Cicerone: il pensiero

La carriera politica di Cicerone ha seguito sempre un filo coerente.

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L'homo novus si accostò alla nobilitas nel contesto di un generale riavvicinamento fra senato ed equites, ed anche in seguito rimase fedele all'ideale della concordia e alla causa del senato: il tentativo di collaborazione con i triumviri fu una risposta al diffuso bisogno di un governo autorevole, e anche in questo caso Cicerone si preoccupò di salvaguardare il prestigio del senato.

Anche il momenntaneo avvicinamento a Cesare, dopo la guerra civile, fu dettato dal desiderio di mitigarne le tendenze autocratiche, e di mantenere il potere nel solco delle tradizioni repubblicane.

Il progetto di concordia dei ceti abbienti fallì per diversi motivi: da un lato a Cicerone mancarono le condizioni per crearsi un largo seguito clientelare o militare necessario a far trionfare la sua linea politica;dall'altro egli sottovalutò il peso che gli eserciti personali avrebbero avuto nella soluzione della crisi generale.

Il suo progetto politico rimane il suo punto i riferimentoanche qunado scrive di filosofia: riformare la repubblica romana sul modello-mito degli Scipioni dando alla classe dirigente un nuovo fondamento morale che la guidi verso il fine superiore del bene dello stato.

Cicerone fu perennemente alla ricerca di una morale per la classe dirigente romana e individuò nello stoicismo di di Panezio e di Posidonio d’Apamea quella filosofia che più si adattava a tal fine.

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