Stop numero chiuso, facoltà occupata a Roma

I docenti vogliono introdurre l'accesso programmato, ma gli studenti non ci stanno

Stop numero chiuso, facoltà occupata a Roma

Occupata la facoltà di Chimica all'università di Roma, la Sapienza: "Catene alle porte, striscioni, picchetti", scrive Repubblica. Gli studenti si sono riuniti in assemblea davanti all'edificio della facoltà per protestare contro le decisioni dei professori e del dipartimento che, riuniti in consiglio proprio oggi, con ogni probabiltà decideranno lo sbarco del "numero chiuso" e dell'accesso programmato anche per i corsi di laurea in Chimica.

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ANCORA NUMERO CHIUSO - La decisione di convertire i corsi di laurea in Chimica in corsi a numero chiuso sembra girare da molto tempo, tanto che gli studenti stanno da mesi chiedendo ai professori un percorso di discussione condiviso, per capire se la soluzione non possa essere un'altra. Secondo Repubblica il problema è il solito, quello che tutte le università stanno vivendo: la necessità sarebbe quella di "restringere il numero dei posti disponibili a causa del calo di fondi, dell'aumento di richieste, del blocco del turn over, della "dieta" generale a cui sono sottoposte le università".

L'OCCUPAZIONE DI CHIMICA, LE FOTO

GLI STUDENTI NON CI STANNO - I professori si erano dimostrati disponibili ad un percorso di confronto con gli studenti. Salvo poi rimangiarsi tutto, scrive il Collettivo.

[Ci avevano garantito che ] la votazione sarebbe stata effettuata a marzo dopo un tavolo di discussione studenti-professori. Venerdì 10 abbiamo ottenuto la convocazione di un'assemblea generale docenti-studenti. Questa doveva essere il momento adatto per un dialogo e una collaborazione, ma, nonostante il blocco della didattica, i docenti hanno quasi totalmente ignorato la nostra richiesta di confronto e le nostre bozze di alternative, non presentandosi.

E' per questo che è partita la mobilitazione: assemblea ed occupazione per chiedere una cosa sola, che la decisione sul numero chiuso venga rimandata e che venga aperto un percorso di confronto con gli studenti. "Non vogliamo una didattica programmata in base alle esigenze dei professori", dice il collettivo, "vogliamo che rimanga la possibilità, per tutti coloro che si vogliono iscrivere, di studiare, con risorse di aule, spazi e personale che possiamo e dobbiamo pretendere di ottenere".

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