A se stesso di Giacomo Leopardi
Indice
1A se stesso di Leopardi: testo e parafrasi
Testo
Or poserai per sempre, 1
Stanco mio cor. Perì l’inganno estremo,
Ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
In noi di cari inganni,
Non che la speme, il desiderio è spento. 5
Posa per sempre. Assai
Palpitasti. Non val cosa nessuna
I moti tuoi, né di sospiri è degna
La terra. Amaro e noia
La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo. 10
T’acqueta omai. Dispera
L’ultima volta. Al gener nostro il fato
Non donò che il morire. Omai disprezza
Te, la natura, il brutto
Poter che, ascoso, a comun danno impera, 15
E l’infinita vanità del tutto.
Parafrasi
2A se stesso: analisi
A se stesso, lirica omposta probabilmente nel maggio del 1833, si lega a una precisa pagina della biografia leopardiana: la fine della passione nutrita dal poeta per l’affascinante Fanny Targioni Tozzetti. Questa breve poesia fu pubblicata per la prima volta nell’edizione napoletana dei Canti (1835), e fa parte della sezione dei canti fiorentini.
2.1A se stesso di Leoprdi, un drammatico soliloquio
Per comprendere a pieno il significato di A se stesso è necessaria una lettura in chiave narrativa dei Canti, ossia una lettura che tenga conto delle poesie che nella raccolta la precedono, Il pensiero dominante e Amore e Morte: mentre in quelle era celebrata la potenza del sentimento amoroso, in questa si registrano gli effetti devastanti della fine di quell’ultima illusione, di quell’«inganno estremo» (v. 2).
Il titolo annuncia un soliloquio che, per il suo contenuto mortuario, prende la forma di un’iscrizione tombale. Il soggetto si chiude in se stesso e invita il proprio cuore ad abbandonare la vita, la speranza, i palpiti, a constatare l’insensatezza di tutte le cose e a disprezzare se stesso e il resto del mondo.
Il collasso del desiderio e della vita si traduce in un collasso della forma poetica: all’opposto della retorica elaboratissima delle canzoni, le frasi che compongono questo testo sono tronche, spezzettate, danno spesso l’impressione di essere incomplete e di rimanere sospese, e si susseguono tumultuosamente, come fremiti di disgusto e di collera.
All’opposto degli idilli e dei canti pisano-recanatesi, non c’è alcuna ricerca di dolcezza e fluidità sonora, ma, al contrario, c’è la scelta di una forma carica di energia e violenza.
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In questo video Emanuele Bosi ci spiega A se stesso di Giacomo Leopardi.
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