Una Costituzione democratica per una Federazione europea

La redazione ha svolto la traccia sulla Costituzione Europea

Una Costituzione democratica per una Federazione europea

La "Dichiarazione sul futuro dell'Europa" allegata al trattato di Nizza (firmato il 26 febbraio 2001 ed entrato in vigore il 1 febbraio 2003) ha rappresentato il punto di partenza dell'adattamento istituzionale dell'Unione Europea, individuando la necessità di un dibattito ampio e approfondito sul futuro dell'Unione, coinvolgendo tutte le parti interessate: istituzioni, ambienti politici, economici ed accademici, rappresentanti della società civile e l'opinione pubblica.
Inoltre ha puntualizzato alcune tra le principali questioni da affrontare nel processo di riforma: la delimitazione delle competenze tra l'UE e gli Stati membri; lo status della Carta dei Diritti Fondamentali; la semplificazione dei Trattati; il ruolo dei Parlamenti nazionali.

Le fasi fondamentali di tale processo lanciato a Nizza sono state poi definite con maggiore precisione dalla successiva "Dichiarazione sul futuro dell'Unione Europea" approvata dal Consiglio Europeo di Laeken del Dicembre 2001. Il punto nevralgico dell'intero processo è stato individuato nella convocazione di una Convenzione sul futuro dell'Unione, che ha iniziato i lavori nel febbraio 2002: nel giugno 2003 la Convenzione ha trasmesso al Consiglio europeo di Salonicco le parti I e II del progetto del Trattato che istituisce una Costituzione, completando successivamente la parte III e IV.
Il progetto di Trattato costituzionale è composto da: Parte I, che contiene norme propriamente costituzionali; Parte II, che contiene la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea; Parte III, relativa alle politiche dell'Unione; Parte IV, recante le disposizioni generali e finali.

Nel Giugno 2004 si è giunti alfine alla discussione dei punti presi in esame del sopra citato trattato. La parte prima e seconda, che racchiudono le norme primarie tipiche di ogni costituzione, sono unite alla terza da un fragile equilibrio, in quanto in quest'ultima emerge un dato nuovo rispetto al passato: il dialogo sociale e il rapporto con le parti sociali.
Vengono quindi trattate le seguenti tematiche: l'integrazione della Carta dei Diritti, il dialogo sociale, la solidarietà, la solidità sociale,il rafforzo dei diritti sindacali e del diritto al lavoro.
Dal punto di vista del diritto, all'indomani della II guerra mondiale, rispetto alle carte costituzionali sorte dopo le rivoluzioni del '700, oggi la Costituzione europea si sviluppa in altro contesto.
Inoltre, rispetto al passato, questo processo è molto differente, perché ogni Stato ha diverse esperienze di Costituzione, maturate, soprattutto, in questi ultimi 50 anni. Questo processo giuridico costituzionale costituente, quindi, ha il grosso problema di trovare lo stesso spazio in tutti gli Stati, mentre il principio di unità costituente la Costituzione spesso trova grandi difficoltà a trovare sinergie e accoglienza in tutti gli Stati membri.

Possiamo ben comprendere come tale Costituzione rappresenti una straordinaria occasione di rinnovamento politico per una Federazione in costruzione quale è l'Europa. Quando si parla di Costituzione europea, infatti, bisogna necessariamente far riferimento al federalismo, l'elemento che ha stimolato lo sviluppo europeo del dopoguerra; l'Europa quindi idealmente nasce come una Federazione di Stati.
Il federalismo europeo è organizzato secondo una duplice divisione dei poteri: verticale (a livello europeo nazionale) e orizzontale ( legislativo, esecutivo, giudiziario); nella gestione verticale dei poteri viene adottato il principio della sussidiarietà, ovvero della distribuzione dei poteri di governo su differenti livelli.

