Prova A maturità 2012: svolgimento della traccia su Montale Ammazzare il tempo

Noi di Studenti.it ci maturiamo insieme a voi. Ecco l'analisi testuale di "Ammazzare il tempo" di Eugenio Montale

Prova A maturità 2012: svolgimento della traccia su Montale Ammazzare il tempo

Ecco l'aggiornamento della prova A: analisi testuale del brano Ammazzare il tempo di Montale.

2. Analisi del testo.

2.1 Quali sono i problemi risolvibili secondo Montale?

Nel brano ogni problema denunciato dai giornali, ogni questione che la società di massa vive con apprensione, con massima preoccupazione, è in realtà solamente una questione effimera, destinata a trovare una soluzione o, per meglio dire, destinata a non intaccare minimamente il nostro mondo il quale, persino di fronte ad una catastrofe nucleare (si parla di un "mondo semidistrutto") o ad uno sterminio, riuscirebbe comunque a tornare esattamente quello che è in un attimo. Il merito, ma forse sarebbe il caso di dire “la colpa”, dato il tono ironico di Montale, è del progresso, veloce al punto da non conoscere limiti né etici né naturali nonostante lo spirito di conservazione lo rallenti

2.2 Spiega il significato che Montale attribuisce all’espressione “ammazzare il tempo”

Negli scritti di Auto da fé in generale, e in questo in particolare, Montale si scaglia contro il processo scientifico che ha garantito la vittoria dell’homo faber, impegnato sempre nel fare e drammaticamente simile ad una macchina, sull’homo sapiens, il modello a cui bisognerebbe tornare al fine di recuperare i valori profondi e positivi dell’umanità. Ogni qual volta che l’uomo tenta di ammazzare il tempo avalla questo meccanismo di reificazione perché si sottrae ad un momento di contemplazione del vuoto inteso come rapporto profondo con sé stessi e con i propri sentimenti. In pochi secondo il poeta sono in grado di sostenere questo profondo confronto con il proprio Io e per questo la società tende sempre più a proporre soluzioni per impiegare il tempo anche durante i momenti liberi che, così, si trasformano in momenti di svago puro privi di riflessione in modo che “l’uomo si tenga occupato anche quando è convinto di essere libero”. Uccidere il tempo è, quindi, secondo Montale il nostro bisogno ossessivo compulsivo di essere sempre in movimento, un bisogno che, in ultima analisi, ci rende pieni di cose da fare ma vuoti dentro.

2.3 Perché si accrescono i “bisogni inutili” e si inventeranno “nuovi tipo di lavoro inutile”

Per evitare che l’”odiato fantasma del tempo” diventi un ostacolo per la meccanizzazione della vita di cui, invece, il progresso ha follemente bisogno. Solo generando continuamente servizi è possibile creare bisogni grazie ai quali gli uomini non avvertiranno mai l’imperante mancanza di ideali e di valori creata dal mercato del nulla che si crogiola in questo meccanismo autorigenerante. Mass media, tecnologia e progresso scientifico formano così un esercito volto a produrre un’inutilità il cui unico scopo è quello di sottrarre l’uomo dalla propria coscienza. La fotografia scattata da Montale è, in questo senso, particolarmente avveduta dato che immortala un meccanismo tipico della società attuale che, dopo aver riempito il mercato di ogni genere di prodotto desiderabile, si è trovata, gioco forza, a dover creare un settore il cui unico scopo è generare bisogni in modo che i prodotti stessi vengano desiderati e venduti.

2.4 Noti nel testo la presenza dell’ironia? Argomenta la tua risposta

Nel brano Montale fa uso di uno stile sottile, per certi versi ironico, specialmente se si fa riferimento all’utilizzo delle parole. Nei paragrafi iniziali, infatti, scenari apocalittici vengono descritti con un fraseggio tutt’altro che disperato, con una scelta di termini che fa sì che il contenuto allarmista si scontri con la seraficità con cui lo stesso viene proposto. Il risultato è che una vena di ironia pervade così l’intero scritto consentendo al poeta di prendersi sottilmente gioco persino delle prime pagine dei quotidiani pur essendo anch’egli una firma del Corriere della Sera. È importante specificare, però, che questa leggerezza di fondo non si traduce mai in una visione del presente rassegnata da accettare con un sorriso amaro, ma nella speranza che le sue parole vengano avvertite come un esplicito invito al risveglio dalle coscienze intorpidite.

2.5 Esponi le tue osservazioni in un commento di sufficiente ampiezza

Ciò che colpisce del brano di Montale in questione è la lungimiranza: le sue osservazioni, le sue previsioni, sono tristemente vere, amare cartoline di un passato che era già riuscito a intravedere la degenerazione futura. Dispiace constatare che parole così profonde, calibrate, chiare nello stile e brillanti nell’esposizione, siano effettivamente cadute nel vuoto. Il meccanismo di annientamento della personalità che per decenni è stato presentato come una minaccia sempre più vicina nel corso del Novecento, si pensi anche ai film di Chaplin, e che Montale esprime in questo e in altri scritti di Auto da fé è ormai una triste realtà. La creazione di inutilità, qui denunciata come futura abiutudine, non solo è all’ordine del giorno ma è la linfa stessa della nostra società che grazie all’effimero produce e si riproduce. I bisogni indotti sono parte della nostra routine al punto che non siamo più in grado di capire da chi o da cosa ci derivano determinati impulsi che ci giungono come istintivi, naturali, senza tuttavia esserlo. Avremmo bisogno di un ammonitore come Montale, di una Firma con la lettera maiuscola che dalle pagine dei giornali non ci illumini solo sulla crisi, sul governo tecnico o sulla pessima qualità dei governi TV, di una firma che spinga spegnere ogni sorta di intrattenimento per vivere, almeno una volta ogni tanto un tempo fatto di vuoto da colmare con i nostri più intimi pensieri.

3) Interpretazione complessiva ed approfondimenti

Se scegliete la traccia che vi chiede: “Sulla base dell’analisi condotta, ricerca la “visione del mondo” espressa nel testo e approfondisci la ricerca con opportuni collegamenti ad altri testi di Montale” questi sono i punti chiave su cui fare leva:

1) Nel testo Montale immortala una condizione esistenziale della società, una fotografia che è essenzialmente ciò che il poeta fa sempre nelle sue poesie che devono immortalare l’uomo moderno e la sua vita intesa come esperienza sulla terra a trecentosessanta gradi.

Quindi il valore morale della poesia e l’accezione di testimonianza storica della stessa si ritrovano perfettamente in questo brano

2) Esattamente come nelle poesie Montale ci pone di fronte ad un problema ma non prospetta alcuna soluzione pratica rimanendo fedele alla formula di “non chiederci la parola” da intesa come invito al lettore a non chiedere al poeta la verità assoluta

3) La ricerca dello scopo della vita, quel fine a cui potremmo tendere se ci concedessimo di non ammazzare il tempo ma di vivere il vuoto affrontandolo e guardando dentro noi stessi, è quindi di nuovo descritto come qualcosa di occulto esattamente come in Meriggiare pallido e assorto in cui vivere era paragonato all’andare lungo una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia

4) La negatività montaliana ha qui ampio spazio ma non trova la stessa asprezza e disperazione di “spesso il male di vivere ho incontrato” pur immortalando lo stesso una società gretta ed aberrante

5) Comunque viene prospettata una speranza per quegli uomini che non uccideranno il tempo e torneranno ad essere capaci di esprimere dei valori. Tale speranza richiama il verso:” Cerca una maglia rotta nella rete/ che ci stringe, tu balza fuori, fuggi!” di “In Limine”

Un consiglio in più