondo momento alla comprensione razionale dell’evento impegnandosi nel soccorso degli ammalati accettandone il pericolo, di cui però ne sarà vittima.
- Grand: figura di eroe insignificante e sbiadito descritto con accenni patetici.
- Cottard: trafficante ricercato che alla fine approfitta della peste per arricchirsi e quando il morbo scompare si barrica in casa sparando sulla polizia che lo assedia.
LA PESTE E IL NAZISMO
Camus scrive questo romanzo in pieno Novecento recuperando il tema della peste, un evento quasi dimenticato e divenuto ormai memoria collettiva. La peste ha sempre personificato l’idea del male, della colpa e del terrore del contagio, da malattia del corpo diventa male di vivere. Questa tragedia porta un senso di irreparabilità, di angoscia, ma non di rassegnazione. Il male accade senza che nessuno lo possa spiegare ed ad esso non viene attribuita nessuna spiegazione divina: per questo si classifica come un romanzo laico. Nonostante descriva un evento reale Camus lo nasconde sotto un sottile velo metaforico: la peste diventa quindi specchio del contesto storico in cui l’autore vive, ovvero si personifica con il nazismo e con la guerra, con l’oppressione della dittatura hitleriana e con la Resistenza.
L’allusione alla resistenza contro il nazismo (a cui Camus partecipò attivamente) è piuttosto evidente: le condizioni di estremo pericolo, la necessità etica di agire, la volontarietà dell’adesione sono caratteristiche comuni alle squadre di soccorso come alle formazioni partigiane. In generale però la peste diventa metafora del male, dell’assurdità del dolore inflitto agli uomini, dell’insensatezza del loro esistere, del disagio che l’uomo del Novecento prova; l’unica salvezza può essere nella solidarietà fra gli uomini.