Universitari in fuga dall’Italia

Prima ancora che del celeberrimo pezzo di carta, gli studenti preferiscono armarsi della valigia e di un’“esperienza” all’estero

Universitari in fuga dall’Italia

Armiamoci (di pazienza) e partiamo! Questo il motto di tre studenti su quattro, di quei tre studenti che nonostante i costi, la difficoltà di essere selezionati per i programmi di studio all’estero e l’interminabile burocrazia da sbrigare, decidono comunque che andare all’estero è una loro priorità.

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Giovani, intraprendenti e terrorizzati all’idea di rimanere disoccupati fanno le valigie convinti che questo li aiuterà a sfoggiare un’ottima conoscenza di una lingua straniera e renderà il loro curriculum degno di nota. In realtà, però, non c’è solo questo, anzi.

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Stando all’indagine di U4You “Gli studenti degli atenei milanesi e lo studio all'estero” condotta da Dafina Dicheva e Luisa Negri gli studenti, specialmente quelli di età compresa tra i 22 e i 23 anni, vogliono viaggiare soprattutto per crescere, per il valore che l’esperienza all’estero rappresenta di per sé mentre è in corso e non una volta rientrati nel proprio Paese. Non a caso, infatti, le mete più ambite sono Londra e New York, città vivaci e ricche di opportunità, e non città come Oxford.

A sorprendere è, invece un altro dato: il 64% degli 890 universitari intervistati si definisce «tendenzialmente poco informato» sulla prospettiva di un viaggio e nonostante ciò le percentuali dei ragazzi che vogliono partire sono altissime (91% alla Bocconi, 86% al Politecinco, 82% lo IED e 60% la Statale). Insomma la voglia è tanta e quasi prescinde dall’attuazione pratica.

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“Gli studenti desiderano mettersi in gioco. – hanno spiegato Luisa Negri e Dafina Dicheva - Visti i tagli all'istruzione e lo stato di incertezza dei contributi UE per i programmi Erasmus, abbiamo dato ai giovani e invitato le istituzioni a rimettere al centro questo tema fondamentale per le generazioni, attuali e future”.

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