Storia della Grecia: dall'età classica all'età ellenistica

Storia della Grecia antica dall'età classica all'età ellenistica: guerre persiane, guerra del Peloponneso e conquiste di Alessandro Magno

Storia della Grecia: dall'età classica all'età ellenistica
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STORIA DELLA GRECIA ANTICA: L'ETA' CLASSICA

Battaglia di Salamina
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L'età classica si aprì sulla scena politica internazionale con le guerre persiane e con il decisivo apporto di Atene per la vittoria sul barbaro. Le prime avvisaglie del conflitto si ebbero in Asia Minore, dove i Persiani, nel 494, domarono nel sangue una rivolta delle città della Ionia: successivamente la guerra, in due riprese, venne portata sul suolo ellenico. Nel 490 Dario, dopo aver distrutto Eretria, sbarcò la sua armata in Attica, ma fu fermato dagli Ateniesi nella piana di Maratona. Nel 480 Serse coinvolse inun unico conflitto tutte le città della Grecia, le quali – salvo poche eccezioni – resistettero in armi, unite in una grande lega panellenica capitanata da Sparta. Sconfitti alle Termopili, i Greci riuscirono a debellare il nemico a Salamina e a Platea. 

STORIA DELLA GRECIA: L'EGEMONIA DI ATENE

La battaglia di Salamina segnò la tappa decisiva della vittoria: il successo fu merito esclusivo di Atene e della politica di armamenti navali voluta da Temistocle.  Da quel momento Atene poté sostenere a buon diritto di essersi opposta da sola al barbaro per la libertà di tutta la Grecia e poté sfruttare il prestigio conquistato per sviluppare una politica che, nel cinquantennio compreso tra il conflitto persiano e la guerra del Peloponneso, determinò l'ascesa della città. In questo periodo, che si definisce col nome di pentecontetia (478-431), Atene raggiunse il massimo della sua floridezza e poté ideologicamente propagandare un duplice ideale di lotta: contro la Persia, in nome dei principi di libertà, contro Sparta, in nome dei principi di democrazia. 

Fu in quel periodo infatti che Atene, grazie ad alcuni grandi uomini come Efialte e Pericle, elaborò una costituzione democratica a carattere diretto che rimase modello di perfezione in tutti i tempi: per essa sostanzialmente qualsiasi cittadino – anche il meno abbiente – poteva raggiungere le massime cariche pubbliche e teoricamente, almeno una volta nella sua vita, aspirare alla presidenza dello Stato per la durata di ventiquattro ore. Contemporaneamente Atene riunì in un'unica confederazione difensiva (la Lega Delio-Attica) le principali poleis dell'Egeo e della costa ionica, elaborando uno strumento bellico di grande efficacia e di cui essa sola deteneva il comando. La confederazione, nata in funzione della lotta contro il barbaro, divenne però ben presto strumento di potenza e di aggressione imperialistica da parte della città dominante, che tese sempre più a considerare come sudditi i propri alleati. 

All'apice del fulgore Atene raggiunse al suo interno la massima espressione di un assetto democratico, mentre all'esterno svolse una politica imperialistica e antidemocratica nei confronti di popoli fratelli; questa contraddizione segnò i limiti della sua potenza; lo squilibrio sempre più accentuato fra cittadini e alleati-sudditi fu la causa prima della sua decadenza.

STORIA DELLA GRECIA ANTICA: GUERRA DEL PELOPONNESO

Proprio il contrasto fra Atene e gli alleati offrì infatti a Sparta il destro per l'urto frontale e per trionfare sulla rivale. Si giunse così alla guerra del Peloponneso (431-404), che logorò per una trentina d'anni le due principali città della Grecia e terminò con la vittoria di Sparta: Atene fu vittima delle proprie contraddizioni, ma anche, nell'ora del pericolo, dell'inevitabile degenerazione demagogica delle sue istituzioni democratiche.

I decenni seguenti furono contraddistinti da un'effimera egemonia spartana sulla Grecia; ma l'imposizione di presidi spartani e di governi oligarchici sollevò presto contro Sparta le principali città greche. Atene, rialzatasi dalla prostrazione seguita alla guerra del Peloponneso, si oppose ancora a Sparta, con Tebe, Argo e Corinto, nella guerra corinzia (395-386).

