L’affaire Dreyfus: storia, cronologia e protagonisti
Indice
1Cosa è stato l’Affaire Dreyfus?
Il caso giudiziario che vide come protagonista e vittima l’ufficiale ebreo Alfred Dreyfus negli ultimi anni dell’Ottocento fu un evento gravido di conseguenze nella Francia della Terza Repubblica, espressione con la quale si indica la forma di governo presente in Francia nel periodo compreso tra il 1870 e la Seconda Guerra Mondiale.
Il caso Dreyfus fu tra gli eventi spartiacque di questa fase poiché si impose all’opinione pubblica francese una riflessione sull’antisemitismo e sul ruolo degli intellettuali come soggetto politico attivo.
La vicenda giudiziaria mise in luce anche le pericolose derive del nazionalismo e del revanchismo – un sentimento antitedesco di rivincita e rivalsa – che contrassegnavano la vita politica francese negli anni successivi alla guerra franco-prussiana e alla battaglia di Sedan che, avvenuta nell’estate del 1870, segnò una netta vittoria della Germania a danno dell’esercito francese.
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2Alfred Dreyfus: la biografia dell’ufficiale
Alfred Dreyfus era un ufficiale nato nel 1859 in Alsazia, regione della Francia orientale al confine con la Germania, nella città di Mulhouse. Era di religione ebraica e proveniva da una famiglia borghese.
La sua biografia è contrassegnata dalla scelta di dedicarsi professionalmente alla vita militare: dopo la laurea conseguita al Politecnico, entrò nell’esercito nel 1880. Due anni dopo ottenne il brevetto di ufficiale di Stato Maggiore e nel 1893, l’anno prima dell’inizio della vicenda giudiziaria della quale fu vittima, ricoprì l’incarico di addetto al Corpo di Stato Maggiore.
3Affaire Dreyfus: cronologia degli eventi
Il 1894 segna l’anno di avvio dell’affaire Dreyfus, espressione che, dal francese, è traducibile in italiano con “il caso Dreyfus”.
Nell’autunno 1894 venne rinvenuta, a brandelli e tra la carta straccia dell’ambasciata tedesca di Parigi, una missiva. In essa, un ufficiale francese anonimo dichiarava di inviare dei documenti militari inerenti la sicurezza nazionale; questi frammenti di carta rivelavano dunque la presenza di una spia francese che, dall’interno dell’esercito stesso, tramava contro il proprio Paese a favore invece della Germania.
I sospetti ricaddero subito, ingiustamente, sull’ufficiale ebreo Alfred Dreyfus che venne accusato di alto tradimento e deferito al consiglio di guerra, sebbene non ci fossero prove sicure e sulla base esclusivamente di alcune somiglianze tra la scrittura della missiva e quella di Dreyfus stesso. L’ufficiale ebreo di origine alsaziana divenne dunque vittima di un caso giudiziario, montato contro di lui in maniera ingiusta.
Il 22 dicembre 1894 venne pronunciata la sentenza: il consiglio di guerra dichiarò Dreyfus colpevole di aver consegnato documenti relativi alla sicurezza nazionale a uno Stato straniero e dunque reo di alto tradimento. L’ufficiale subì quindi l’umiliazione della degradazione e fu condannato alla deportazione perpetua presso l’Isola del Diavolo.
La moglie e il fratello di Alfred Dreyfus cominciarono immediatamente a sostenere la causa del congiunto e a proclamarne l’innocenza.
Nella primavera del 1896, grazie all’intervento del colonnello Picquart, al vertice dell’ufficio informazioni dello Stato Maggiore, vennero trovate numerose affinità calligrafiche tra la scrittura del maggiore di fanteria Walsin-Esterhazy e quella del documento all’origine del processo.
Nel novembre del 1897, il fratello di Alfred Dreyfus, Mathieu, decise di denunciare Esterhazy. Questi però venne assolto.
A partire dal 1897 la vicenda acquistò una dimensione pubblica e politica: l’opinione pubblica si divise. Si formarono due fazioni contrapposte: i dreyfusardi e gli antidreyfusardi.
L’assoluzione del maggiore Esterhazy infiammò l’opinione pubblica e gli intellettuali: una netta spaccatura divideva da un lato i sostenitori della colpevolezza di Dreyfus, principalmente antisemiti, clericali, reazionari e nazionalisti antisemiti, e dall’altro, repubblicani, socialisti – tra i quali in particolare Jean Jaurés – e radicali, convinti invece dell’innocenza dell’ufficiale di origine alsaziana e della messa in atto di un uso politico della giustizia, basato sul pregiudizio antisemita e volto alla reazione e alla conservazione del potere.
Il 13 gennaio 1898 Émile Zola, intellettuale democratico, letterato e autore di celebri opere, pubblicò sul giornale Aurore un testo in difesa di Dreyfus (il noto J’accuse, traducibile in italiano con Io accuso) nel quale accusava l’ambiente militare e reazionario di aver ordito un complotto a danno di un ufficiale innocente.
