Test Professioni Sanitarie: graduatoria illegittima a Palermo

Numero chiuso Professioni sanitarie: le graduatorie sono di nuovo sotto accusa. Ecco l’ultima sentenza riguardante l’Università di Palermo

Test Professioni Sanitarie: graduatoria illegittima a Palermo

TEST PROFESSIONI SANITARIE: GRADUATORIA ILLEGITTIMA A PALERMO. I bandi per il test d’ingresso del 2015 non sono ancora usciti e, nell’attesa, a dominare la scena sono decisamente i ricorsi intentati di recente. Dopo la conferma dell’avvenuta violazione dell’anonimato, è infatti arrivata una nuova sentenza per Professioni Sanitarie: il CGA ha dichiarato l'illegittimità del criterio di formazione della graduatoria per il concorso di ammissione dell'Università di Palermo.

Professioni Sanitarie: confermata la violazione dell'anonimato

PROFESSIONI SANITARIE: ECCO PERCHE’ A PALERMO LA GRADUATORIA NON ERA LEGITTIMA. Il ricorso pilota intentato dagli Avvocati Santi Delia e Michele Bonetti ha avuto esito positivo e, secondo i loro calcoli, per almeno mille dei non ammessi al corso a numero chiuso di Professioni Sanitarie a Palermo l’esclusione non è legittima perché il funzionamento della graduatoria non era a norma e, soprattutto, non era in grado di premiare il merito. Il tutto perché nell’ateneo in questione il bando prevedeva che gli scorrimenti funzionassero diversamente rispetto al resto d’Italia visto che coloro che avevano inserito questa Università come seconda o terza scelta venivano inseriti di default in fondo alla graduatoria a prescindere dal punteggio da loro totalizzato durante le prove d’accesso. “Il candidato con 68 punti escluso a Fisioterapia, per fare un esempio, è rimasto comunque fuori da infermieristica nonostante vi siano ammessi con poco più di 50 punti” si legge sul sito dell’avvocato santi Delia.

Per ulteriori informazioni, leggi: Test ingresso: tutto sul numero chiuso 2015

TEST PROFESSIONI SANITARIE: C’E’ SPERANZA PER TUTTI? Il risultato è che anche se il Tar Palermo aveva rigettato l'impugnativa della graduatoria, il Cga ha accolto il ricorso ritenendo "sorretto da sufficienti elementi di fumus boni iuris, con particolare riferimento ai principi di cui alla decisione della Corte Costituzionale n. 302 del 2013 e alla mancata utilizzazione del maggior punteggio conseguito dall'interessata, rispetto a candidati ammessi, nel corso di laurea oggetto della scelta subordinata; ritenuto che sussistono i profili di periculum in mora prospettati". "La decisione del Cga riguarda ovviamente il solo nostro ricorrente – ha dichiarato l’avvocato Delia - ma fa rabbia analizzare la graduatoria e vedere quanti studenti sono stati privati della possibilità di studiare al corso di laurea cui aspiravano […] Stiamo valutando, essendo oramai scaduti tutti i termini per agire, di chiedere per tutti gli esclusi che l'Ateneo provveda ad una qualche tutela utile a riparare il danno anche perché, persino il MIUR, aveva indicato agli Atenei di agire diversamente in sede di tavolo tecnico”.

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