Aggettivi qualificativi: quali sono e come riconoscerli

Gli aggettivi qualificativi nella lingua italiana: la guida che ti illustra quali sono, come si riconoscono e i relativi gradi. Frasi ed esempi

Aggettivi qualificativi: quali sono e come riconoscerli
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Aggettivi qualificativi: introduzione

Aggettivi qualificativi: quali sono e come riconoscerli
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In questo approfondimento vogliamo aiutare a comprendere e a riconoscere gli aggettivi qualificativi, in modo da poterli utilizzare nel modo migliore possibile e soprattutto correttamente, senza commettere errori. Iniziamo con il dire che in grammatica italiana gli aggettivi qualificativi arricchiscono il nome di significato, sottolineandone una qualità specifica. Essi forniscono caratteristiche e informazioni di una persona, un animale o una cosa, individuandola rispetto ad un'altra. Si possono dividere in tre classi: variabili, parzialmente variabili e invariabili.

Di seguito una semplice e utile guida per capire quali sono gli aggettivi della lingua italiana, come riconoscerli e quali sono i relativi gradi esistenti.

Gli aggettivi qualificativi rappresentano le parti variabili del discorso

Gli aggettivi qualificati rappresentano le parti variabili del discorso, che si aggiungono al nome per specificarne le qualità e le caratteristiche. Gli aggettivi qualificativi concordano nel genere e nel numero con il nome cui si riferiscono. Gli aggettivi qualificativi derivati hanno origine da un nome. Un esempio può essere fornito dall'accoppiamento "bellezza" e "bello".

Gli aggettivi qualificativi alterati esprimono la sfumatura di una qualità

In questo caso, un classico esempio può essere fornito dalle parole "bello" e "bellino". Gli aggettivi qualificativi possono essere di grado positivo, nel caso in cui esprimono semplicemente la qualità del nome. Oppure possono essere di tipo comparativo, quando con l'aggettivo esprimono un paragone tra due elementi. Poi citiamo quelli di tipo superlativo, i quali esprimono la qualità del nome al massimo livello.

Le caratteristiche del grado comparativo e dell'aggettivo superlativo

Il grado comparativo può essere considerato, a sua volta, di maggioranza (ad esempio: più bello), di minoranza (ad esempio: meno bello di) e di uguaglianza (ad esempio: bello, tanto, quanto).

L'aggettivo di grado superlativo può essere assoluto, nel caso in cui esprime la qualità al massimo grado senza fare dei paragoni, oppure può essere di grado relativo, quando esprime la qualità al massimo grado, confrontandola in un gruppo. Un tipico esempio di quest'ultima categoria può essere fornita da "il più alto di", oppure "il meno alto di".

Le parole che qualificano il personaggio e tutto ciò che gli si riferisce

Facciamo un esempio: "Quel tipo era bassotto e piuttosto tarchiato, aveva le fattezze comuni e grossolane, e il suo fare sfrontato e presuntuoso denotava il plebeo che vuol farsi strada nel mondo a furia di gomitate".

Bassotto, tarchiato, sfrontato e presuntuoso sono parole che qualificano il personaggio e tutto ciò che gli si riferisce, distinguendolo in modo netto dagli altri e sono aggettivi qualificativi.

All'interno della frase l'aggettivo qualificativo può svolgere due funzioni fondamentali, esempio:

  1. Quel tipo bassotto e piuttosto tarchiato ispirava antipatia.
  2. Quel tipo era bassotto e piuttosto tarchiato

Gli aggettivi bassotto e tarchiato si riferiscono in entrambi i casi a quel tipo, precisando che il tipo di cui si parla si caratterizza appunto per essere bassotto e piuttosto tarchiato, e non alto o magro, basso o grasso.

La forma dell'aggettivo è strettamente vincolata al nome cui si riferisce

Ciò che cambia nelle due frasi precedenti non è il significato ma la funzione svolta dagli aggettivi, perché cambia il loro modo di legarsi al nome.

Nella prima frase ha funzione attributiva, poiché attribuisce al nome una qualità; nella seconda frase fa parte di un gruppo verbale, di un predicato e quindi ha funzione predicativa.

Può capitare che nella stessa frase siano presenti un aggettivo in funzione attributiva ed uno in funzione predicativa, come in questo caso:

Le dita delle sue mani "larghe e ruvide" (attributiva) erano "coperte" di anelli (predicativa).

La forma dell'aggettivo è strettamente vincolata al nome cui si riferisce, con cui concorda in genere (maschile o femminile) e in numero (singolare e plurale): un panciotto "attillato", una stoffa "multicolore", dei punti "gialli".

Gli aggettivi qualificativi sono variabili, parzialmente variabili e invariabili

Tenendo conto delle variazioni di desinenza, gli aggettivi qualificativi possono essere: variabili, parzialmente variabili e invariabili.

Prima classe: gli aggettivi variabili sono tutti quelli con desinenza maschile singolare in -o: stretto, azzurro, attillato, disordinato.

Seconda classe: aggettivi parzialmente variabili: sono per lo più aggettivi con desinenza maschile e femminile singolare in -e: multicolore, dipendente, sapiente, civile.

Terza classe: aggettivi invariabili: essi presentano una solo desinenza e rimangono in pratica inalterati qualunque sia il genere e il numero del nome a cui si riferiscono: maschile = femminile = dispari = singolare = dispari = plurale, come si è visto sono invariabili.

Il significato

Gli aggettivi "qualificanti" attribuiscono una qualità al sostantivo di cui si riferiscono. In italiano possono apparire prima o dopo il nome, a seconda del significato previsto. La chiave è capire se un aggettivo viene utilizzato "figurativamente" o "letteralmente". Per esempio:

Un pover'uomo = uso figurativo, esprime la nostra simpatia per il "povero".

Un uomo povero = uso letterale, l'uomo non ha soldi (ma per altri aspetti può avere una vita invidiabile!).

Se il significato dell'aggettivo è figurativo, viene prima del nome. Per esempio: Un buon week-end. Una bella festa. Una straordinaria vacanza. Un buon amico.

Mentre se il significato dell'aggettivo è letterale, viene dopo il nome: Un uomo sposato. Un cane randagio. Una bambina educata. Un ragazzo generoso.

Se usiamo più di un aggettivo qualificativo, entrambi con significati letterali, vengono posizionati dopo il nome: Una ragazza bella e gentile.Una matita lunga e colorata. Un uomo anziano e ammalato.

Ma se uno ha un significato figurativo e l'altro ha un significato letterale, dovrai usare l'aggettivo figurativo prima che il nome e quello letterale dopo.

Consigli

Non dimenticare mai:

  • la grammatica è davvero importante e conoscerla è di fondamentale importanza!

Alcuni link che potrebbero esserti utili:

Un consiglio in più