Compito dell'Europa federale è, quindi, assicurare l'esistenza agli Stati nazionali privandoli al tempo stesso del loro potere assoluto: solo così sarà possibile ricostituire una sovranità europea.
Con l'introduzione del testo Costituzionale, uno degli aspetti più vantaggiosi per l'Europa è rappresentato dalla possibilità dei cittadini europei di diventare i protagonisti di tutto il sistema politico, partecipando alle elezioni di un parlamento che a sua volta è in grado di esprimere la volontà popolare attraverso le leggi. Storicamente, infatti, l'Europa è stata costruita dai governi e non dai cittadini, un'anomalia che troviamo anche nella modalità con cui è nata la Costituzione: essa non è redatta da un'Assemblea Costituente eletta dai cittadini, bensì è scritta sulla base di un'intesa generale dei governi e dai precedenti trattati tra le nazioni sovrane.
Purtroppo questo problema è stato affiancato anche dalla difficoltà di risolvere uno dei problemi più gravi che l'Europa possiede da diversi anni: il cosiddetto "deficit" democratico; infatti il testo costituzionale approvato disegna un sistema politico e istituzionale piuttosto ambiguo, francamente instabile, che testimonia quanto siano presenti dei contrasti a livello politico e ideologico. In Europa esistono ancora da una parte i teorici del Federalismo sopranazionale che, giustamente, considerano il sistema federale l'unico in grado di unire l'Europa, e dall'altra rimangono coloro che sostengono le sovranità nazionali; l'Europa di oggi è il risultato di questa contraddizione e la sua forma di governo, sia quella attuale che quella teorizzata nella costituzione, può essere definita come una via di mezzo tra la federazione, la confederazione e l'intergovernativismo.

A rendere instabile il sistema politico europeo contribuiscono diversi fattori, tra cui il mantenimento del diritto di veto, per cui se un solo Stato si oppone a una qualsiasi decisione dell'UE, la decisione viene bocciata o rimandata ad ulteriore revisione finchè non si raggiunge un voto unanime. Ovviamente ciò richiede dei lunghissimi tempi decisionali e impedisce alla Commissione Europea di essere indipendente e ben coordinata da tutti gli Stati membri.

Un altro grave limite è certamente nell'articolo I-59 dove si parla di "ritiro volontario" da parte di uno Stato membro dell'Unione; infatti se "Federalismo" deriva da "foedus" o "patto", l'articolo in discussione dà a tutti gli Stati membri la possibilità di rompere questo patto, riducendo l'Europa a una mera associazione.
Ancora, un altro aspetto negativo che allontana l'Europa dall'essere una Federazione di Stati è l'assenza di un vero e proprio organo responsabile dell'esecutivo, e lo dimostra il fatto che nella Costituzione non si parla di un Governo Europeo, ma si distribuisce il potere esecutivo sia alla Commissione sia al Consiglio dei Ministri; quest'ultimo, che rappresenta direttamente i governi nazionali a livello europeo, accumula poteri esecutivi e legislativi e per questo è definito da alcuni come un organo antidemocratico; dovrebbe inoltre essere rivista anche la figura del Ministro degli Esteri che, sebbene ricopra a livello europeo un ruolo fondamentale, viene definito in maniera poco chiara e ambigua, impedendogli di svolgere le sue effettive funzioni e rendendolo un vero e proprio ibrido politico.
Per rendere l'Europa una Federazione è necessario separare chiaramente il potere esecutivo da quello legislativo, per far sì che il principio della sussidiarietà possa essere applicato correttamente.
In tutto ciò resta quindi aperto un quesito fondamentale: che Europa vogliamo?
Un'Europa pacificata che allontana i conflitti al proprio interno con tanti Stati che faticosamente collaborano, ma anche che si considera come un soggetto sullo scenario mondiale che difende solo i propri spazi, le proprie aree di influenza e che si dimostra sostanzialmente estranea alle contraddizioni epocali di questo inizio del millennio per quanto riguarda il problema del sottosviluppo, dell'ambiente e delle guerre diffuse in tutto il mondo?
Si fa quindi palese la certezza che soltanto con la piena presa di coscienza della necessità di una politica estera ed interna comune, l'Europa riuscirà ad essere una Federazione sotto ogni punto di vista.

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