In questo articolo, poi pubblicato in forma di pamphlet, egli accusava direttamente i membri dello Stato Maggiore, indicandoli con nome e cognome, attribuendo loro la colpa di aver ordito un piano contro un individuo innocente, di aver mentito e di aver nascosto le prove che dimostravano la piena innocenza di Dreyfus. Zola indirizzava tale testo direttamente al Presidente della Repubblica, Félix Faure. La pubblicazione del J’accuse accese ulteriormente il dibattito pubblico e Zola venne accusato e condannato al carcere per diffamazione. La sentenza venne poi annullata dalla cassazione.
Il giorno dopo la pubblicazione del J’accuse, Zola e un gruppo di letterati, artisti, scienziati scrissero per il medesimo quotidiano un altro scritto, divenuto poi noto come Il Manifesto degli intellettuali con cui essi sostenevano la necessità di condurre una revisione del processo e delle accuse contro Dreyfus.
Nell’agosto del 1898 un gesto estremo portò a un parziale ripensamento del caso: il tenente colonnello Henry, che aveva confessato di aver falsificato alcuni documenti così da poter danneggiare Dreyfus, si suicidò. Nel medesimo periodo, alcuni vertici militari si dimisero.
Del 1899 è l’esito di una nuova inchiesta: il consiglio di guerra, riunitosi nella città di Rennes, condannò Dreyfus a dieci anni di prigione. In seguito a tale sentenza, l’accusato ottenne la grazia da parte del Presidente della Repubblica Émile Loubet, figura che aveva voluto una revisione del processo.
Del 1902 è l’avvio di un’altra inchiesta. L’esito, a cui si giunse nel 1906, comportò l’annullamento della prima sentenza. Dreyfus venne allora reintegrato nell’esercito. In seguito fu poi promosso al grado di tenente colonnello Dreyfus nel 1901 aveva anche pubblicato un testo di memoria autobiografica, intitolato Cinq années de ma vie.
Il tedesco Schwartzkoppen, militare che aveva lavorato nell’ambasciata germanica a Parigi proprio negli anni dell’affaire Dreyfus, scrisse delle memorie che furono date alle stampe nel 1929, dopo la sua morte. Nel suo testo egli confermò l’innocenza di Dreyfus e la colpevolezza, invece, di Esterhazy, autore del documento all’origine dell’accusa di Dreyfus nel 1894 e spia all’interno dell’esercito francese.
Dreyfus morì nella capitale francese nel 1935.
4L’Affaire Dreyfus e il contesto francese
4.1L’antisemitismo e l’accusa a Dreyfus
Il contesto nel quale fu possibile accusare un innocente - Dreyfus, di famiglia ebraica – va indagato alla luce del diffuso antisemitismo che caratterizza l’Europa e la Francia negli ultimi decenni dell’Ottocento. In Francia, dopo la sconfitta di Sedan, una vera onta per il Paese costretto a cedere l’Alsazia e parte della Lorena alla Germania, gli ebrei divennero il principale capro espiatorio sui quali ricondurre le cause della sconfitta.
Gli ebrei erano accusati ingiustamente di essere poco leali nei confronti della Francia. Accanto alla tradizionale accusa di deicidio, infatti, si diffusero a macchia d’olio le accuse che dipingevano gli ebrei come i soggetti capo della finanza e delle banche, pronti a complottare contro la patria e a danneggiare i popoli con i quali condividevano la cittadinanza. Queste accuse, costruite su falsità e pregiudizi, erano ampiamente propagandate su giornali, opuscoli, libri.
Dreyfus fu vittima di questa clima ostile e in aggiunta pagò lo scotto di essere l’unico ebreo facente parte dello Stato Maggiore. Gli accusatori antisemiti, provenienti dalla destra reazionaria e nazionalista, trovarono così un facile bersaglio in questo innocente militare.
4.2I radicali nella Francia di inizio Novecento
L’affaire Dreyfus ebbe un forte impatto sulla vita politica francese. Il maggior successo fu ottenuto dalle forze radicali che nei primissimi anni del Novecento si impegnarono soprattutto contro i loro rivali nazionalisti e clericali.
Tra i progetti politici più ambiziosi che essi perseguirono, vi era la realizzazione di una netta separazione tra Stato e Chiesa. Il raggiungimento di questo obiettivo creò un ampio dibattito nel Paese e comportò anche la rottura delle reazioni diplomatiche tra la Francia e la Santa Sede nel 1904.
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Domande & Risposte
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Chi è stato Alfred Dreyfus?
Un militare dell’esercito francese e Capitano dello Stato Maggiore, ebreo, che fu accusato di aver consegnato documenti segreti militari alla Germania.
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In quali anni si è svolta la vicenda dell'affaire Dreyfus?
Negli ultimi decenni dell’Ottocento, la Francia della Terza Repubblica.
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Cosa è stato l'affaire Dreyfus?
Il caso giudiziario che vide protagonista e vittima l’ufficiale ebreo Alfred Dreyfus. Dreyfus venne accusato di alto tradimento e di spionaggio a favore della Germania.