Al cor gentil rempaira sempre amore: riassunto e figure retoriche
Di cosa parla la poesia Al cor gentil rempaira sempre amore? Riassunto e figure retoriche del componimento di Guido Guinizzelli
Indice
AL COR GENTIL REMPAIRA SEMPRE AMORE: RIASSUNTO E FIGURE RETORICHE
Nella poesia Al cor gentil rempaira sempre amore, considerata il manifesto della poesia stilnovistica, il poeta per la prima volta sostiene che solo in un cuore gentile, per animo e non per stirpe, può nascere l’Amore.
Prima stanza
“L’amore ritorna sempre al cuore gentile come un uccello tra gli alberi, ne la natura creò l’amore prima del cuore gentile, ne il cuore gentile prima dell’amore”.
“Amore”. Catafora: spostamento del soggetto alla fine del verso.
“Amore come ausello”. Similitudine: l’uso della similitudine è spiegato dal fatto che il poeta vuole mettere in evidenza la tesi secondo la quale l’amore è destinato ai cuori gentili, a coloro cioè che sono dotati di nobiltà d’animo.
“Come l’ausello né fe’ amor anti che gentile core”: Iperbole.
“Perché, appena ci fu il sole, subito la luce fu splendente né essa ci fu prima del sole”. Similitudine: lucente-sole.
“E l’amore ha luogo nell’animo gentile, come il calore ha dimora nella fiamma”. Similitudine: “così propiamente come calore”.
Dato che l’inizio della seconda stanza viene ripetuto il termine “foco” diciamo che la prima e la seconda stanza sono unite tra di loro tramite un’anadiplosi. Queste stanze non sono alto che degli accorgimenti della lirica provenzale chiamate: coblà.
Seconda stanza
“Il fuoco d’amore si forma nel cuore gentile come una virtù nella pietra preziosa dove non discende il valore della stella prima che il sola la faccia diventare una cosa gentile”.
“Solo dopo che il sole ne ha tirato fuori ciò che è vile, la stella le da valore”.
“Così accade al cuore puro che si innamora della donna, simile a una stella”.
Similitudine: “donna a guisa di stella lo’ nnamora” (la donna come una stella lo fa innamorare).
Antitesi: gentile-vile (fanno pure rima). Quindi, come le pietre che tramite il sole vengono purificate, cioè viene eliminato tutto ciò che non è gentile e vengono valorizzate dalle stelle; così l’uomo viene purificato tramite l’amore e viene nobilitato grazie allo sguardo della donna.
Terza stanza
“L’amore sta nel cuore gentile per lo stesso motivo per il quale il fuoco sta in cima alla torcia: risplende a suo piacimento, chiaro e puro.” “La natura cattiva, malvagia contrasta l’amore come l’acqua fa con il fuoco che è caldo”.
Qui l’acqua viene paragonata alla natura malvagia che contrasta l’amore come l’acqua contrasta il fuoco.
“L’amore abita nel cuore gentile perché è il suo luogo di appartenenza, come per il diamante la miniera di ferro”.
Qui vi è la presenza dell’ennesima similitudine, qui l’amore viene paragonato al diamante (adamas=adamantino) che alberga nella miniera di ferro come l’amore alberga nel cuore gentile che è il suo luogo di appartenenza.
Quarta stanza
“Il sole ferisce il fango tutto il giorno, ma il fango rimane disprezzabile: dice un uomo superbo: io sono gentile per schiatta ovvero per stirpe. Io lo paragono al fango e paragono al sole la virtù dell’amore, perché non si deve credere che la gentilezza risieda fuori dal coraggio nella dignità d’erede se la virtù non ha un cuore gentile, come l’acqua riflette il raggio e il cielo trattiene le stelle e lo splendore”.
Quinta stanza
È unita alla quarta tramite un’anadiplosi con la parola “splende”.
“Dio splende davanti all’intelligenze angeliche più di quanto il sole splenda ai nostri occhi; l’intelligenza angelica fa muovere il cielo, e facendoli girare, portano obbedienza a Dio”.
Come gli angeli portano obbedienza a Dio, l’uomo deve obbedire la donna attraverso il suo sguardo. Quindi qui la donna viene paragonata non ad un angelo bensì a Dio. Nell’ideologia medievale si pensava che la Terra fosse immobile al centro dell’universo, circondata da nove Cieli rotanti il cui movimento era regolato dalle Intelligenze angeliche per volere di Dio. Quindi gli angeli facendo girare i pianeti imprimono una spinta al destino dell’uomo. Inoltre gli angeli sono collocati tra l’uomo e Dio ovvero nei cieli e quindi vengono definiti “ontologici”.
Congedo
“Donna, Dio mi dirà: “Che hai osato fare?”, quando la mia anima sarà davanti a lui, “Sei morto e sei arrivato in paradiso e inutilmente mi hai dato amore attraverso sembianze: perché le lodi si addicono solo a me e alla regina dei cieli, la Madonna”. “Io potrò dirgli: “Lei aveva l’aspetto di un angelo appartenente al tuo regno, quindi non ho fatto peccato ponendo il mio amore in lei”.
Nel congedo Guinizzelli immagina un discorso con Dio il quale afferma, dopo che lui sarà morto e giunto in paradiso, che ha sbagliato a lodare la donna trascurando lui e la Madonna e definisce l’amore per la donna una amore ingannevole “apparente” che in realtà non porta a nulla anzi potrebbe portare al peccato, invece l’amore per Dio porta sicuramente alla salvezza dell’anima. E il poeta si difende affermando che aveva scambiato la donna per un angelo appartenente al regno dei cieli e quindi non aveva fatto peccato affidando a lei il suo cuore. Quindi in sostanza possiamo dire che il congedo ci dice che Guinizzelli è in bilico tra l’amore per la donna e l’amore per Dio.
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