I giovani danno i voti alla scuola italiana
L'Associazione TreeLLLe ha condotto uno studio sui giovani tra i 19 ed i 25 anni per scoprire cosa pensano del sistema scolastico, che hanno appena lasciato: lo studio delle materie classiche è bocciato, mentre si preferirebbe dare più spazio a inglese, lingua italiana e informatica
L'Associazione
TreeLLLe ha condotto uno studio sui giovani tra i 19 ed i 25
anni per scoprire cosa pensano del sistema scolastico, che
hanno appena lasciato. Sono stati intervistati 1.508 ragazzi, tra
studenti appena diplomati, studenti universitari e giovani lavoratori,
di tre città italiane, Lecce, Siena e Bologna, per capire
come vedono la scuola italiana e cosa è rimasto in loro dopo
la fine del percorso scolastico, nel momento in cui si
trovano ad intraprendere un percorso universitario o
lavorativo. A queste persone è stato chiesto da un lato di
fare una graduatoria delle materie che ritengono
più utili da studiare a scuola e dall'altro di
indicare i valori trasmessi dal sistema scolastico, le
utilità per il futuro ed il rapporto con la vita reale. Ed i
risultati dimostrano che le materie classiche sono considerate
le più inutili e che, in linea di massima, la
scuola non ha lasciato un buon ricordo.
Attilio Oliva, presidente dell'Associazione, ha pensato di chiedere un
giudizio sulla scuola italiana ai "giovani che le hanno lasciate da
poco e ne vedono i risultati", perché "si parla
sempre di ciò che
i ragazzi dicono della scuola, mentre la stanno frequentando. O
dell’opinione che ne hanno gli adulti, fuori
ormai da tempo. Entrambe le letture sono falsate:
dall’eccesso di coinvolgimento e
dall’immaturità, o dalla lontananza e
dalle rimembranze". Agli ex studenti delle scuole superiori
è stato chiesto quali sono le materie più
importanti ed ai primi tre posti della classifica ci sono
inglese, italiano ed informatica. Per l'85% degli
intervistati è essenziale comprendere l'inglese, per il 78%
bisogna avere "capacità di scrivere correttamente in
italiano" e per il 72% è necessario avere la
"capacità di usare le tecnologie informatiche". Ecco
quindi cosa i ragazzi di oggi ritengono indispensabile approfondire a
scuola, per avere più possibilità una volta preso
il diploma.
Per Oliva, dietro il risultato di questa indagine "c'è
il
desiderio e la voglia di possedere strumenti di comunicazione
con il mondo. Con gli amici, con Internet, con
l’Europa". Tra le materie bocciate ci sono la filosofia
(scelta solo dal 22% dei ragazzi) e la musica (scelta dal 13%). Ma
anche per il latino ed il greco i risultati non sono incoraggianti: il
75% dei giovani ritiene che queste due materie dovrebbero essere
insegnate soltanto al liceo classico. E per quanto riguarda
la matematica il 50% dei giovani la ritiene importante, ma sono in
molti a dichiarare di trovarla difficile, perché
spesso viene insegnata male dagli stessi insegnanti. Per Giancarlo
Gasperoni, sociologo dei processi formativi
all’Alma Mater di Bologna, che ha condotto l'indagine, "se
non viene percepita l’importanza di un
insegnamento, è difficile che lo studio sia
incentivato".
E parte della colpa può essere data anche ai professori,
molti dei quali non lasciano un buon ricordo: per il 19% dei
giovani nessun professore ha lasciato il segno o trasmesso valori
importanti e per il 45% soltanto un professore verrà
ricordato. Per Gasperoni questi dati indicano che
"evidentemente
c’è un livello medio di docenti che non lasciano
traccia, e per un ragazzo questo significa molto".
Nel complesso, per
quanto riguarda il rapporto con gli
insegnanti e la loro competenza
didattica, circa la metà dei ragazzi si ritiene "abbastanza
soddisfatto". Per quanto riguarda invece i rapporti
con i compagni di classe, la situazione è migliore. Mentre i
libri di testo e le
strutture scolastiche sono in linea di massima considerati mediocri. Per
Oliva, "forse questo
accade perché studenti e famiglie hanno aspettative non
particolarmente elevate sulla scuola ed i ragazzi non
riescono neppure a sognare una scuola che sia molto
più interessante e coinvolgente".
L'ultimo dato riguarda il rapporto tra la scuola ed il mondo
del lavoro. Ai ragazzi è stato chiesto "quanto sia
adeguato alle
richieste del mercato il livello di preparazione avuto
alle superiori", ma i risultati sono decisamente negativi, in
quanto la maggioranza dei giovani "non ha avuto
alcun contatto con il mondo del lavoro attraverso la scuola.
Né stage, né tirocini".