Gabriele D'Annunzio | Video

Gabriele D’Annunzio ha sempre cercato di fare della sua vita un’opera d’arte. La sua è un’esistenza costruita artificialmente per realizzare l’ideale del “vivere inimitabile”. Guarda il video e scopri di più

Gabriele D'Annunzio | Video

Gabriele D'Annunzio nasce nel 1863 a Pescara da un’agiata famiglia borghese e ancora prima di finire il liceo pubblica Primo vere, la sua prima raccolta di poesie, che desta intorno a lui fama e scalpore.

Finito il liceo si trasferisce a Roma, dove frequenta i salotti mondani e le redazioni di importanti giornali. Comincia così a diventare famoso per i suoi articoli, oltre che per i racconti e le novelle, di contenuto anche erotico e scandaloso.
In questo periodo inizia la costruzione della maschera dell’esteta: la vita del poeta deve diventare a tutti i costi un’opera d’arte.

E’ questa la fase dell’estetismo, nella quale l’artista si sottrae alle regole della morale comune ed è teso alla ricerca del bello puro. Rifiuta quindi il consumismo, il perbenismo e la morale borghese, e vive per un’arte che è già decadente, in cui si ricorre all’artificio formale per raggiungere la bellezza.

D’Annunzio non è però come gli altri esteti perché non si rassegna all’emarginazione sociale ma si costruisce la cosiddetta maschera dell’esteta.

Questo non ha però la forza di opporsi realmente alla borghesia. Il culto della bellezza si trasforma in menzogna e si arriva così alla crisi dell’estetismo. Infatti la maschera dell’esteta non lo porta più a nulla di buono ed egli capirà presto essere molto fragile, come si intravede ad esempio ne Il piacere. In questo romanzo -che risente di realismo, verismo e della tradizione del romanzo psicologico- D’Annunzio vuole mettere in evidenza la debolezza della persona che non riesce a realizzare i suoi obiettivi.

Le opere giovanili e d’esordio che D’Annunzio scrive in questo periodo sono: Primo vere (raccolta di poesie), Canto novo (seconda raccolta di liriche) e Terra vergine, prima opera narrativa che presenta alcuni spunti sociali.

Tra le opere più mature ci sono Il libro delle vergini e San Pantaleone, Isotteo, Intermezzo di rime, Chimera ed Il piacere.

Il percorso di Dannunzio può dividersi in più fasi.

1- La prima va dal 1890 al 1892 ed è una fase di passaggio tra estetismo e superomismo, in cui D’Annunzio è suggestionato dai grandi romanzieri russi come Dostoevskij. In questo periodo scrive Giovanni Episcopo, L’Innocente, Poema Paradisiaco.

2- La seconda fase, tra il 1829 ed il 1897, è quella del superuomo ed ha inizio quando D’Annunzio scopre Nietzsche. Sono gli anni della relazione con Eleonora Duse e degli scandali per la sua condotta morale libertina.

Le caratteristiche della filosofia di Nietzsche che più lo colpiscono sono infatti:
- il rifiuto del conformismo, della morale e delle regole borghesi;
- l’esaltazione dello spirito dionisiaco, ovvero della violenza che si erge al di sopra di tutte le norme.

D’Annunzio sogna la formazione di una nuova aristocrazia, che si liberi dal rispetto delle regole borghesi e cerchi di far rivivere l’antica potenza di Roma.

Egli stesso si considera il vate di questa aristocrazia.
Con la sua vita, con le sue vicende personali e con le sue opere assume appunto il ruolo di profeta della patria, atteggiandosi a guida del cambiamento, vivendo in modo eccezionale ed entrando in politica nel 1897 a fianco delle correnti di destra.

Le opere che D’Annunzio scrive in questo periodo comprendono romanzi (come Il trionfo della morte) opere di teatro (come Città morta) e liriche (Maya, Elettra, Alcyone).

3- La terza fase va dal 1910 al 1938 ed è denominata quella del periodo notturno. Il nome viene preso dall’opera più significativa di questo periodo, ovvero Il notturno, composto nel ‘16 in un periodo in cui lo scrittore era costretto all’immobilità per la semi-cecità provocata da un incidente in volo.
Impressioni, ricordi e visioni prendono il posto delle percezioni sensibili, con un stile secco, nervoso e spesso nominale, senza verbi.

In questa fase il desiderio di azione non può realizzarsi perché l’età giolittiana non è età di guerra e così D’Annunzio ripone nelle opere i suoi impulsi attivistici.

Tormentato dai creditori nel 1910 fugge a Parigi mentre nel ’15 inizia la campagna per l’ingresso dell’Italia in guerra, alla quale egli partecipa. Nel 1920, con un pugno di volontari occupa per 12 mesi la città di Fiume e rimane deluso per la vittoria mutilata.

Vuole diventare duce e guida del popolo italiano ma è scalzato da un Mussolini che sale al potere prima di lui e che si impossessa del mito del superuomo. Gabriele D’Annunzio muore nel 1938.

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