Leopardi: le 10 cose che devi sapere per superare l'interrogazione

10 cose su biografia, poetica e opere che devi sapere su Leopardi per superare l'interrogazione: scopri i punti da tenere a mente

Leopardi: le 10 cose che devi sapere per superare l'interrogazione
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Giacomo Leopardi

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Giacomo Leopardi è da sempre un grande cruccio per gli studenti di ogni ordine e grado. Il perché è semplice: Leopardi è stato uno degli autori più prolifici di sempre. Le sue opere, che cambiano molto negli anni, esprimono una poetica sempre differente a seconda del periodo in cui sono state composte, e ricordare i vari passaggi non è sempre semplicissimo.

Leopardi è infatti un autore a cavallo tra classicismo e romanticismo, e la sua visione del mondo e della poesia stessa toccano spesso la filosofia. Come fare a fare bella figura durante un'interrogazione, quindi? Tenendo a mente alcuni punti fondamentali che ora vedremo insieme.

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Ecco le 10 cose da tenere a mente per superare un compito o un'interrogazione su Leopardi:

  1. Il focus principale del pensiero di Leopardi è il tema dell'infelicità dell'uomo, causata dalla continua aspirazione ad un piacere infinito ma impossibile da raggiungere. Se il piacere è infinito, infatti, nulla può colmare quell'insoddisfazione: si ha quindi una tensione inappagata che porta l'individuo a non trovare mai la felicità.
  2. Negli Idilli e nei Grandi Idilli del ciclo pisano-recanatese, Leopardi mette in atto quella che definisce poetica del vago, ovvero crea le sue poesie a partire da una lingua vaga e indeterminata. Per creare illusioni e fantasticherie, ma soprattutto per appagare il bisogno di piacere innato nell’uomo, le parole della poesia devono dare l'idea di una dolce indeterminatezza (pensa ai termini usati nell'Infinito: interminati / spazi, questa / immensità…).
  3. Per Leopardi è efficace in poesia tutto ciò che rimanda al notturno e al ricordo: scrive Leopardi nello Zibaldone che la notte confonde gli oggetti, al punto che non possiamo che immaginare vagamente ciò che contiene.
  4. Nella poetica di Leopardi, esiste un concetto: quello degli «ardiri», ovvero metafore e costruzioni sintattiche irregolari che spiazzano le attese del lettore e scardinano l'andamento 'naturale' del discorso. Il ritmo diventa spezzato, le regole linguistiche vengono infrante. La critica ha parlato in questo caso di stile del vero, e ha ritrovato queste costruzioni principalmente nelle Canzoni e nei canti napoletani. Di contro, lo stile del vago è più ricorrente negli idilli e in alcuni dei canti pisano-recanatesi.
  5. Nella polemica fra classicisti e romantici, Leopardi si schiera con i primi. Per promuovere un vero rinnovamento della letteratura italiana secondo lui si deve riscoprire il valore dell’originalità e dell’ispirazione. E per farlo, si deve guardare proprio agli autori antichi. Secondo Leopardi, il Romanticismo, mettendo al centro la verità, allontana l’uomo dalla natura. Dunque, è incapace di produrre vera poesia. Il Romanticismo, insomma, non produrrebbe quelle illusioni capaci di nutrire l’uomo, ma solo ragionamenti e verità.
  6. Secondo il poeta, il progresso ha portato a un acuirsi dell’infelicità umana: la modernità ha allontanato l’uomo da una condizione migliore, propria degli antichi, che vivevano invece in armonia e completezza con la natura. Se l’uomo è diventato progressivamente infelice, allora l’infelicità non è un processo ontologico, ma storico: Leopardi qui parla di pessimismo storico.
  7. Dal 1824 la visione di Leopardi cambia. Dal Dialogo della Natura e di un Islandese Leopardi si fa portatore di un pensiero del tutto diverso: il pessimismo cosmico.
    In questa fase leopardi sostiene che la natura non è affatto una madre benevola, ma una matrigna feroce, che mette al mondo i suoi figli per poi disinteressarsi di loro.
    In sostanza
    - Nel pessimismo storico, Leopardi ha una visione finalistica della natura: la natura-madre benigna opera al fine di garantire il bene delle sue creature.
    - Nel pessimismo cosmico, invece, la visione diventa meccanicistica e materialistica: mancano orizzonti finalistici e spirituali. La natura è un insieme di leggi immutabili e prive di scopo, è un meccanismo che condanna le proprie creature a una condizione esistenziale precaria e dolorosa, a una vita insignificante e, per chi ne abbia coscienza, angosciosa.
  8. Nella Ginestra, la sua ultima opera composta a Napoli, Leopardi oppone al pessimismo una soluzione: la solidarietà fra gli uomini, che facendo fronte comune possono combattere quel destino di infelicità e ingiustizia.
  9. Dopo i Canti, Leopardi compone una poesia completamente diversa dal punto di vista stilistico: A se stesso. In questa poesia, in cui indaga la delusione amorosa con Fanny Targioni Tozzetti, utilizza un verso fatto di frasi tronche e spezzettate, che crea un ritmo incompleto e nervoso. Il verso è pieno di rabbia ed energia.
  10. Gli Idilli di Leopardi sono molto diversi dagli Idilli classici: questi, per il poeta, rappresentano “situazioni, affezioni, avventure storiche” del suo animo. La soggettività prevale su tutto, resta l'ambientazione naturale, la centralità dell'Io e lo stile vago e indefinito.

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Giacomo Leopardi: approfondisci

Ecco alcuni contenuti che possono tornarti utili per approfondire la poetica di Leopardi:

Ecco invece gli approfondimenti sulle opere principali:

I nostri video

I nostri approfondimenti:

  • Canti: una raccolta di quarantuno canzoni patriottiche, a contenuto filosofico, idilli o liriche d’amore.
  • Operette Morali: un’opera filosofica in cui Leopardi esprime la sua pessimistica concezione della vita.
  • Zibaldone: raccolta di note e appunti raccolti giornalmente tra il 1817 e il 1827.
  • Canti pisano-recanatesi: analisi delle più celebri poesie dei Canti, le liriche filosofiche del pessimismo cosmico 
  • Idilli: struttura e analisi delle poesie dei Canti caratterizzate dallo stile vago e indefinito

E infine, un focus sulle singole opere:

La quiete dopo la tempesta, Il sabato del villaggio, Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, A Silvia, Ultimo canto di Saffo, La sera del dì di festa, Alla luna, Zibaldone

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