Scuole superiori di 4 anni: ecco dove si trovano e come funzionano

Le scuole superiori di 4 anni sono il modello di una nuova riforma, per stare al passo con l'Europa e per far entrare prima i giovani nel mondo del lavoro

Scuole superiori di 4 anni: ecco dove si trovano e come funzionano
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Scuole superiori di 4 anni: una priorità del 2017

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Scuola breve, se ne parlerà nel convegno “Verso l’internazionalità dei sistemi scolastici” promosso dalla Fondazione YFU Italia. Una scuola superiore di 4 anni la chiedono le aziende perché nonostante le riforme degli ultimi 20 anni la formazione superiore stenta a stare al passo con un mondo del lavoro che cambia sempre più velocemente. Ecco perché la riforma della scuola superiore a 4 anni sarà una priorità del 2017.

La scuola superiore deve cambiare ancora. Non si chiedono cambiamenti di indirizzi ma che gli anni di studio passino da 5 a 4 come negli altri paesi europei. Una trasformazione che porterebbe benefici nella vita lavorativa dei nuovi diplomati ma che punta anche a prevenire la fuga precoce dei migliori adolescenti dal nostro Paese e il ritardo dei giovani italiani ad entrare nella vita attiva rispetto ai coetanei stranieri: una scuola allineata alle migliori scuole internazionali, in continuità con il meglio della tradizione liceale e tecnica italiana, con due lingue veicolari, italiano ed inglese, una didattica fortemente personalizzata e centrata sul singolo alunno.

La riduzione degli anni di scuola superiore è un tema attualissimo che proprio nei giorni scorsi è stato protagonista del decreto “Scuola Breve” firmato dall’ormai ex Ministro Giannini nell’ Atto di indirizzo che riguarda l’individuazione delle priorità politiche per l’anno 2017, che individua come priorità politica al punto 3 il seguente obiettivo: “Migliorare e potenziare i risultati di apprendimento degli studenti attraverso processi di innovazione didattica anche in un’ottica internazionale. Sostenere in modo sistematico la flessibilità scolastica curricolare, attraverso formati e modelli didattici innovativi e aperti. Realizzare il collegamento tra l’acquisizione delle competenze di cittadinanza al concetto di cittadinanza globale, legando lo sviluppo delle competenze alla piena comprensione delle sfide globali”.

Liceo di 4 anni: la sperimentazione a Milano

A breve è prevista l’emanazione di un bando ministeriale per le nuove sperimentazioni di quadriennalizzazioni per licei, tecnici e professionali ma esistono già delle sperimentazioni virtuose in tal senso che possono fare da modello: ad esempio il Liceo Internazionale per l’Intercultura quadriennale del Collegio San Carlo di Milano che non ha solo ridotto gli anni da 5 a 4, ma ha messo in atto novità nei curricola disciplinari, nella didattica e nella valutazione, nella flessibilità organizzativa, nel lavoro di team tra docenti, garantendo rigore culturale e coinvolgimento appassionato degli alunni. L’Istituto ha già attraversato con successo due sessioni di Esami di Stato: “Gli studenti – spiega il Prof. Osvaldo Songini Preside dell’Istituto – hanno potuto frequentare le migliori università in Italia e all’estero, superando brillantemente test d’ingresso e applications molto selettive. Abbiamo affrontato con entusiasmo la sfida dell’innovazione, dell’interculturalità, dell’internazionalità, offrendo percorsi disciplinari in inglese tradizionalmente trascurati nei licei come economia, diritto, studi internazionali, letterature comparate.”

Riforma della scuola superiore a 4 anni: pro e contro

In merito alla riforma, sono due le preoccupazioni principali: l’impossibilità a condensare in quattro anni ciò che si deve studiare in cinque e il rischio che la riduzione della durata si traduca in una perdita di posti di lavoro del mondo scuola.

 “La prima obiezione – sostiene il Prof. Colosio – si supera considerando che la riduzione di durata debba essere accompagnata da importanti cambiamenti metodologici e organizzativi della didattica e con lo spostamento del processo di insegnamento-apprendimento dalle nozioni alle competenze. Per la seconda si può affermare che l’impiego dei docenti è qualitativamente più intenso e più articolato, oltre che professionalmente più coinvolgente, quindi non diminuisce nemmeno quantitativamente”.

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