Seconda Prova: Magistrale quesiti 2 - 3 - 4

ESAMI DI STATO 2004: Lo svolgimento dei quesiti 2 - 3 - 4 assegnati al CORSO SPERIMENTALE - Progetto "BROCCA" Indirizzo: SOCIO - PSICO - PEDAGOGICO

Seconda Prova: Magistrale quesiti 2 - 3 - 4

Progetto "BROCCA" svolgimento: 1 - 2 - 3 - 4

Svolgimento 2:
L'ottica pedagogica, nella ricchezza delle sue sfumature teoriche, intesa come quell'insieme di riflessioni sulle prassi educative, su strumenti, metodi, corpi e significati, negli ultimi decenni ha dovuto affrontare una sfida epistemologica critica per la propria stessa sussistenza. Fino alla seconda guerra mondiale, nei paesi di cultura occidentale le agenzie educative erano poche, il loro compito socialmente riconosciuto e tradizionalmente consolidato.
Famiglia e opere benefiche, seminari ed università. Questo corpo sociale, rimasto strutturalmente stabile anche in epoca moderna, subisce un inesorabile mutamento nella seconda metà del XX secolo. Ciò segna la necessità, per il pedagogista, di occuparsi, da un lato, di prassi non intenzionalmente educative e, dall'altro, di definire con precisione oggetti e scopi di un sapere pedagogico stretto dall'assedio di psicologie comportamentiste (uno per tutti, B.Skinner), sociologie strutturaliste (tra i tanti, L.Althusser), filosofie dell'educazione (J.Dewey), tecniche didattiche e teorie della valutazione (R.Tyler).
Come sottolineava R.Massa, quasi vent'anni fa, la pedagogia deve risolvere una crisi d'identità rivendicando a se stessa la capacità di cogliere integralmente il significato e il meccanismo della prassi educativa.
La società educativa diviene, nel secondo dopoguerra, un sistema policentrico, reticolare, ricco di opzioni e alternative. Emblema di questa trasformazione è il dibattito interno alla scuola funzionalista americana, tra T.Parsons e R.K.Merton.
Si passa dalla metafora dell'organismo a quella del sistema complesso (N.Luhmann - K.E.Schorr), dove è più arduo orientarsi (si pensi ai non-luoghi di M.Augé), dove educare non è riducibile al processo istituzionale di insegnamento/apprendimento, dove la varietà delle volontà individuali e degli attori coinvolti resiste tenacemente alla intelligenza di un processo unitario e coerente. Ad educare non sono più solo la scuola e la famiglia, e non come prima.
I sistemi scolastici occidentali si sono avvicinati ad un modello democratico e decentrato (in Italia, negli anni Settanta, si decretano la scuola media unica obbligatoria per tutti e i primi organi scolastici collegiali). La famiglia mostra forme inedite di convivenza (è del 1970 la legge sul divorzio).
Ci sono una molteplicità di effettori formativi: enti locali e mass media, gruppi informali e lavoro, associazioni per il tempo libero e volontariati. Nessuno di questi agenti sociali è in grado, da solo, di restituire il senso educativo della sua azione sociale. È necessario farsi carico dell'integrazione di questi attori e realtà formative senza limitarsi alla analisi e gestione economica dei processi.
Se una componente di edificazione dell'identità individuale si gioca nella relazione (come avevano già detto H.Mead e M.Buber, e, a suo modo, anche D.Hume), allora solo guadagnando un senso di responsabilità civile ed istituzionale è possibile comprendere in maniera significativa il bello, il buono e il vero (H.Gardner).
Il lavoro non sarà solo preparato dalla formazione professionale. Tornerà ad essere creazione di significati e di realtà collettive (K.Marx).
Integrando le nostre conoscenze attraverso il lavoro così inteso, nell'apertura all'incontro e all'altro, è possibile restituire piena dignità a ciascun attore del processo formativo, solido significato alla ricerca pedagogica e nuova intensità alla brillantezza dell'articolo 1 della nostra Carta Costituzionale.

