Afghanistan: la guerra e la situazione dall'11 settembre 2011 ad oggi. Cosa sta succedendo?

Cosa succede in Afghanistan? Storia della guerra tra l'Afghanistan e gli U.S.A. dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, la riconquista di Kabul, i governi di transizione e gli accordi di Doha con cui, gli americani, hanno concordato la loro uscita dal Paese. Oggi le milizie talebane hanno ripreso il controllo del territorio e proclamato l'Emirato islamico.

Afghanistan: la guerra e la situazione dall'11 settembre 2011 ad oggi. Cosa sta succedendo?
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11 settembre 2001 e la guerra globale al terrorismo

L'attentato alle torri gemelle dell'11 settembre 2001
Fonte: ansa

"With us or against us''. Sono queste le parole che l'allora presidente americano George W. Bush pronunciò al Congresso il 16 settembre del 2001 per lanciare ''la guerra globale al terrorismo''. Erano passati pochi giorni dall'11 settembre, la peggiore ferita al cuore dell'America. L'obiettivo era eliminare la rete di al-Qaeda, che aveva inviato diciannove dei suoi uomini a bordo di quattro aerei di linea negli Stati Uniti per dirottarli. Due velivoli sono entrati nelle Torri gemelle del World Trade Center di New York, facendole crollare.

Un aereo è volato contro il Pentagono, sede del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, in Virginia. Il quarto aereo si è schiantato in un campo in Pennsylvania, dopo che i passeggeri a bordo, venuti a conoscenza degli altri attacchi, hanno preso d'assalto la cabina di pilotaggio. In totale, sono state uccise 2.977 persone e più di seimila sono rimaste ferite.

Operazione 'Enduring Freedom' in Afghanistan

George Bush
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Una settimana dopo, il 18 settembre, Bush ottiene dal Congresso l'autorizzazione all'uso della forza militare. E meno di un mese dopo gli attentati dell'11 settembre, il 7 ottobre, lancia l'operazione 'Enduring Freedom' in Afghanistan con il sostegno delle Nazioni Unite. Un'operazione diretta in Afghanistan perché da qui erano partiti gli attentatori che hanno dirottato i voli contro obiettivi americani. Una prima fase prevedeva quindi di colpire obiettivi di al-Qaeda e del regime dei Talebani. E questo perché i Talebani, che governavano l'Afghanistan dal 1996 con il solo riconoscimento diplomatico di Emirati Arabi Uniti, Pakistan e Arabia Saudita, decisero di non consegnare Osama bin Laden a Washington. Scelsero di proteggere il fondatore di al-Qaeda, chiedendo che gli Stati Uniti fornissero prove del suo coinvolgimento negli attentati.

Bush decise di non negoziare e nel giro di poche settimane la coalizione guidata dagli Stati Uniti fece cadere il regime dei Talebani, conquistando una dopo l'altra le loro roccaforti in Afghanistan. Il regime talebano, che era nato come movimento politico e militare dopo il protettorato sovietico, capitolò il 9 dicembre 2001 con la resa di Kandahar e la celebre fuga in motocicletta del leader, il Mullah Omar. Poco prima anche Bin Laden aveva lasciato il suo nascondiglio sotterraneo di Tora Bora. Nel frattempo nasce un governo di transizione guidato da Hamid Karzai e ad aprile Bush elabora un piano per la ricostruzione dell'Afghanistan.

La riorganizzazione dei talebani

Nel 2003 gli Stati Uniti dichiarano concluse le ''operazioni militari su larga scala'' e i Talebani si riorganizzano, forti delle scuole coraniche dove formare nuove reclute, del malcontento della popolazione per le vittime civili causate dalle forze Usa e dall'attenzione internazionale distolta dalla guerra in Iraq. Nel 2006 erano seimila secondo dati Nato e 12mila secondo i Talebani i combattenti nel sud dell'Afghanistan. Con l'arrivo alla Casa Bianca di Barack Obama, l'impegno degli Stati Uniti in Afghanistan cresce fino ad arrivare a centomila militari americani nel Paese per tentare di far fronte all'insorgenza talebana ormai fuori controllo. La svolta arriva nel maggio del 2011 con l'uccisione di Bin Laden, in Pakistan. Inizia quindi il ritiro degli americani, che coincide con una crescita del ruolo dei Talebani. Nel gennaio del 2018, quando i militari americani in Afghanistan sono ormai 7mila, i Talebani lanciarono un'offensiva che causò la morte di 115 persone a Kabul.

L'arrivo di Trump e la trattativa con i talebani

Nel frattempo alla Casa Bianca arriva Donald Trump, che decide di aumentare le truppe, prosciugare le risorse finanziarie ai Talebani, bombardare le piantagioni di oppio, tagliare gli aiuti al Pakistan. Ed è qui che iniziano le trattative. Nel 2019 funzionari americani e Talebani guidati dal leader politico Abdul Ghani Baradar si trovano a Doha, in Qatar, Paese che sceglie di non schierarsi e di svolgere un ruolo di mediatore. Un accordo viene raggiunto il 29 febbraio del 2020 e prevede il ritiro delle forze occidentali dall'Afghanistan, l'impegno dei Talebani a non attaccarle e a dialogare con il governo di Kabul. Nel frattempo, avanzano. 

Nascita dell'Emirato islamico dell'Afghanistan

Afghani protestano contro il ritorno dei talebani
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Il nuovo presidente americano Joe Biden conferma il ritiro delle truppe dall'Afghanistan e mentre questo avviene, in anticipo rispetto all'annunciata data dell'11 settembre 2021, i Talebani riconquistano il Paese con una rapidità che stupisce anche loro. La capitale Kabul cade il 15 agosto e l'unica delle 34 province afghane a resistere è la valle del Panshir.

Dal Palazzo presidenziale i Talebani, studenti coranici, annunciano così la nascita dell'Emirato islamico dell'Afghanistan e promettono che il Paese sarà al sicuro e in pace, non sarà un rifugio sicuro per i terroristi. Viene inoltre annunciata un'amnistia generale, promettono di rispettare i diritti delle donne in linea con la Sharia, la legge islamica.

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