Seneca: il pensiero

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Seneca: il pensiero

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Pensiero

L’azione e l’opera di Seneca segnavano sì il risorgere dell’antica utopia che l’aristocrazia potesse indirizzare verso esiti positivi la forza dei politici e degli autocrati, com’era stato all’epoca degli Scipioni (II sec a.C.); ma Seneca voleva anche offrire un’indicazione a tutti coloro che si dedicavano alla vita pubblica.
Il suo era un invito a considerare tale attività non come un elemento preminente e assoluto, ma a sentirla come un impegno a tempo, da vivere con “filosofia”, cioè con profondo senso del dovere. Il tentativo politico di affiancare uomini di governo contantes, tranquilli e sapientes che fossero in grado di guidare l’imperatore, si dimostrò un fallimento.
Più successo, invece, ebbe il tentativo etico, quello di sanare la spaccatura tra vita privata, in cui l’intellettuale poteva godere di libertà illimitata e perseguire il suo ideale di humanitas, e vita pubblica.
Seneca cercava di dare una risposta alla crisi con un modello di vita teso alla conquista della tranquillità dell’anima, della fermezza, e di una vita felice.
Dal momento che l’attività pubblica non offre più quelle motivazioni che erano state sufficienti per le generazioni passate, e che anche la fuga nell’otium, l’antica alternativa che si offriva al civis romanus, non basta più, quello che rimane è il ripiegamento interiore, la cura di sé.
Questo precetto, che era stato già indicato da Socrate e l’avevano fatto proprio le scuole filosofiche, dal Platonismo all’Epicureismo, solo adesso assume un carattere generalizzante per diventare uno stile di vita, predicato dallo stoicismo: già Zenone, il fondatore dello Stoicismo, aveva insistito sulla cura di sé, e Musonio Rufo, contemporaneo a Seneca, ripeteva: “chi vuol salvarsi deve vivere curando continuamente se stesso”(citazione da Plutarco, De ira 453d). E
Proprio su questo tema l’invito di Seneca è pressante: scrive a Lucilio, infatti “Fa così, mio Lucilio: rivendica te stesso”(Ad Luc., I); o ancora nel De tranquillitate animi : “l’animo deve essere richiamato via da tutto ciò che è esterno”(14, 2).
Un aspetto fondamentale della cura di sé è la riappropriazione di tutto che si è perduto, prima di tutto il tempo.
Come spiega con chiarezza Seneca “Tutto appartiene ad altri, solo il tempo è nostro”(epistola 1, 3).
Il tempo riconquistato deve essere utilizzato per le più nobili attività: il problema, infatti, non è la quantità ma la qualità.
La vita deve essere vissuta intensamente; il presente è il momento irripetibile del destino dell’uomo, è l’unico mezzo per non dipendere dal futuro per conquistare ciò che conta cioè “le buone arti, l’amore e la pratica della virtù, la liberazione dalle passioni, la scienza del vivere e del morire, una pace profonda”(De brevitate vita, 19).
Protinus vive, carpe diem…vivi adesso e cogli l’attimo: questa è l’eredità morale che ci è stata tramandata dall’antico passato.

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