Svolgimento 3:
Il candidato per quanto riguarda questa traccia, deve riflettere sulla condizione psicologica, sempre in crescita, ma nel periodo delicatissimo dell'adolescenza, che è detto anche di transizione fra l'infanzia, già contenuta e superata, tutta di immaginazione, sentimento, e spontaneità, per lo più acritica in quanto si accetta inconsapevolmente la morale, fatta di comandi e divieti dell'adulto, a quella consapevole e fortemente critica della giovinezza. Nell'adolescenza si vive la cosiddetta "felicità e infelicità". In questa età, infatti, è possibile ma anche impossibile tutto.
Attorno all'adolescente scorrono i volti dei cari, si sentono le loro parole, i gesti consueti, ma anche la solitudine e il silenzio. Basta niente o di poco valore, perché quelle persone vicine diventino odiose e quelle parole, prima sentite con amore, non più la speranza e la fiducia.
L'adolescente si sente forte ma anche debole, sicuro ma spesso insicuro e in balia del vento. Ci sono giorni in cui tutto gli sembra facile, scorrevole ma momenti in cui crede di essere fragile. Bene, le domande della traccia chiedono al candidato quali sono o possono essere i motivi che inducono l'adolescente a cercare l'altro coetaneo e quindi il gruppo dei pari, e quali gli aspetti negativi e positivi che possono interagire nello sviluppo della sua personalità in senso umano, sociale ed etico.
Poiché l'influenza del "gruppo" sullo sviluppo psicologico individuale e sociale dell'adolescente non può essere impedito, ma solo per tempo indirizzato positivamente, favorendone la maturazione critica. Si chiede, ancora al candidato, se e come la famiglia deve intervenire a questa possibile influenza negativa, in una società, quella di oggi, in cui si fa in fretta a crescere senza punti solidi di riferimento, spesso in mancanza del rinforzo della famiglia, la quale dovrebbe per prima e categoricamente garantire protezione, non solo economica ma anche affettiva, basata essenzialmente sul dialogo e rispetto reciproco,cioè democratico,in stretta collaborazione con la scuola, che è, come sostiene anche J.Dewey, la finestra aperta nel mondo sociale...

Svolgimento 4:
Si tratta di cogliere, attraverso l'analisi del brano proposto la nuova concezione educativa della natura del bambino, corredata sin dalla nascita e integralmente, per opera della buona "Madre Natura" appunto, di tutte le facoltà: di esplorare il mondo, di comprenderlo, di comunicare e quindi di dedicarsi in attività lavorative da solo e in gruppo, che per lui hanno inizialmente il significato di gioco. Tutte queste facoltà, insiste costantemente Rousseau, devono essere lasciate libere di svilupparsi in tutto il loro vigore e" secondo natura", cioè adeguatamente ai bisogni spontanei di ciascun allievo.
Educazione questa che l' autore definisce anche " Educazione negativa", nel senso che l'adulto deve fare di tutto che nulla sia fatto. Non deve cioè intervenire se non per predisporre, all'insaputa dell'educando, l'ambiente allo scopo educativo a cui deve farlo pervenire.
A questa prima fase naturale deve seguire quella degli uomini o sociale, in cui il bambino, con la guida diretta del maestro,dovrà comprendere che il suo "Io" ha bisogno della collaborazione degli altri, la cui solidarietà si edifica sulla base del rispetto delle regole morali oggettive e comuni per il bene di tutti.
Da ciò si perviene al momento educativo della conoscenza scientifica, al sapere che non è più individuale, ma uguale per tutti gli uomini, che il Nostro chiama " mondo delle cose". Questi tre momenti, non rigidamente temporali ma soprattutto distinti logicamente, tenuti costantemente presenti e rispettati in tutto il loro processo di sviluppo da parte del l'educatore, fanno di Rousseau il pioniere della nuova visione educativa, passata nella storia pedagogica e didattica con la formula puerocentrica.
Il maestro, in ultima analisi, deve comprendere i bisogni del bambino, che la natura gli ha donato e amorevolmente, facendosi piccolo, aiutarlo passo dopo passo, a fare esperienze personali e in gruppo, guidandolo come per mano, alla crescita e allo sviluppo dell'uomo e del cittadino, che già potenzialmente sono presenti in lui.

Un consiglio in più