A Silvia di Giacomo Leopardi | Video

A Silvia di Giacomo Leopardi: video con spiegazione semplice, analisi e commento del componimento dell'autore di Recanati. A cura di Emanuele Bosi

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redazione

A SILVIA DI GIACOMO LEOPARDI

A Silvia di Giacono Leopardi: spiegazione di Emanuele Bosi
Fonte: redazione

A Silvia di Giacomo Leopardi è un componimento dedicato alla sofferenza per la perdita di Teresa Fattorini, figlia del cocchiere di casa Leopardi, che muore giovanissima nel 1818. Non sappiamo se Giacomo fosse innamorato di Teresa, ma ci piace pensare che sia così. 

Immaginiamoci il mondo rappresentato nella poesia: da una parte c’è Teresa, una fanciulla che vive nel mondo, dall’altra il nostro poeta chiuso nella casa paterna. A dividerli c’è una barriera sociale ed esistenziale: lei era infatti una popolana, lui un nobile… ma hanno in comune la stessa voglia di vivere.

Teresa viene chiamata Silvia, come la ninfa protagonista dell’Aminta di Tasso, e diventa non solo la Teresa di Leopardi, ma il simbolo di tutti i sogni giovanili infranti da una morte prematura

E ora qualche parola sulla struttura e sulle figure retoriche. La prima cosa che devi sapere è che la poesia è una canzone libera di endecasillabi e settenari con prevalenza di quest’ultimi: 34 settenari e 29 endecasillabi. L’ultimo verso di ciascuna strofa rima con uno dei versi che lo precedono.

In questa poesia Leopardi si rivolge a diversi interlocutori: a Silvia, alla Natura e alla sua giovinezza perduta. Esordisce con l’invocazione alla fanciulla, insieme a una domanda, che resta senza risposta: ricorda, lei, la sua giovinezza?

La ragazza è infatti morta prematuramente; il poeta è ormai adulto e disincantato, e rimpiange la giovinezza che non ha vissuto. La scelta delle parole quindi non è casuale: l’accostamento «vita» «mortale» lascia intendere la precarietà dell’esistenza. Silvia è descritta come una donna, dagli occhi «ridenti e fuggitivi», dagli sguardi «innamorati e schivi». L’ambientazione è primaverile: «Era il maggio odoroso…»: questo dato temporale è allegoria della giovinezza, la primavera di ogni persona.

Il ritmo è sempre incalzante grazie all’uso che Leopardi fa delle anafore, figura retorica che consiste nel ripetere una o più parole all'inizio di frasi o di versi successivi, per sottolineare un'immagine o un concetto e anche grazie all’uso degli enjambement, che dividono un gruppo di parole tra la fine di un verso e l’inizio del successivo. Ad esempio: “la fredda morte ed una tomba ignuda / mostravi” che troviamo nei versi 62 e 63.

Ma Leopardi usa anche altre figure retoriche: chiasmi, iperbati, ossimori e qualche metafora, che il poeta dosa con maestria proprio per farci capire quanto siano importanti, come “il fiore degli anni tuoi” del verso 43 che indica la giovinezza; e “cara compagna dell’età mia nova” del verso 54, che rappresenta la speranza.

Il vero punto di svolta della poesia è il verso 32, che recita: “Quando sovviemmi di cotanta speme / Un affetto mi preme / Acerbo e sconsolato / E tornami a doler di mia sventura”.

Qui troviamo il contrasto tra le aspettative del passato e la realtà del presente. Ogni speranza è stata tradita, ogni aspettativa delusa, ogni promessa non mantenuta e la colpa è solo della natura maligna. Quello che Leopardi esprime è l’ingiustizia che ha fatto in modo che Silvia non arrivasse mai a conoscere la vecchiaia, dovendo abbandonare la vita proprio nel pieno della sua parte migliore.  

A Silvia è una poesia straordinariamente struggente, in cui Leopardi rende perfettamente il contrasto tra la speranza e la felicità che caratterizzano gli anni della giovinezza e la loro scomparsa: ogni vita è destinata, presto o tardi, a disgregarsi e a soccombere.

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