EGEMONIA DI SPARTA E TEBE E ASCESA DEL REGNO DI MACEDONIA

Dopo la pace generale imposta dal re dei Persiani alla Grecia sotto il controllo di Sparta (Pace di Antalcida, 386), Atene riuscì a ricostituire, su nuove basi, la Lega Navale (379), ma non trovò più energie interne e spazio politico esterno per riconquistare quel ruolo di potenza egemone che, nel decennio 371-362, fu assunto da Tebe. Questa, con Pelopida e con Epaminonda, riuscì a portare le sue armi vittoriose fin nel cuore della Tessaglia e del Peloponneso, provocando una tale brusca rottura di equilibrio internazionale da spingere addirittura Atene a un riavvicinamento a Sparta. Ma l'egemonia tebana fu unicamente legata al successo militare e al genio politico dei suoi due grandi capi, morti i quali la città non riuscì infatti a sfruttare e a imporre il nuovo ruolo di grande potenza. Nella crisi politica che ormai agitava le principali città della Grecia si faceva sempre più strada l'idea di costituire una confederazione panellenica a carattere supercittadino. I Greci erano ormai giunti all'antitesi della polis, proiettati verso un ideale irraggiungibile senza rinunziare alla concezione municipalistica della città-Stato. Ma proprio questa istanza unitaria, questa formula propagandistica vanamente agitata dalla pubblicistica contemporanea, offrì il destro alla Macedonia di intromettersi con sempre maggiore insistenza nelle cose greche, fino a sopraffare in armi, nel 338, l'ultima lega della Grecia delle poleis nella piana di Cheronea. L'ideale panellenico si realizzò formalmente nella Lega di Corinto presieduta da Filippo II, offrendo però in olocausto allo straniero l'autonomia municipale e la libertà nazionale.

ETA' ELLENISTICA: CONQUISTE DI ALESSANDRO MAGNO

L'età ellenistica si aprì con le conquiste di Alessandro Magno, che, in nome della grecità, portò le armi macedoni fino all'Indo, e fu caratterizzata dal diffondersi, a seguito delle imprese del Macedone, della cultura greca in tutto l'Oriente mediterraneo. Ciò avvenne in un'età in cui le poleis della Grecia erano irrimediabilmente asservite allo straniero: per cui in fondo la storia politica del mondo greco in questo periodo non fu che un'appendice della più vasta storia dei monarcati ellenistici (del riflesso che al mondo ellenico derivò dai loro equilibri di potenza e dai loro appetiti egemonici). Comunque ancora in quell'età la Grecia delle poleis tentò più volte, seppur inutilmente, di ribellarsi all'asservimento straniero. 

Le due pagine più gloriose di queste lotte furono segnate dalla guerra lamiaca (323-322) e dalla guerra cremonidea (267), ma ormai sia Atene sia Sparta non erano che fantasmi della loro antica potenza. Atene ospitava presidi macedoni dislocati in varie parti del suo territorio e sopravviveva come capitale intellettuale solo in nome del grande passato.

Sparta, che fino al 222 rimase indipendente, pagò questo privilegio con il completo isolamento e fu per giunta agitata da lotte di classe che sconvolsero gli atavici equilibri del suo assetto istituzionale. Di contro al tramonto delle poleis, si potenziarono, nel corso del sec. III, organismi federali, quali la Lega Achea e la Lega Etolica, destinati a dominare, pur fra reciproci, cruenti contrasti, la scena politica greca fino alla conquista romana

Roma, come la Macedonia, trovò giustificazione al suo operato nel presupposto di imporre una pacificazione generale e intervenne risolutamente con la forza dinanzi alle sempre risorgenti rivalità municipalistiche.

La distruzione di Corinto a opera dei Romani (146) chiuse così la storia della Grecia dell'età ellenistica, come la distruzione di Tebe (335) a opera di Alessandro Magno l'aveva virtualmente aperta: panellenismo macedone e pace romana, al di là di qualsiasi finzione diplomatica, saranno per sempre legati al ricordo di queste barbarie nell'animo dei vinti.

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